Giuseppe, l’uomo ingoiato dal Vangelo

Per questo il padre putativo di Gesù è veramente evangelico. Ma cosa ci dice oggi la sua figura?

San Giuseppe non è solo la tenera figura del presepe che, dolcemente, si accompagna alla scena agreste della notte di Betlemme, popolata di pastori, animali mansueti e della Vergine che ha appena partorito il Divino Bambino. Giuseppe è l’uomo del Vangelo, che appare con un ministero specifico, con una vocazione travagliata, così come lo è la decisione, che deve essere tutta sua, di entrare nel progetto di Dio. Non è un semplicione che accetta di essere il custode del Redentore e il custode della Santa Famiglia. Sa bene che quello che è in Maria va oltre tutte le umane proiezioni. Fabio Mandato, giovane giornalista, prova a raccontare un volto della paternità di Giuseppe in un suo lavoro, “San Giuseppe il Magistrato”, legando la figura al dovere del padre, del lavoratore, dello sposo e del credente. In Giuseppe c’è la sintesi del Vangelo, eppure non parla mai. Anzi, a un certo punto è talmente evangelico che viene ingoiato dal Vangelo stesso e scompare tra i versetti delle prime pagine dell’infanzia. Lo ritroveremo come patrono della Chiesa universale, con un nuovo impegno: quello di custodire, come dice una bella preghiera, “l’eletta prole di Gesù, come un giorno custodisti la vita del pargoletto”. Depositario del progetto, silenzioso attore e adoratore del mistero che si svela, casto innamorato della Vergine, uomo fecondo per una relazione d’amore e per un più grande “Sì” detto a Dio, dove la donazione è il più grande atto d’amore. Alla crisi di paternità e all’emergenza educativa, possiamo rispondere guardando all’esempio di un padre che, in pochi versetti, emerge, nelle pagine del Vangelo, come volto della paternità di Dio.