Chiesa
Giubileo, Mons. Pompili: l’intelligenza artificiale non è ‘superiore’ all’intelligenza naturale

In corso a Roma il convegno “2025: A.I. confini della comunicazione” organizzato dall’Ufficio nazionale per le Comunicazioni sociali della Cei in occasione della festa di san Francesco di Sales e del Giubileo del mondo della comunicazione.
“Bisogna evitare di considerare le nuove forme di comunicazioni semplicemente neutre, perché non sono indifferenti”. È il monito lanciato oggi pomeriggio da mons. Domenico Pompili, vescovo di Verona e presidente della Commissione episcopale per la Cultura e le comunicazioni sociali della Cei, aprendo il convegno “2025: A.I. confini della comunicazione” organizzato a Roma dall’Ufficio nazionale per le Comunicazioni sociali della Cei in occasione della festa di san Francesco di Sales e del Giubileo del mondo della comunicazione.
“Paradossalmente – ha osservato il vescovo – il più grande valore dell’intelligenza artificiale è il mettere in luce per contrato l’intelligenza naturale”. “Stiamo perdendo il contatto con la realtà, è urgente volgere sguardo alle cose concrete” in un contesto in cui si procede con lo “smaterializzare la realtà”, “il dito è diventato l’organo della scelta”. L’uomo – ha domandato – sceglierà invece di agire?”. In un mondo nel quale “la libera scelta è una scelta consumeristica e si finisce per essere sorvegliati speciali” bisogna “metterci al riparo da alcuni equivoci”: il primo è “una vita senza crucci” perché “esiste il limite a cui nessuno vuole guardare”; il secondo è che “l’AI è più perfomante dell’intelligenza naturale”; il terzo è “ritenersi capaci di guardare il mondo attraverso uno schermo” che è un “diaframma”. E se è vero che “l’umano racconta sé mentre inventa qualcosa fuor di sé” ed è “disponibile a farsi trasformare dalle sue stesse invenzioni”, siamo in presenza di una “condizione di instupidimento verso un mondo in continua espansione, non ne sappiamo abbastanza”. Il timore – ha rilevato – rischia di avere la meglio sulla riflessione”. E le nuove tecnologie sono strumenti che si rivelano al tempo stesso “veleno e rimedio”. Preoccupano la “spartizione del bottino da parte delle BigTech”, il “controllo sistematico di Internet”, l’“ingerenze nei governi”, il “proliferare di disinformazioni e fake news per manipolare l’opinione pubblica”. “La difesa dell’essenza aperta del web è fondamentale per la nostra stessa libertà di parola”, ha concluso mons. Pompili.