Gigi Simoni suona la carica: avanti Cosenza!

In esclusiva per Parola di Vita l'intervista all'ex portiere del Cosenza che ci parla del suo passato in rossoblu e si sofferma anche sull'atteso derby di domani tra Aquile e Lupi.

Il ruolo del portiere è forse quello più difficile. Abile e reattivo tra i pali a sventare ogni occasione e tiro degli avversari. A Cosenza di estremi difensori c’è ne sono stati e altrettanti erano di elevata qualità. Non bisogna andare lontano per citare qualcuno, Gigi Frattali è l’emblema di questa tradizione. L’ex difensore della rete dei Lupi tutt’ora è titolare nei ranghi irpini dell’Avellino in Serie B. Ma il portiere che più di tutti rappresenta la qualità nella storia del Cosenza è certamente Gigi Simoni, nominato come miglior portiere della storia ultracentenaria del calcio cosentino. “E’ un qualcosa di cui ne vado davvero fiero- ci spiega l’ex numero uno – e soprattutto mio figlio è orgoglioso”. In vista del derby di domani tra Catanzaro e Cosenza, abbiamo contattato Simoni per sentire il suo parere sull’importante derby della Calabria che potrebbe cambiare o rilanciare il cammino delle contendenti in campo. Ricordiamo anche, che Gigi giocò nelle fila del Cosenza dal 1984 al 1989 giocando 117 partite e subendo 87 reti. Fu uno dei tanti protagonisti dello storico ritorno dei silani (stagione 1987/88) nella Serie B dopo un quarto di secolo d’assenza.

Domani ennesimo Derby della Calabria tra Catanzaro e Cosenza, come aspetta questa partita?

“Sarà un Derby tirato come tutti gli altri. La pressione esterna influenzerà molto sui giocatori e il vincitore potrà godere della gioia del suo pubblico. Non sarà facile essere sereni. Ho letto sui giornali che a Cosenza i tifosi hanno chiesto la vittoria ai giocatori durante l’allenamento al Sanvitino. Nemmeno a Catanzaro sono in un buon momento. Chi avrà i nervi più saldi riuscirà a vincere questa battaglia”

Infatti a Catanzaro non vi è stata la corsa al tagliando, classica di ogni Derby…

“Si, ma il Derby ha sempre il suo fascino e credo che domani lo stadio sarà gremito. Poi, in caso di vittoria dei catanzaresi, per loro significherà il cambiamento di una stagione iniziata male. Quindi il Catanzaro è agguerrito e venderà cara la pelle”

Ha avuto modo di osservare il Catanzaro?

“Sinceramente no. Ho fatto solo un imbocca al lupo al Direttore sportivo (Donnarumma) poiché fu il mio DS a Gela, ma non ho seguito le prestazioni della Aquile e nemmeno del Cosenza, anche perché mi sono estraniato dal calcio”

Gira voce a Catanzaro che il Presidente a fine campionato, se non ci saranno offerte, lascerà la squadra in mano al Sindaco. Il fatto di avere un Patron senza entusiasmo, cosa comporta al resto della società?

“Nei momenti dove non vengono risultati questo accade. Ma penso che il presidente Cosentino possa mollare la squadra. Parlo da esterno senza aver seguito attentamente la vicenda. Insomma, nei momenti difficili ci possono essere considerazioni del genere, ma come una squadra riesce a trovare fiducia allora il pensiero cambia”

Cosa ne pensa del Cosenza?

“Come detto sopra non ho avuto modo di vedere partite del Cosenza. Leggo qualche commento su Facebook da alcuni tifosi che dicono che la squadra non abbia gioco. Penso, invece, che un allenatore pensa di fare del pragmatismo prima del bel gioco.”

Conosce Roselli?

“No. Credo di averci giocato contro quando ero agli ultimi anni di carriera con lui già allenatore, ma non ricordo molto bene”

Al Centenario ebbe modo di parlare col Presidente Guarascio?

“Ci scambiammo qualche frase con lui che mi fece i complimenti e per insignirmi del titolo di miglior portiere della storia del Cosenza. Certo le attenzioni erano poste sulla partita, però in quei pochi minuti ho avuto modo di vedere che il Presidente è una buona persona”.

