Cultura
Il Battesimo di Gesù nella storia dell’arte
La Chiesa cattolica celebra oggi, Domenica 12 Gennaio 2025, il Battesimo del Signore. Il Vangelo di Luca (3, 15-16.21-22) ricorda che Dio, prima di ogni cosa, è Parola, una Parola che squarcia i cieli e mediante la quale il Padre Eterno riconosce il proprio Figlio. Il battesimo non è solo l’atto misericordioso che lava via i peccati, ma è il sacramento che immette il cristiano nella comunità di Dio, venendo consacrato in Spirito Santo e fuoco. Di tutto ciò gli esegeti, i grandi pensatori e gli artisti del passato ne sono stati ben consapevoli, e ci hanno lasciato testimonianza, scritta o visiva, del Battesimo del Salvatore come porta di accesso alla vera vita cristiana. In occasione della celebrazione odierna, vogliamo offrire un piccolo contributo culturale, attingendo alla meravigliosa ricchezza rappresentata dai capolavori della nostra storia dell’arte che, più di altri, raffigurano la discesa dello Spirito Santo su Gesù.
Partiamo con uno dei più grandi pittori del Quattrocento, Piero della Francesca, il quale conferisce alle sue opere quell’impronta personale rappresentata dalla prospettiva, non certo una sua invenzione ma una sua scelta precisa, mediante la quale pone i personaggi ritratti in uno spazio analogo a quello reale. È del 1440-45 la sua tempera su tavola Battesimo di Cristo, conservata presso la National Gallery di Londra e commissionata al maestro dall’ordine dei Monaci benedettini Camaldolesi per la piccola cappella dedicata a San Giovanni Battista, nella Chiesa di Santa Maria della Pieve a Borgo Sansepolcro.
Quest’opera giovanile di Piero della Francesca fu concepita inizialmente come parte di un trittico, comprendente due pannelli laterali e uno alla base (predella). La tavola presenta una struttura abbastanza ordinata, nella quale le figure hanno una loro specifica dimensione geometrica. Il maestro di Borgo Sansepolcro ricorre alla geometria per ampliare la scena sacra, dando al prodotto visivo una certa armonia. Egli è stato in grado di far dialogare tra di loro la perfezione umana e quella divina. È evidente l’uso delle regole prospettiche nella rappresentazione dei soggetti in proporzione, che danno l’impressione di essere soggetti reali. I personaggi, gradualmente posti uno dietro l’altro, sembrano inespressivi e hanno una carnagione bianca, tale da comunicare un’idea di freddezza. La loro inespressività è legata a sentimenti transitori che poco importano all’artista, interessato a immortalare un momento eterno qual è il battesimo del Cristo. Alle loro spalle corrono una stradina tortuosa percorsa da monaci orientali e un fiume, che scorre lontano e riflette il cielo e la natura circostante. Il paesaggio minuzioso ricorda la tradizione fiamminga, con un cielo chiaro e azzurro che si rispecchia nell’acqua del fiume (simbolo del divino in terra) e con la presenza di colli bruni. La scena si svolge lungo il fiume Giordano in Galilea, ma Piero della Francesca ricontestualizza lo scenario dentro il paesaggio umbro-toscano, quello di Borgo Sansepolcro. Gesù sta al centro del quadro in atteggiamento umile e profondamente umano, è visibile frontalmente, ha le mani giunte e gli occhi umili proiettati verso il basso. Il suo corpo scultoreo pallido e immobile è rappresentato con la gamba sinistra che porta tutto il peso, mentre la gamba destra è leggermente arretrata e piegata. Sulla sua testa vi sono la ciotola del battesimo e la colomba (lo spirito santo), che cadono verticalmente alla figura del Signore e sono allineati con la posa di quest’ultimo che tiene le mani giunte in preghiera. Cristo è al centro di un ipotetico triangolo equilatero (simbolo della Trinità), con il vertice inferiore corrispondente al suo piede destro e il suo centro coincidente con le mani giunte. A sinistra sono dipinti tre angeli (simboli di pace) dalle vesti colorate, sulla cui testa spiccano delle coroncine. Due di essi guardano Gesù mentre viene battezzato, il terzo poggia la mano sulla spalla di uno dei cherubini e guarda verso lo spettatore, quasi a volerlo coinvolgere nella scena sacra. Sempre a sinistra spicca il fusto di un albero (simbolo della vita) che ricorda una colonna (anticipazione della Passione) e che, prospetticamente, è in posizione verticale per controbilanciare la posa di Giovanni Battista. È rigoglioso e si contrappone all’albero alle spalle che è spoglio e ha i rami secchi, perché fa riferimento a coloro i quali non riceveranno il battesimo. Il Battista è rappresentato a destra nell’atto di versare l’acqua santa sul capo del Redentore. È ritratto in un atteggiamento che sembra comunicare ritrosia, dovuta forse al suo precedente rifiuto nel conferire il battesimo al Figlio di Dio. Sempre a destra, ma in secondo piano, troviamo un uomo che si china e si toglie la tunica perché sta per ricevere lo stesso sacramento, mentre sullo sfondo si vedono dei monaci bizantini, uno dei quali indica la colomba. L’atmosfera sembra immobile e comunica un istante che viene bloccato nel tempo, perché è l’istante della perfezione quando Gesù è consacrato Figlio di Dio. Non vi sono forti chiaroscuri e le tinte calde e fredde si alternano, mentre la luce proveniente dall’alto pervade la scena in maniera omogenea. Piero della Francesca riceve influenze da altri grandi pittori del tempo, tra cui Domenico Veneziano e il Beato Angelico, per quanto riguarda l’effetto della luce e l’uso di colori pastello tenui, e Niccolò Cusano per la particolare geometria.
