Gli scout e la “La Luce della pace”

Nel 1986, l’austriaca Radio-Televisione Orf di Linz iniziò l’“Operazione Luce della Pace da Betlemme” come ringraziamento per le offerte ricevute dai telespettatori durante una trasmissione di beneficenza. Da allora l'iniziativa si è propagata in tutta Europa raggiungendo anche l'Italia.

Stazione di Trieste. Da qui partono quattro treni. Uno, attraverso il nord, porta a Ventimiglia, un altro in Sicilia per il litorale tirrenico, un altro ancora a Lecce, per l’adriatico, un quarto raggiunge la Sardegna. Così, in Italia, la Luce della Pace di Betlemme si propaga da 20 anni grazie alle staffette ferroviarie in diverse decine di stazioni. Tutto inizia dalla chiesa della Natività, dal luogo che la Tradizione cristiana riconosce essere quello in cui è venuto al mondo il bambino Gesù. La sua culla. Lì arde perennemente una lampada, alimentata grazie all’olio donato a turno dalle nazioni della terra. Ed è proprio grazie a un bambino che, ogni anno, la luce di Betlemme viene portata nel vecchio continente, ad illuminare parrocchie, case, ospedali, luoghi di lavoro. A fare la Pace. Essere segno di speranza. Quando, nel 1986, l’austriaca Radio-Televisione ORF di Linz iniziò l’ “Operazione Luce della Pace da Betlemme” come ringraziamento per le offerte ricevute dai telespettatori durante una trasmissione di beneficenza, forse nessuno avrebbe immaginato che i bagliori di quella lampada avrebbero illuminato a Est ed Ovest, al Nord e al Sud. La Luce della Pace ha i fazzolettoni, le divise e i colori scout, l’entusiasmo dei giovani lupetti, le mani e le braccia dei capi. È il mondo scout infatti, da sempre a “prendersi cura” della lampada. Ad adoperarsi “per portare la luce in ogni nazione europea, per esprimere amicizia, fraternità, condivisione” – racconta Alberto Deana, del Comitato “Luce della Pace da Betlemme” che in Italia si occupa della distribuzione della luce. Ogni anno “una delegazione di scout da ogni nazione, in Austria, riceve la luce in una cerimonia ecumenica. È quindi una iniziativa di carattere europeo, che è riuscita anche ad arrivare negli Stati Uniti e in Argentina”. Sperando di propagarla presto in Asia e Africa. Perché di questo si tratta, di una luce che si espande come di un messaggio da annunziare. Che parla di “pace e amore” – continua Deana. Nello spirito del Natale.

Così, dalla vicina Austria, la lampada non poteva che arrivare in Italia. Dapprima, per la verità, solo nell’Alto Adige, poi, come fa il fuoco, “illuminando” parrocchie e case degli italiani. C’è un giorno all’anno in cui le banchine delle nostre stazioni si riempiono di gruppi scout, confessionali e aconfessionali, pronti ad aspettare che, sui binari, arrivi il convoglio con la luce. Anche un giornalino (“Luce della Pace di Betlemme”), per festeggiare l’edizione 2015 e raccontare l’impegno di 20 anni. Sulla copertina, le “firme” della Federazione scoutismo europeo (Fse), dell’Associazione guide e scout cattolici italiani (Agesci), del Movimento adulti scout cattolici italiani (Masci), e degli Amici delle iniziative scout (Amis). “Il segno della Luce è condiviso da persone cristiane e non, tanto che in alcune parti d’Italia la lampada viene affidata a dei musulmani” – prosegue Deana. All’orizzonte, per il Comitato, due momenti, il prossimo 15 dicembre, quando la Luce verrà portata in udienza a Papa Francesco; e il 19 quando partiranno le staffette. In 20 anni, la Luce si è propagata. E con essa l’attesa per il suo arrivo. Deana definisce “lusinghiero” il bilancio, perché “siamo arrivati ormai a 700 gruppi scout e non scout, scuole e parrocchie che aderiscono alla Luce della Pace”. In definitiva, “circa un milione di persone riceve la luce”. “Un segno che coinvolge chi l’accetta, ma che va condiviso”. Solo così i valori che porta possono essere abbracciati. Come dice il tema del 2015, “Semina la pace e poi vedrai”.