Chiesa
Francesco, il papa dal linguaggio semplice, chiaro, franco e cordiale

Bergoglio sarà ricordato come il pontefice dalla comunicazione semplice, genuina e spontanea, capace di alternare nei suoi discorsi diverse varietà linguistiche
Il lungo processo che ha portato la Chiesa ad evangelizzare il popolo di Dio attraverso i Social Network, da concepire come spazi aperti per la condivisione e la diffusione online di idee e principi, giunse ad una svolta decisiva sotto il pontificato di Papa Francesco (2013-2025). Bergoglio fu sempre pienamente consapevole di quanto le moderne tecnologie comunicative avessero cambiato il nostro stile di vita, proiettandoci verso mondi virtuali, cibernetici e iperrealistici nei quali la sopravvivenza dipende dai click, dalle interconnessioni, dai collegamenti elettronici, dagli avatar e dalle identità digitali. I mass media furono al centro degli interessi di Francesco, che ne rilevò i punti di forza e di debolezza sin dalla sua nomina ufficiale a successore di Pietro, avvenuta il 13 marzo 2013. Nell’Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium (2013) si legge che l’annuncio della Chiesa nel mondo contemporaneo può subire qualche alterazione, poiché i mezzi di comunicazione fanno scorrere troppo rapidamente le notizie e, spesso, scelgono quelle tendenziose. L’influsso di queste nuove tecniche ha avuto come effetto anche l’allontanamento di tanta gente dal Cattolicesimo, proprio per la loro capacità di provocare cambiamenti culturali e stimolare nuove mentalità, non sempre in linea con le nostre radici religiose. A ciò bisogna aggiungere il rischio delle fake news, che rappresentano il lato negativo di qualsiasi forma di espressione, fonte di disinformazione e di inganni. L’augurio fatto dal papa, nel corso dei suoi dodici anni di pontificato, fu quello di curare al meglio un tipo di comunicazione che potesse dirsi autentica e pragmatica, scevra da ogni tentativo di manipolazione dell’opinione pubblica. La Chiesa cattolica non deve temere di usare questi medium per rendersi sempre più presente nel mondo. In occasione della XLVIII Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali dal titolo Comunicazione al servizio di un’autentica cultura dell’incontro (2014), Francesco espresse una profonda maturazione nella consapevolezza della Santa Sede sulle questioni concernenti la comunicazione digitale. “Oggi viviamo in un mondo che sta diventando sempre più “piccolo” e dove, quindi, sembrerebbe essere facile farsi prossimi gli uni agli altri. Gli sviluppi dei trasporti e delle tecnologie di comunicazione ci stanno avvicinando, connettendoci sempre di più, e la globalizzazione ci fa interdipendenti. Tuttavia all’interno dell’umanità permangono divisioni” si legge nel documento. La cultura della parola non può convivere con quella dello scarto, del rifiuto, dell’allontanamento. Le reti devono contribuire allo sviluppo di una mentalità di condivisione aperta, genuina, senza pregiudizi. In particolare “Internet può offrire maggiori possibilità di incontro e di solidarietà tra tutti, e questa è una cosa buona, è un dono di Dio” prosegue il testo sulle Comunicazioni Sociali. Tutti dobbiamo tener presente il concetto di “prossimità”, perché solo se ci sentiamo più vicini, vivendo la stessa comunione di intenti, siamo parte della grande famiglia di Dio. I media possono venirci in aiuto, perché è attraverso la comunicazione che ci si conosce meglio, si impara dagli altri e si scambiano pensieri e valori. Gli organi di informazione devono metterci anche nelle condizioni ideali per cercare l’unica e sola verità che è Gesù Cristo, all’interno di un’arena informativa, spesso e volentieri, fuorviante e confusionaria. La sfida, in una realtà globalizzata come quella attuale, consiste nell’offrire la vera testimonianza dei cristiani nel mondo della comunicazione, andando oltre la sola attitudine missionaria. Questa testimonianza nasce e si sviluppa prima in famiglia, che è il luogo dove ci si abbraccia, ci si sostiene, si scopre la comunicazione vera come costruzione di prossimità e servizio per il prossimo, abbattendo i muri dell’incomprensione, imparando gli uni dagli altri, ascoltando. I media devono favorire il dialogo all’interno della famiglia e tra le famiglie, raccontando storie, garantendo il contatto con chi è lontano, rendendo sempre possibile l’incontro inteso come un nuovo inizio, come una nuova vita. Le moderne tecnologie devono essere un prolungamento dell’azione educatrice dei genitori verso i figli, ponendosi come veicoli che insegnano a “raccontare”, e non semplicemente come contenitori di informazioni. Solo così nasce una “comunità comunicante” – come sostenne Francesco