Franco Albini, maestro di aria e di luce

Fu uno dei più importanti e geniali architetti italiani del XX secolo.

Sarà capitato un po’ a tutti, trovandosi a Milano, di utilizzare la metropolitana per muoversi nell’hinterland cittadino e attraversare quegli spazi sotterranei, così precisi e modulari, senza però mai soffermarsi con attenzione su alcuni particolari. È soprattutto la linea M1 (inaugurata nel 1963), quella che attraversa il centro della città, ad assumere un aspetto estetico quasi unico, con i suoi corrimano tubolari in ferro dall’andamento sinuoso e chiaramente riconoscibili dal colore rosso acceso. A disegnare le linee di questo rigoroso progetto urbano di design industriale unitario, premiato nel 1964 con il Compasso d’Oro, insieme a Franca Helg e Bob Noorda, fu uno dei più importanti e geniali architetti italiani del XX secolo: Franco Albini, padre del pensiero razionalista.Brianzolo di nascita e gropiusiano di ispirazione filosofica, Albini fu tra i fondatori, nel 1945, del Movimento di studi per l’architettura che segnò un importante momento di rinascita culturale per l’Italia, all’indomani della Seconda Guerra Mondiale. Suoi sono i significativi progetti, come “Milano Verde” e le “Quattro città satelliti”, che miravano a ridisegnare in maniera più vivibile i nuovi spazi urbani. Se il capoluogo lombardo fu il laboratorio creativo dei suoi progetti, fu invece Genova a offrirgli la possibilità di realizzare le sue idee innovative. Per la città ligure redige, nel 1945, i piani particolareggiati per il quartiere degli Angeli e il piano regolatore generale del 1948; si occupa poi della progettazione e realizzazione degli Uffici comunali, dedicandosi, inoltre, al rinnovo dei musei comunali di Palazzo Bianco (1949-51) e di Palazzo Rosso (1952-62) e creando poi il nuovo museo del Tesoro di San Lorenzo (1952-56). Albini, con raffinata maestria, riesce a infondere agli spazi interni museali una ritrovata freschezza; innovando le tecniche espositive e le attrezzature, integrando antico e moderno, donando alle sale una sorta di aurea rarefazione atmosferica e restituendo quindi la funzione educativa a cui gli spazi museali erano demandati. Il museo stesso non assume più la conformazione di luogo di raccolta di collezioni pregiate, bensì diventa opera d’arte a sé.È soprattutto l’arredamento e il design a rappresentare per l’architetto milanese il vero campo di sperimentazione e progettualità. Albini riuniva in sé la capacità e l’estro creativo del designer al valore etico del buon lavoro dell’artigiano, considerando ogni oggetto d’arredamento non come parte di qualcosa ma come totalità in ogni singola componente. Concetti apparentemente astratti, ma sono proprio le sue creazioni a dare la misura del suo pensiero razionalista. La celebre poltroncina “Luisa” (1950-55) unisce alle caratteristiche del legno (la flessibilità), alcune particolari soluzioni tecniche (incastro a denti plurimi) che aumentano l’espressività compositiva dell’oggetto di arredo, che tra l’altro ha il raffinato pregio di riassumere in una seduta unica tutte le condizioni del sedersi. Non meno ambiziosi i progetti delle sue librerie, attualissimi e ancora all’avanguardia. Con la “LB7” (1956) egli sviluppa il principio del montante alleggerito, disegnando una struttura puntiforme tra soffitto e pavimento che funge tanto da parete-diaframma di spazi interni quanto da elegante mobile isolato. Ma è con la libreria “Veliero” (1940), così chiamata per la vicinanza alla carpenteria nautica, che l’architetto razionalista porta al più alto livello la sua poetica sperimentale. Una struttura fluttuante dove i materiali (legno di frassino, tiranti in acciaio, ripiani in vetro temperato, finiture in ottone) vengono portati alla massima tensione, ma allo stesso tempo assumono una leggerezza quasi atmosferica, tale che i libri sembrano fluttuare nell’aria. Quella di Franco Albini possiamo considerarla come “un’architettura eliocentrica” poiché, come egli stesso diceva, “sono proprio i vuoti che occorre costruire, essendo aria e luce i materiali di costruzione”.