Chiesa
Francesco: finalmente prevale la cultura del dialogo
Il pontefice è arrivato a Cuba. All'aeroporto dell'Avana ha tenuto il suo primo discorso, parlando di "dialogo", "vocazione all'amicizia", soprattutto con riferimento ai ritrovati rapporti tra l'isola e gli Stati Uniti.
Pace, giustizia, riconciliazione, vocazione all’amicizia. E’ con questi sentimenti e medesimi temi che è iniziato il viaggio di papa Francesco a Cuba. Terzo pontefice ad arrivare all’Avana, dopo le esperienze di Giovanni Paolo II nel 1998 e di Benedetto XVI nel 2012. u viaggio storico, dopo che lo scorso 20 luglio Usa e Cuba hanno ripreso le loro relazioni diplomatiche e la loro collaborazione internazionale. Proprio negli Stati Uniti si recherà Bergoglio nelle prossime giornate. Lì avrà l’occasione di incontrare Barack Obama, per una visita dai mille risvolti e dai tantissimi argomenti. Proprio negli Usa il pontefice parteciperà al prossimo raduno mondiale delle famiglie. Ieri pomeriggio (cubano), l’arrivo all’aeroporto dell’Avana, accolto da Raul Castro, governatore dell’isola. “in questo anno 2015 si celebra l’80° Anniversario dello stabilimento delle relazioni diplomatiche ininterrotte tra la Repubblica di Cuba e la Santa Sede. La Provvidenza mi permette di arrivare oggi in questa amata Nazione, seguendo le indelebili orme del cammino aperto dai memorabili viaggi apostolici che hanno compiuto in quest’Isola i miei due predecessori, san Giovanni Paolo II e Benedetto XVI” – ha detto papa Francesco dopo aver ascoltato il saluto iniziale del presidente. “Oggi rinnoviamo questi legami di cooperazione e amicizia perché la Chiesa continui ad accompagnare ed incoraggiare il popolo cubano nelle sue speranze, nelle sue preoccupazioni, con libertà e tutti i mezzi e necessari per far giungere l’annuncio del Regno fino alle periferie esistenziali della società”.
Dopo un lungo passaggio sulla fede e devozione mariana del popolo cubano, papa Francesco ha parlato dell’isola, definendola come “un arcipelago che si affaccia verso tutte le direzioni, con uno straordinario valore come “chiave” tra nord e sud, tra est e ovest”. Da qui la certezza, per papa Francesco, che “la sua vocazione naturale è quella di essere punto d’incontro perché tutti i popoli si trovino in amicizia, come sognò José Martí, «oltre le strettoie degli istmi e le barriere dei mari» (Conferenza Monetaria delle Repubbliche d’America, inObras escogidas II, La Habana 1992, 505)”.
Sullo sfondo, politico e non, proprio il ritrovato rapporto con gli Stati Uniti. Si intravvedono, a Cuba, tante bandiere a stelle e strisce. Come se il disgelo fosse veramente atteso. Papa Francesco, come hanno nuovamente riconosciuto e sottolineato ieri nell’ennesima telefonata Castro e Obama, ha avuto un ruolo fondamentale. “Da alcuni mesi, siamo testimoni di un avvenimento che ci riempie di speranza: il processo di normalizzazione delle relazioni tra due popoli, dopo anni di allontanamento. È un processo, è un segno del prevalere della cultura dell’incontro, del dialogo, del «sistema della valorizzazione universale… sul sistema, morto per sempre, di dinastia e di gruppo” – ha subito detto il Papa. Da qui l’incoraggiamento ai “responsabili politici a proseguire su questo cammino e a sviluppare tutte le sue potenzialità, come prova dell’alto servizio che sono chiamati a prestare a favore della pace e del benessere dei loro popoli, e di tutta l’America, e come esempio di riconciliazione per il mondo intero. Il mondo ha bisogno di riconciliazione in questa atmosfera di terza guerra mondiale ‘a pezzi’ che stiamo vivendo”. Ancora un riferimento alla guerra a pezzi, che il Papa aveva compiuto nei mesi scorsi e più volte. Adesso Cuba viene additata come esempio. Di dialogo, appunto, di apertura. Il dialogo, almeno sul piano della fede e della libertà, c’era già stato all’indomani della visita di Benedetto XVI, nel 2012, quando Cuba decise di festeggiare nuovamente, con solennità anche civile, il venerdì santo. Le relazioni diplomatiche tra la Santa Sede e l’isola migliorano sempre più.