Al 1475-1478 risale il Battesimo di Cristo di Andrea del Verrocchio e di Leonardo Da Vinci, realizzato per il monastero vallombrosano di San Salvi e ora conservato presso la Galleria degli Uffizi a Firenze.
Scultore, pittore e orafo, Verrocchio fu un artista polivalente ed esponente, insieme a Pollaiolo, dell’orientamento in senso naturalistico dell’arte fiorentina, con cui influenzò il suo discepolo Leonardo. Le produzioni artistiche di Verrocchio rispecchiano questa sua propensione per il dato naturale e sono contrassegnate da una certa ricchezza decorativa, in gran parte mutuata dal suo mestiere di orafo. La sua pittura fu in gran parte influenzata dall’intervento dei suoi allievi, che frequentavano la sua bottega. Il Battesimo di Cristo è attribuita dai critici dell’arte al lavoro congiunto di Verrocchio e di un giovane Leonardo Da Vinci. I due dipingono la scena sulle rive del fiume Giordano. Il Battista getta l’acqua santa sul capo di Cristo, mentre sorregge un’esile croce e un cartiglio sul quale svetta la scritta: ECCE AGNU DEI (QUI TOLLIT PECCATA MUNDI) (Ecco l’agnello di Dio che toglie i peccati del mondo). Presenti due angeli inginocchiati, uno dei quali sorregge la veste del Figlio di Dio. Con le gambe in leggero contrapposto, Cristo è al centro dell’immagine e di uno schema compositivo triangolare, ha le mani congiunte, china il capo per ricevere l’acqua del battesimo e più sopra, in posizione verticale rispetto al corpo del Salvatore, spicca la colomba pasquale. Ancora più su rispetto alla colomba si intravedono le mani di Dio. Si completa in questo modo la raffigurazione completa della Trinità che occupa tutto l’asse verticale e divide la scena in due. Gesù e San Giovanni sono personaggi reali, umani e maturi, dalle proporzioni scultoree. I due angeli in basso a sinistra sono stati dipinti in maniera più delicata: uno è attento e tiene la tunica di Cristo, l’altro sembra distratto ma, in realtà, richiamo l’attenzione dell’osservatore del quadro, affinché si concentri sull’evento che si sta svolgendo davanti ai suoi occhi. Alle spalle dei personaggi è ritratto un paesaggio roccioso sotto un cielo terso, illuminato da una luce cristallina e con pochi vegetali. Si vedono un boschetto sulla rupe, un falco (simbolo del male che si allontana dalla colomba, portatrice di pace), una palma (simbolo di Gesù che ha vinto la morte) e le rocce dietro il Battista. Le immagini di San Giovanni e di Gesù sono riconducibili alle mani del Verrocchio, mentre la raffinata esecuzione dell’angelo, posto all’estremità sinistra, è opera di Leonardo. Quest’ultimo è autore anche dell’atmosfera fluida, ottenuta per mezzo della tecnica dello sfumato che lega i personaggi al resto del paesaggio, e dell’angelo dai lunghi capelli dorati che ha tratti di morbidezza. Pare inoltre che il Da Vinci abbia messo mano al brumoso paesaggio sullo sfondo, che ricorda le raffigurazioni della valle dell’Arno da lui fatta in altre occasioni. È contraddistinto da indeterminatezza, da uno svaporare verso l’alto, da una fusione di acque, rocce e cielo, e quindi di aria, che corrispondono al paesaggio leonardesco della Vergine delle rocce e che, più avanti, ricorrerà anche nella Gioconda. Lo scenario naturale a destra è opera del Verrocchio ed è più squadrato e deciso, così come le pietre su cui poggiano i due angeli. Il mastro esprime così l’intenzione di riprodurre per simboli l’ambientazione tradizionale dell’episodio (la palma rende verosimili le acque del Giordano). Sono evidenti quindi le diverse soluzioni pittoriche del maestro e del suo allievo, differenze che trovano conferma nel celebre aneddoto vasariano in cui il Verrocchio, avendo visto le soluzioni applicate dal suo allievo, “mai più volle toccare i colori, sdegnandosi che un fanciullo ne sapesse più di lui”.
Nel corso dei secoli sono stati innumerevoli i contributi artistici di tanti artisti, che hanno raffigurato il sacramento del Battesimo a Gesù: da Giotto che ha dipinto un affresco (1303-1305) nella Cappella degli Scrovegni a Padova, a Pietro Perugino che ha decorato la Cappella Sistina in Vaticano con lo stesso tema nel 1482, da Parmigianino che ha realizzato un dipinto nel 1519, oggi conservato nella Gemäldegalerie di Berlino, a Mantegna che ha dipinto a tempera questo soggetto religioso attorno al 1506, conservato nella cappella funebre dell’artista nella basilica di Sant’Andrea a Mantova.