Giubileo, Mons. Fisichella: la speranza possa diventare il nuovo linguaggio della fede

Circa 600 comunicatori di diocesi, conferenze episcopali, università e istituzioni ecclesiali, provenienti da oltre 60 Paesi del mondo – dagli Stati Uniti alla Spagna, dalla Colombia al Messico, dalla Nigeria all’Australia -, stanno prendendo parte a Roma al XIV Seminario Professionale sugli Uffici di Comunicazione della Chiesa.

L’evento, organizzato dalla Facoltà di Comunicazione Istituzionale della Pontificia Università della Santa Croce, è stato inaugurato ieri dalla prolusione dell’Arcivescovo Rino Fisichella, Pro Prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione, dal titolo Evangelizzazione e contemporaneità: orientamenti per l’attività comunicativa della Chiesa.

Evangelizzazione come comunicazione

Nel suo intervento, Fisichella ha offerto una riflessione approfondita sulle sfide attuali dell’evangelizzazione, sottolineandone la natura intrinsecamente comunicativa. “L’evangelizzazione è una comunicazione che nasce da una comunicazione. La rivelazione di Dio culmina in Gesù di Nazareth, morto e risorto: questa è la comunicazione della vita divina che siamo chiamati a condividere con la fede”, ha dichiarato.

Richiamandosi al Vangelo, l’Arcivescovo ha sottolineato come l’insegnamento di Gesù sia riconosciuto per la sua autorevolezza e novità (cfr. Mc 1,27). Questo dovrebbe ispirare i comunicatori della Chiesa a superare la tentazione della ripetitività e a rinnovare continuamente il proprio annuncio.

Un messaggio senza confini

Il Pro-Prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione ha poi citato l’episodio di Pietro nella casa del centurione Cornelio: “Dio non fa preferenza di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia” (At 10,34). “Queste parole rappresentano il primo annuncio che siamo chiamati a compiere. La Chiesa evangelizza non per rispondere a una sfida culturale, ma per obbedire al comando di Gesù di portare il suo Vangelo a ogni creatura”, ha affermato.

La sfida della cultura digitale

Parte della prolusione è stata dedicata anche alla cultura digitale, descritta come una sfida imprescindibile per l’evangelizzazione contemporanea. Fisichella ha messo in guardia contro i rischi del narcisismo digitale, evidenziando però anche le opportunità offerte da questa rivoluzione culturale: “La comunicazione digitale permette di superare le barriere di spazio e tempo, ma richiede uno stile che sia riconoscibile come cristiano, capace di testimoniare la fede con credibilità e coerenza.”

L’urgenza di una testimonianza viva

L’Arcivescovo ha poi richiamato a un esame di coscienza sul proprio incontro personale con il Signore. “Abbiamo realmente incontrato il Signore? Questo è l’unico punto di partenza per una evangelizzazione autentica. Senza questo incontro, l’annuncio rischia di diventare sterile”, ha osservato.

“La speranza come esperienza universale è stata posta nelle nostre mani per verificare come possa diventare il nuovo linguaggio della fede”, ha aggiunto, ricordando come spesso “il nostro contemporaneo spesso non crede, ma spera”. La Chiesa, allora, è chiamata a “ravvivare la propria speranza per comunicare con chiunque su un terreno comune. Questa è la vera sfida dell’evangelizzazione oggi”.