Cultura
Francesco e l’amore per la poesia

L’arte poetica è un mezzo essenziale per comprendere appieno il magistero di Papa Francesco. È quanto emerge dal libro, di recente pubblicazione, “Viva la poesia!” (Milano, Edizioni Ares) a cura di Padre Antonio Spadaro, ex direttore de La Civiltà Cattolica nonché attuale sotto-segretario del Dicastero per la Cultura e l’Educazione. Si tratta di un’antologia di testi in cui vengono raccolti i pensieri di Bergoglio sul mondo della letteratura, che svolge un ruolo fondamentale per la formazione umana. In un’intervista del 2016, rilasciata allo stesso gesuita messinese, il Pontefice disse che “il romanzo, la letteratura legge il cuore dell’uomo, aiuta ad accogliere il desiderio, lo splendore e la miseria. Non è teoria. Aiuta a predicare, a conoscere il cuore”. Nell’introduzione al nuovo volume Spadaro sostiene che “leggere è un modo per aprire la testa e il cuore per capire meglio la realtà. È una palestra che deve allenare lo sguardo che esercita a vedere attraverso gli occhi degli altri”. Il testo raccoglie stralci di varie encicliche, esortazioni apostoliche, discorsi, messaggi, interviste e lettere, che riassumono bene la prospettiva di Francesco sul valore della poesia, intesa come entità che disobbedisce ad ogni forma di violenza e discriminazione, capace di creare nuove forme di appartenenza umana e di inclusione sociale. È “arte del fare”, “arte della speranza”, in linea con l’attuale Giubileo, nonché forma di resistenza e di rinascita generata da un atto creativo, che è “speranza in azione” – secondo Bergoglio. La poesia è investita di una certa forza profetica, perché è un mezzo che può essere usato per testimoniare la verità e può contribuire allo sviluppo umano e spirituale. I versi dei poeti veicolano un linguaggio potente che può aiutare l’evangelizzazione cristiana, un linguaggio che parla alla vita e penetra nei meandri più profondi e sconosciuti della nostra fede. “La poesia è piena di metafore” – riferì Begoglio a La Civiltà Cattolica nel 2017 – “comprendere le metafore aiuta a rendere il pensiero agile, intuitivo, flessibile, acuto”, e a vincere la mediocrità di tanti linguaggi moderni autoreferenziali e distruttivi. Lirici e scrittori, in tempi così duri come quelli attuali, hanno l’arduo compito di gridare al mondo il Vangelo, con parole adatte e sensate. La formazione del Santo Padre include la conoscenza di autori importanti, che hanno plasmato il suo modo d’essere. Quando era arcivescovo di Buenos Aires e insegnava lettere e scrittura creativa, Bergoglio collaborò con il grande Jorge Luis Borges che gli inculcò la passione per la letteratura popolare. Il Papa ha sempre apprezzato lo scrittore argentino Leopoldo Marechal, autore del romanzo da lui tanto amato, Adán Buenosayres, che ha certamente influito sulla stesura della Fratelli Tutti. Un’opera fantasmagorica a cavallo tra epopea e satira, tra romanzo sociale e di costume, nella quale viene descritta una moltitudine pacifica e felice che percorre le strade di Filadelfia. Il senso è che la città è la patria di tutti coloro che la vivono, nel pieno rispetto delle reciproche differenze. La lista degli intellettuali preferiti comprende anche Dostoevskij, con la sua abilità di penetrare negli abissi di un’interiorità ferita e di narrare le vicende degli scartati, Dante e Manzoni, maestri nel dar voce alla Misericordia divina, Virgilio e la sua idea di “homo viator” missionario nell’Eneide, ma anche Umberto Saba, Nino Costa, Puccini, Fellini, Martin Scorsese e Italo Calvino. Un discorso a parte merita il Sommo Poeta per il quale, in occasione del 700° anniversario dalla morte, Francesco gli ha dedicato la Lettera Apostolica “Candor lucis aeternae”, pubblicata il 25 marzo 2021, in cui fa riferimento alla Commedia come ad “un grande itinerario, anzi come un vero pellegrinaggio, sia personale e interiore, sia comunitario, ecclesiale, sociale e storico”. L’opera dantesca serve per cogliere i moniti e le riflessioni essenziali per l’uomo, oltre al fatto che rimanda alle radici cristiani dell’occidente. Nell’Esortazione Apostolica Querida Amazonia (2020), nel quale il Santo Padre traccia una serie di cammini di evangelizzazione e di cura dell’ambiente e dei poveri in Amazzonia, vengono citati ben 17 scrittori e poeti latinoamericani, tra cui la peruviana Ana Varela Tafur, lo spagnolo Jorge Vega Marquez e l’ecuatoriana Yana Lucila Lema Otavalo. Spadaro ricorda le parole usate da Francesco nella “Lettera sul ruolo della letteratura nella formazione” (2024), là dove dice che “quella letteraria è una parola che mette in moto il linguaggio, lo libera e lo purifica: lo apre, infine, alle proprie ulteriori possibilità espressive ed esplorative, lo rende ospitale per la Parola che prende casa nella parola umana, non quando essa si auto comprende come sapere già pieno, definitivo e compiuto, ma quando essa si fa vigilia di ascolto e attesa di Colui che viene per fare nuove tutte le cose”. La letteratura ha un potere spirituale che rievoca il compito affidato da Dio all’uomo, cioè nominare gli esseri e le cose. È anche una forma di esperienza, mediante la quale è possibile entrare nel mondo degli altri, è uno strumento democratico accessibile a tutti, chiave di ingresso nei segreti dell’umanità, artificio con cui ci interroghiamo sulla realtà. Il sacerdote deve anche lui nominare le cose, darvi senso, deve “farsi strumento di comunione tra il creato e la Parola fatta carne”. Poesia e letteratura, dunque, nel magistero petrino di Francesco, favoriscono il dialogo tra fede e cultura contemporanea e servono a divulgare il Vangelo. Nella “Lettera ai poeti” (2024) il Sommo Pontefice evidenzia l’influenza decisiva che le parole di tanti scrittori hanno avuto sulla sua vita, e con quanta forza esse lo hanno aiutato a conoscersi meglio, ad approfondire il suo cuore, la sua fede e il suo compito pastorale. Riconoscendo le capacità dei verseggiatori di guardare, di sognare ad occhi aperti, di dar voce alle inquietudini umane e di profetizzare, travalicando le ristrettezze dell’Io, Bergoglio si rivolge a loro affinché dischiudano l’immaginazione umana rendendola disponibile al mistero santo di Dio, e insegnandole a penetrare la vita in modo nuovo. “Abbiamo perso le parole” – aggiunge Spadaro – “ora bisogna recuperarle e tornare ad una comunicazione poetica efficace, capace di parlare all’uomo e di condividere il Verbo di Dio”. Il volume si apre con un autografo dello stesso Santo Padre, il quale esorta a “recuperare il gusto per la letteratura nella nostra vita” e ricorda che “la poesia ci aiuta tutti a essere umani, e oggi ne abbiamo tanto bisogno”. Si augura, inoltre, che la poesia “salga in cattedra” cioè diventi parte della formazione universitaria cattolica.