Lei con il Catanzaro ne ha giocati tanti di derby…

“Purtroppo il mio unico rammarico è quello di non averne vinto uno. Ne con la maglia del Cosenza, ne a Pisa e in nessuna altra casacca”

Com’era l’attesa a queste partite?

“Già da lunedì si sentiva l’importanza della partita. Si respirava un clima diverso dalle solite partite di campionato. Giocare bene o vincere un derby significava stare bene, per un po’ di tempo, a livello di pubblico. La gente ci implorava di poterlo vincere e più passavano i giorni più la tensione aumentava. Al fischio d’inizio la voglia di rivalsa era tanta”.

Il Ceravolo è un tabù per il Cosenza dal 1950…

“Ricordo con piacere la vittoria dell ’85-86 nel Derby al San Vito con gol di Aita. Ero in panchina, da titolare non riuscii a vincerne nemmeno uno, neanche un amichevole…”

Pronostico per domani?

“Chiaramente tifo per i Lupi e spero che possano portare via un risultato non negativo. Non sarà facile perché è sempre il Derby e i giocatori terranno a mostrare il loro potenziale.”

Parentesi sul passato, quando venne a Cosenza come si ambientò in questa nuova avventura?

“Sono stato accolto e benvoluto fin da subito. Ero un ragazzino e avevo tanta voglia di fare. Mi impegnavo sempre, anche negli allenamenti. Per me non è stato difficile ambientarmi a Cosenza. Quando ti leghi con la gente e i compagni tutto diventa più facile eliminando i classici problemi inizi. Se posso, tornerei indietro nel tempo per giocare di nuovo quei cinque anni in rossoblu”

Il suo talento spiccò sotto la gestione di Gianni Di Marzio, subentrato a Liguori…

“Con Liguori giocavo pure, ma lui mi mise fuori rosa dopo una sconfitta in cui non mi sentivo tanto così in colpa. Tutti gli anni, ripeto, sono stati belli ed entusiasmanti. I momenti brutti li ho dimenticati, anche perché quelli felici sono stati molto di più”

Però con Di Marzio avete avuto continuità come nell’’87-88 con i 470 minuti di imbattibilità e la promozione in B…

“Non iniziammo con i favori dei pronostici, ma eravamo una squadra costruita per vincere. Avevamo tanti giocatori di qualità e facemmo grandi cose. Ci siamo amalgamati bene e siamo riusciti a centrare lo storico traguardo.”

Cosa voleva Di Marzio?

“Voleva uomini veri. Dei professionisti e combattenti. Quella squadra fu costruita a sua immagine e somiglianza. Era un condottiero. Sono convito che per vincere una Serie C a Cosenza, ci voleva proprio Di Marzio”.

Cosa è stato per lei il Cosenza?

“E’ la mia seconda casa. Ho vissuto cinque anni meravigliosi conoscendo tanti amici e compagni di squadra stupendi. Anche gli addetti ai lavori. Di Cosenza ho solo bei ricordi e belle parole. Fin dal primo momento in cui mossi il primo passo nella città. Non potrò mai dimenticare gli anni giocati e vissuti a Cosenza”

Cosa è stato per lei diventare il numero uno della storia del Cosenza Calcio?

“E’ stata una soddisfazione inattesa perché vi erano tanti altri portieri come Lattuada, Zunico. Quando lessi quel cartellone con il mio nome è stata una cosa esaltante e, in particolare, mio figlio si vanta di questa sorpresa. E’ un titolo a cui tengo molto”

Che ricordi ha di Gigi Marulla?

“Era un grande personaggio, oltre al calciatore professionale cui era. Era molto semplice, allegro e sempre pronto alla battuta. In campo era un trascinatore. La sua morte ha sconvolto tutti, era uno dei migliori”

Sul suo profilo Facebook avete come immagine la foto di Bergamini, ci parla di questo bel rapporto che aveva con Denis?

“E’ il fratello che non ho mai avuto. So che lui ci sarà sempre, mai lo dimenticherò. Ricordo Denis con l’unico aggettivo che lo descrive al meglio: Fantastico”.