Chiesa
Francesco: “la famiglia è il sogno di Dio”
Papa Francesco ha presieduto l'Eucarestia in apertura del Sinodo ordinario dei Vescovi sulla famiglia. A tutti ha additato l'esempio di una "Chiesa ospedale da campo, con le porte aperte ad accogliere chiunque". Il Papa ha quindi descritto la famiglia come la sogna Dio.
“La Chiesa è chiamata a vivere la sua missione nella fedeltà, nella verità e nella carità”. Tanto più dinanzi alla famiglia. E’ stato questo il nucleo centrale dell’omelia pronunciata questa mattina da papa Francesco nella basilica di San Pietro. Vigilia del Sinodo ordinario sulla “vocazione e missione della famiglia”. Basilica gremita in ogni ordine di posto e celebrazione concelebrata dai padri sinodali che da domani, nelle diverse congregazioni sinodali e nei cosiddetti Circuli Minores saranno chiamati a interrogarsi sulla famiglia. “Se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l’amore di lui è perfetto in noi”. Per iniziare l’omelia papa Francesco ricorre all’espressione pronunciata dal cantore nel versetto alleluiatico, quasi una corona alla liturgia della Parola odierna. Ventisettesima domenica del tempo ordinario, il Vangelo ricorda: “l’uomo non separi quello che Dio ha congiunto”. “Le Letture bibliche di questa domenica sembrano scelte appositamente per l’evento di grazia che la Chiesa sta vivendo, ossia L’Assemblea Ordinaria del Sinodo dei Vescovi sul tema della famiglia che con questa celebrazione eucaristica viene inaugurata” – dirà subito dopo il Papa. Le letture, per Francesco, “sono incentrate su tre argomenti: il dramma della solitudine, l’amore tra uomo-donna e la famiglia”.
Adamo si sentiva solo, l’uomo lo vedeva solo. sognava diversamente Dio. Sognava. Lo ha ripetuto più d’una volta questo verbo, Francesco, che poi ha allargato gli orizzonti. “La solitudine, il dramma che ancora oggi affligge tanti uomini e donne. Penso agli anziani abbandonati perfino dai loro cari e dai propri figli; ai vedovi e alle vedove; ai tanti uomini e donne lasciati dalla propria moglie e dal proprio marito; a tante persone che di fatto si sentono sole, non capite e non ascoltate; ai migranti e ai profughi che scappano da guerre e persecuzioni; e ai tanti giovani vittime della cultura del consumismo, dell’usa e getta e della cultura dello scarto”. Da qui un forte grido: “oggi si vive il paradosso di un mondo globalizzato dove vediamo tante abitazioni lussuose e grattacieli, ma sempre meno il calore della casa e della famiglia”. Un male grave, per il Papa, un po’ “la stessa esperienza di Adamo: tanta potenza accompagnata da tanta solitudine e vulnerabilità; e la famiglia ne è l’icona”. “Ecco il sogno di Dio per la sua creatura diletta: vederla realizzata nell’unione di amore tra uomo e donna”. Con la creazione della prima donna, si realizza il disegno del Padre. “Nulla rende felice il cuore dell’uomo come un cuore che gli assomiglia, che gli corrisponde, che lo ama e che lo toglie dalla solitudine e dal sentirsi solo”. Ciò significa che l’obiettivo della vita coniugale non è solamente vivere insieme per sempre, ma amarsi per sempre! Gesù ristabilisce così l’ordine originario ed originante”. Il sogno di Dio, allora, è proprio la famiglia. “Infatti, solo alla luce della follia della gratuità dell’amore pasquale di Gesù apparirà comprensibile la follia della gratuità di un amore coniugale unico e usque ad mortem. Per Dio – ricorda Francesco – il matrimonio non è utopia adolescenziale, ma un sogno senza il quale la sua creatura sarà destinata alla solitudine!”. “La paura di aderire a questo progetto paralizza il cuore umano – afferma Francesco. Paradossalmente anche l’uomo di oggi – che spesso ridicolizza questo disegno – rimane attirato e affascinato da ogni amore autentico, da ogni amore solido, da ogni amore fecondo, da ogni amore fedele e perpetuo”.
“In questo contesto sociale e matrimoniale assai difficile – prosegue il Papa in un lungo discorso ascoltato con grande attenzione dalle migliaia di presenti, in religioso silenzio – la Chiesa è chiamata a vivere la sua missione nella fedeltà, nella verità e nella carità“.
Ecco cosa significano, per Francesco:
“Nella fedeltà al suo Maestro come voce che grida nel deserto, per difendere l’amore fedele e incoraggiare le numerosissime famiglie che vivono il loro matrimonio come uno spazio in cui si manifesta l’amore divino; per difendere la sacralità della vita, di ogni vita; per difendere l’unità e l’indissolubilità del vincolo coniugale come segno della grazia di Dio e della capacità dell’uomo di amare seriamente”. “Nella verità che non si muta secondo le mode passeggere o le opinioni dominanti. La verità che protegge l’uomo e l’umanità dalle tentazioni dell’autoreferenzialità e dal trasformare l’amore fecondo in egoismo sterile, l’unione fedele in legami temporanei”. Nella carità che non punta il dito per giudicare gli altri, ma – fedele alla sua natura di madre – si sente in dovere di cercare e curare le coppie ferite con l’olio dell’accoglienza e della misericordia; di essere “ospedale da campo”, con le porte aperte ad accogliere chiunque bussa chiedendo aiuto e sostegno; di più, di uscire dal proprio recinto verso gli altri con amore vero, per camminare con l’umanità ferita, per includerla e condurla alla sorgente di salvezza.
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