parlando del ruolo della famiglia e dei media in occasione della XLIX Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali intitolata Comunicare la famiglia: ambiente privilegiato dell’incontro nella gratuità dell’amore (2015). “Una comunità che sa accompagnare, festeggiare e fruttificare” scrisse il papa. Recuperare quindi il senso dello stare insieme in armonia è lo scopo dei veri cattolici, i quali devono farsi promotori di un dialogo non ostile, vero e cordiale, in un mondo segnato da tanti dramma come la guerra in Ucraina. È quello che il pontefice ribadì in occasione della LVII Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali Parlare col cuore. Secondo verità nella carità del 2023. “È il cuore che ci ha mosso ad andare, vedere e ascoltare ed è il cuore che ci muove a una comunicazione aperta e accogliente” – le parole di Bergoglio. Oggi urge un “comunicare cordialmente. Una volta ascoltato l’altro con cuore puro, riusciremo anche a parlare seguendo la verità nell’amore” prosegue. Il successore di Pietro richiamò all’obbligo di esprimersi “secondo verità nella carità” e, per fare ciò, occorre purificare il proprio animo. Sempre nello stesso messaggio Francesco lanciò l’invito ad andare controcorrente con coraggio, a “fare i conti con la propria coscienza”. I giornalisti, per primi, sono chiamati a tornare alle radici della vocazione del loro lavoro, facendosi comunicatori di pace, pronti a “favorire un disarmo integrale e impegnati a smontare la psicosi bellica che si annida nei nostri cuori”. Nel 2015 Il santo padre avviò una riforma dei media vaticani (operativa dal 2017) istituendo la “Segreteria per la Comunicazione” con il Motu Proprio “L’attuale contesto comunicativo”. La giustificazione per la nascita di questo nuovo Dicastero della Curia Romana derivò dalla necessità di ripensare il processo informativo della Chiesa, puntando all’integrazione e alla gestione unitaria di tutte le realtà ecclesiali che, fino ad allora, si erano occupate di comunicazione. In questo modo “il sistema informativo della Santa Sede risponderà sempre meglio alle esigenze della missione della Chiesa” – si legge nel Motu Proprio – adeguandosi alla nuova logica basata sulla convergenza e sull’interattività del mondo digitale. Questo Dicastero, presente anche sul sito web www.vatican.va, accorpa oggi il Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, la Sala Stampa della Santa Sede, il Servizio Internet Vaticano, Radio Vaticana, il Centro Televisivo Vaticano, l’Osservatorio Romano, la Tipografia Vaticana, il Servizio Fotografico e la Libreria Vaticana. Papa Francesco, come Ratzinger, usò l’account Twitter (oggi il social X) che negli anni ha registrato un continuo aumento del numero di followers (oltre 18 milioni). Il pontefice sbarcò anche su Instagram grazie alla mediazione di mons. Viganò, Prefetto delle Comunicazioni per la Santa Sede, registrando ad oggi 9 milioni di followers. Entrambi i social sono gestiti dalla Media House del Vaticano (Vatican News), direttamente dipendente dal Dicastero per la Comunicazione. Un uso costante, benché non quotidiano, dei Social non ha mai impedito a Bergoglio di ribadire la centralità dell’essere umano, all’interno del circuito comunicativo globale. È un concetto che riportò sempre all’attenzione dei suoi fedeli, a causa dell’invasione ormai inarrestabile dell’intelligenza artificiale. Sua Santità, sin dall’inizio del suo pontificato, diede un’immagine di sé forte e decisa. La sua fu una personalità dirompente, un uomo di Dio dalle indubbie abilità massmediali in grado di stabilire un dialogo con chiunque, un padre la cui umanità lo avvicinò al papa buono (Giovanni XXIII) ma anche a Giovanni Paolo I per il suo dolce sorriso. I suoi gesti autentici e immediati furono improntati alla spontaneità e comunicarono umiltà e cordialità, mentre il suo modo di parlare era esplicito, chiaro, franco, diretto, genuino, all’occorrenza elevato stilisticamente, per denunciare possibili iniquità o per trattare tematiche teologiche, o tendente ad un registro semplice e accessibile a tutti. Una caratteristica della comunicazione verbale del santo padre fu il ricorso a più varietà linguistiche, accuratamente mescolate fra di loro a seconda del contesto, degli interlocutori e dei medium di trasmissione. Il ricorso al poliglottismo, come emergeva dalle interviste rilasciate in occasione dei suoi viaggi o durante la proclamazione dell’Angelus, servì a divulgare efficacemente il messaggio evangelico, alternando ad un linguaggio più classico e biblico uno più quotidiano ricco di dialettismi, attraverso anche la scelta di parole che riuscirono a raggiungere meglio le menti e a infiammare i cuori.