Francesco: nessuno può vivere senza amore

L'amore, antidoto ai "narcisismi" e all'"orfanezza" di una vita infelice, schiava della nevrosi di chi è sempre in cerca di conferme. Ne ha parlato il Papa, durante l'udienza di oggi, davanti a 12mila persone in piazza San Pietro e ai malati e disabili collegati tramite i maxischermi in Aula Paolo VI.

Nessuno può vivere senza amore. La vita è uno scambio di sguardi, e molti narcisismi dell’uomo contemporaneo derivano da un senso di solitudine e di “orfanezza”. Nella catechesi dell’udienza di oggi, che si è svolta tramite i maxischermi in piazza e in Aula Paolo VI, dove hanno trovato posto gli ammalati e i disabili a causa del solleone romano, Papa Francesco – davanti a 12mila persone – ha svolto un’approfondita analisi psicologica del male di vivere del nostro tempo. L’unica medicina è l’abbraccio di un padre, che ci ama sempre, tutti, buoni e cattivi.

“Nessuno di noi può vivere senza amore”, l’esordio dell’udienza: “E una brutta schiavitù in cui possiamo cadere è quella di ritenere che l’amore vada meritato”. Se non siamo forti, attraenti e belli, nessuno si occuperà do noi: è da qui, dalla “strada della meritocrazia”, che arriva buona parte dell’angoscia dell’uomo contemporaneo, che cerca una visibilità solo per colmare un vuoto interiore, come se fossimo eternamente in cerca di conferme. Ma un mondo di mendicanti di attenzione altrui, senza la gratuità del voler bene, è un inferno: “Tanti narcisismi dell’uomo nascono da un sentimento di solitudine, anche di orfanezza”. L’amore, invece, chiama per nome.

Quando un adolescente non si sente amato, può nascere la violenza, il monito del Papa. Dietro tante forme di odio sociale e di teppismo c’è spesso un cuore che non è stato riconosciuto: “Non esistono bambini cattivi, come non esistono adolescenti del tutto malvagi, ma esistono persone infelici”. La vita dell’essere umano è uno scambio di sguardi: guardarsi negli occhi vuol dire aprire le porte del cuore.

Dio ama per primo, ci ha voluto bene anche quando eravamo sbagliati, mentre eravamo ancora peccatori, o quando eravamo lontani, come il figliol prodigo della parabola. “Per amore nostro Dio ha compiuto un esodo da sé stesso, per venirci a trovare in questa landa dove era insensato che lui transitasse”.

Chi di noi ama in questa maniera, se non chi è padre o madre? L’esempio scelto dal Papa è quello delle mamme dei carcerati che facevano la fila per andare a trovare i loro figli, accentando anche umiliazioni pur di poterli vedere. Non si vergognavano di avere un figlio delinquente: “E’ mio figlio”. Soltanto questo amore di padre e di madre ci fa capire come è l’amore di Dio, che fa la stessa cosa con noi: siamo i suoi figli amati, siamo stati voluti, amati, desiderati. “Non c’è alcuna maledizione sulla nostra vita, ma solo una benevola parola i Dio, che ha tratto la nostra esistenza da nulla. C’è Qualcuno che ha impresso in noi una bellezza primordiale, che nessun peccato, nessuna scelta sbagliata potrà mai cancellare del tutto”. Noi siamo sempre, davanti agli occhi di Dio, piccole fontane fatte per zampillare acqua buona, l’immagine scelta da Francesco sulla scorta dell’incontro di Gesù con la Samaritana. Per cambiare il cuore di una persona infelice, bisogna anzitutto abbracciarla, conclude il Papa dialogando con i fedeli in piazza. “Amore chiama amore, in modo più forte di quanto l’odio chiami la morte”. Dio è un padre che ci ama come siamo, ci ama sempre, tutti, buoni e cattivi, la conclusione a braccio dell’udienza.