Chiesa
Francesco a Prato: città dell’accoglienza. “La corruzione è un cancro, l’illegalità un veleno”
Tanti i temi affrontati dal Papa nel breve discorso pronunciato nella città toscana dopo aber venerato la reliquia della Sacra Cintola della Madonna. Il tema dell'accoglienza e del lavoro, vicini al popolo pratese, trattati con grande forza.
“Sono venuto come pellegrino di passaggio in questa città ricca di storia e di bellezza, che lungo i secoli ha meritato la definizione di ‘città di Maria’ . Siete fortunati, perché siete in buone mani! Sono mani materne che proteggono, sempre aperte per accogliere. Siete privilegiati anche perché custodite la reliquia della «Sacra Cintola» della Madonna, che ho appena potuto venerare”. Lo ha detto papa Francesco nel discorso pronunciato appena arrovato a Prato. Nella ittadona toscana Francesco ha prima salutato i malati in Cattedrale, poi si è soffermato per alcuni brevi istanti in preghiera dinanzi alla reliquia della sacra cintola della Vergine, una sottile striscia di lana di pochi centimetri custodita dalla chiesa pratese. Dopo aver baciato la teca, il pontefici ha lasciato un pensiero sul libro d’oro della cattedrale. “Questo segno di benedizione per la vostra città mi suggerisce alcuni pensieri, suscitati anche dalla Parola di Dio” – ha detto Francesco. “Il primo ci rimanda al cammino di salvezza che il popolo di Israele intraprese, dalla schiavitù dell’Egitto alla terra promessa. Prima di liberarlo, il Signore chiese di celebrare la cena pasquale e di consumarla in un modo particolare: «con i fianchi cinti» (Es 12,11). Cingersi le vesti ai fianchi significa essere pronti, prepararsi a partire, a uscire per mettersi in cammino”. Un insegnamento anche per il presente. “A questo ci esorta il Signore anche oggi, oggi più che mai: a non restare chiusi nell’indifferenza, ma ad aprirci; a sentirci, tutti quanti, chiamati e pronti a lasciare qualcosa per raggiungere qualcuno, con cui condividere la gioia di aver incontrato il Signore e anche la fatica di camminare sulla sua strada. Ci è chiesto di uscire per avvicinarci agli uomini e alle donne del nostro tempo” – ha detto Francesco. “Uscire, certo, vuol dire rischiare, ma non c’è fede senza rischio. Una fede che pensa a sé stessa e sta chiusa in casa non è fedele all’invito del Signore, che chiama i suoi a prendere l’iniziativa e a coinvolgersi, senza paura” . Francesco mette in guardia dal rischio che “di fronte alle trasformazioni spesso vorticose di questi ultimi anni, c’è il pericolo di subire il turbine degli eventi, perdendo il coraggio di cercare la rotta. Si preferisce allora il rifugio di qualche porto sicuro e si rinuncia a prendere il largo sulla parola di Gesù. Ma il Signore, che vuole raggiungere chi ancora non lo ama, ci sprona. Desidera che nasca in noi una rinnovata passione missionaria e ci affida una grande responsabilità. Chiede alla Chiesa sua sposa di camminare per i sentieri accidentati di oggi, di accompagnare chi ha smarrito la via; di piantare tende di speranza, dove accogliere chi è ferito e non attende più nulla dalla vita”.Un nuovo protagonismo, dunque, quello che la Chiesa italiana sta cercando prooonendo Cristo come moello del nuovo umanesimo. “Per un discepolo di Gesù nessun vicino può diventare lontano. Anzi, non esistono lontani che siano troppo distanti, ma soltanto prossimi da raggiungere”. Prato è anche la città degli immigrati. Erano in tanti ad attenderlo al suo arrivo. Grande entusiasmo quando il Papa si è affacciato dalla loggia della Cattedrale per pronuncare il suo discorso. “Vi ringrazio per gli sforzi costanti che la vostra comunità attua per integrare ciascuna persona, contrastando la cultura dell’indifferenza e dello scarto” – dirà. Tema attualissimo. “In tempi segnati da incertezze e paure, sono lodevoli le vostre iniziative a sostegno dei più deboli e delle famiglie, che vi impegnate anche ad ‘adottare’ . Mentre vi adoperate nella ricerca delle migliori possibilità concrete di inclusione, non scoraggiatevi di fronte alle difficoltà. Non rassegnatevi davanti a quelle che sembrano difficili situazioni di convivenza; siate sempre animati dal desiderio di stabilire dei veri e propri ‘patti di prossimità’ . “La nostra gente è sempre impegnata a gettare ponti e non a costruire muri”, aveva detto il vescovo Agostinelli prima del saluto del Papa. Una seconda suggestione, allora, per Francesco, sempre tratta dalla parola di Dio”. San Paolo invita i cristiani a indossare un’armatura particolare, quella di Dio. Dice infatti di rivestirsi delle virtù necessarie per affrontare i nostri nemici reali. Non si può fondare nulla di buono sulle trame della menzogna e sulla mancanza di trasparenza. Ricercare e scegliere sempre la verità non è facile; è però una decisione vitale, che deve segnare profondamente l’esistenza di ciascuno e anche della società, perché sia più giusta e onesta”. Altro tema attualissimo, visti i recenti sviluppi di Vatileaks. E ancora, il tema del lavoro, che deve essere “degno”, quello della corruzione, che il Papa definisce “cancro” e quello dell’illegalità, che per il Papa è “veleno”. “Incoraggio tutti, soprattutto voi giovani, a non cedere mai al pessimismo e alla rassegnazione”.
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