Chiesa
Francesco: siamo polvere che aspira al Cielo
Il Papa ha dedicato alla figura dei santi, nostri compagni di viaggio, angeli dal volto e dal cuore umano, l'udienza di oggi, davanti a 12 mila persone.
Angeli dal volto e dal cuore umano. Compagni di viaggio, nel battesimo e nel momento in cui scegliamo di dire “per sempre” con il matrimonio. Sono i santi, ai quali Papa Francesco ha dedicato l’udienza di oggi, che si è svolta alla presenza di 12mila persone e si è conclusa con un “sincero apprezzamento” per la campagna “Ero straniero”, promossa da Caritas italiana, dalla Fondazione Migrantes e da altre organizzazioni cattoliche. “Non siamo soli, la Chiesa è fatta di innumerevoli fratelli, spesso anonimi, che ci hanno preceduto e che per l’azione dello Spirito Santo sono coinvolti nelle vicende di chi ancora vive quaggiù”. Comincia con una rassicurazione, l’udienza di oggi, infarcita di aggiunte a braccio. La presenza dei santi, ricorda Francesco, è risuonata per la prima volta nelle invocazioni del nostro battesimo: eravamo bambini, portati in braccio dai nostri genitori, e da allora in poi ci veniva regalata questa “compagnia di fratelli e sorelle maggiori, che sono passati per la nostra stessa strada, che hanno conosciuto le nostre stesse fatiche e vivono per sempre nell’abbraccio di Dio”. I santi ci ricordano che i cristiani, nel combattimento contro il male, non disperano: la loro inguaribile fiducia deriva dalla certezza che “l’ultima parola sulla storia dell’uomo non è l’odio, non è la morte, non è la guerra”.
Il matrimonio è per sempre, o niente: non, come alcuni dicono, finché l’amore dura. Lo dice a braccio, il Papa, per sottolineare che quando due fidanzati consacrano il loro amore nel sacramento del matrimonio, viene invocata di nuovo per loro – questa volta come coppia – l’intercessione dei santi. Chi ama veramente ha il coraggio di dire “per sempre”: il matrimonio è per sempre, o per sempre o niente, in caso contrario è meglio non sposarsi. Nei momenti difficili, bisogna avere il coraggio di alzare gli occhi al cielo: i santi sono angeli con un volto e un cuore umano, e sono sempre qui, nascosti in mezzo a noi. Lo sperimentano anche i sacerdoti, in uno dei momenti più toccanti della liturgia di ordinazione. “Non siamo soli. Siamo polvere che aspira al cielo”.
Si può essere santi nella vita di tutti i giorni, garantisce il Papa. Essere santi – spiega ancora a braccio – non significa pregare tutta la giornata, ma fare il proprio dovere tutta la giornata: pregare, andare al lavoro, custodire i figli, fare tutto col cuore aperto verso Dio, anche nella malattia, nella sofferenza, nelle difficoltà. Si può. “Noi pensiamo che sia una cosa difficile, che sia più facile essere delinquenti che santi. No! Essere santi si può perché ci aiuta il Signore. È il grande regalo che ciascuno di noi può rendere al mondo”.
La nostra storia, la tesi di Francesco, ha bisogno di mistici: di persone che rifiutano ogni dominio, che aspirano alla carità e alla fraternità. Uomini e donne che vivono accettando anche una porzione di sofferenza, perché si fanno carico della fatica degli altri. Ma senza questi uomini e donne il mondo non avrebbe speranza.
“Per questo auguro a voi, e anche a me, che il Signore ci dia, ci doni la speranza di essere santi”,
ha concluso il Papa ancora una volta fuori testo.