Diocesi
Il complesso di San Gaetano a Cosenza
La chiesa parrocchiale intitolata al fondatore dei teatini nacque nel ‘500 come chiesa di S. Leonardo
Alle pendici di colle Triglio, nella porzione di centro storico a destra del fiume Crati, sorge il complesso architettonico di San Gaetano, composto da più edifici sorti a partire dal tardo ‘500 ed evoluti nei secoli successivi attorno al nucleo originario. La chiesa di San Gaetano ne è certamente la parte più nota e frequentata, ma attorno ad essa si sono sviluppate altre strutture che, con diverse funzioni, ebbero nei secoli finalità di culto. Le costruzioni civili affiancate nei secoli alle mura dei vari edifici originari rendono difficile una lettura unitaria del complesso, dando l’impressione di trovarsi di fronte a singoli edifici, ma le varie porzioni sono legate da una storia comune.
Nella seconda metà del ‘500 venne edificata, tra il termine della strada detta Garrubba e l’inizio della salita che portava all’antico palazzo dell’Udienza, la chiesa di S. Leonardo. La stessa venne rappresentata intorno al 1584 nella Carta dell’Angelica, nella quale è detta S. Leonardo nuovo per distinguerla da S. Leonardo vecchio, che si trovava invece ai piedi della stessa Garrubba nei pressi del fiume. In essa operava una antica confraternita, che nel 1624 la cedette ai padri Teatini che cercavano un luogo per stabilirsi in città, i quali vi si stanziarono con il consenso dell’arcivescovo Santoro il 23 giugno dello stesso anno.I teatini introdussero il titolo di S. Giuseppe, con il quale la chiesa venne indicata per molto tempo, e soprattutto, dopo la sua canonizzazione, il culto per il loro fondatore S. Gaetano da Thiene, la cui presenza diede nell’800 il nome definitivo alla chiesa. Quando nel 1783 il convento dei teatini venne soppresso, la chiesa divenne parrocchiale perché in essa si trasferì la sede della parrocchia dei santi Stefano e Lorenzo, eretta intorno al 1603 nei pressi del ponte dei Pignatari.La facciata della chiesa di San Gaetano prospetta su piazza Tommaso Ortale. Anticamente dominava il luogo, ma col tempo è stata parzialmente nascosta dalla struttura sorta nella seconda metà dell’800 sul fianco della piazza, inizialmente nata come mattatoio e poi adibita a botteghe e abitazioni. La chiesa ha una semplice facciata a capanna, sulla quale risalta però il particolare portale in tufo di inizi ‘600. Il portale è opera di scalpellini roglianesi e richiama a Cosenza i portali coevi delle chiese di S. Maria delle Grazie (Sanità) e delle cappuccinelle, riprendendo elementi presenti in molte altre opere roglianesi nei casali di Cosenza. Sul portale è ricavata una nicchia con un mosaico raffigurante l’apparizione della Vergine a San Gaetano, più in alto si apre il rosone che dà luce alla navata della chiesa con vetrata raffigurante la Sacra Famiglia, e nel timpano due piccole finestre arcuate ospitano altrettante campane.L’interno presenta un’ampia navata, al termine della quale si apre il presbiterio separato da essa dal grande arco santo. Presenta un aspetto tardo-barocco con decori in stucchi eseguiti in parte nel ‘700, arcate scandite da paraste con capitello corinzio ed una copertura a volta a botte lunettata. La volta è decorata da tre dipinti del pittore Emilio Iuso legati ai santi titolari della parrocchia attuale e di quella antica: l’apparizione della Madonna a S. Gaetano, la condanna di S. Lorenzo e il martirio di S. Stefano. L’ingresso è sormontato da una cantoria e sulla sinistra dell’ingresso è posto un battistero in marmo relativamente recente, inserito in un’abside decorata con un mosaico rappresentante il Battesimo di Cristo. Sempre sulla parete sinistra si apre il cappellone laterale, nel quale erano posti più altari tra cui quello che custodiva l’Eucarestia, che presentava un’abside decorata da pitture murali del pittore Settimio Tancredi oggi scomparse. Nel cappellone è posta una iscrizione che ricorda l’operato di don Luigi Maletta (1903-1975), storico parroco del rione. Lungo la parete destra, nei pressi dell’ingresso è posto un antico crocefisso ligneo, seguito da un dipinto napoletano di scuola giordanesca raffigurante S. Teresa d’Avila e S. Pietro d’Alcantara. Al termine della stessa parete si apre una cappella caratterizzata all’esterno da una cupoletta e all’interno da stucchi settecenteschi. Attualmente è intitolata alla beata Elena Aiello, ma era in passato la cappella dedicata a S. Gaetano e ne custodiva un dipinto oggi perduto. Nella stessa cappella è custodita la statua di S. Rita da Cascia, particolarmente venerata nella parrocchia sin da inizi ‘900, e una lapide che riporta i nomi delle vittime civili dei bombardamenti alleati su Cosenza del 1943. La sua presenza in questa chiesa non è casuale. L’edificio venne infatti danneggiato dai bombardamenti, le cui tracce sono ancora visibili all’esterno accanto all’ingresso, e proprio sulla scalinata di accesso alla chiesa persero la vita a causa delle bombe la madre e la sorella del parroco Maletta.Il presbiterio è dominato dall’altare maggiore, in marmo di inizi ‘900, sormontato da due coppie di colonne che reggono un timpano spezzato e vanno ad incorniciare una pregevole tela seicentesca del pittore Gerolamo Imparato. L’opera, conosciuta anche come “Trinità terrestre”, rappresenta la Sacra Famiglia con Maria, Gesù e Giuseppe, e in alto Dio Padre benedicente. La parte superiore del presbiterio e la cupola sono decorate da pittore di Tancredi con dipinti rappresentanti episodi della vita di S. Giuseppe.Sulle pareti laterali due nicchie custodiscono le statue lignee di S. Giuseppe, molto venerato nella chiesa in occasione della festa del 19 marzo, cui è legata la celebre fiera cittadina, e quella della Madonna del Suffragio, interessante scultura legata alla confraternita che aveva sede nell’oratorio annesso al complesso architettonico. Sempre dall’oratorio del Suffragio proviene uno degli oggetti d’arte più importanti custoditi nella chiesa: una scultura in marmo rappresentante la Madonna col Bambino, opera di ambito senese del XV secolo.Tra le altre opere è possibile citare il busto raffigurante S. Gaetano, opera lignea del XVII secolo, una tela raffigurante S. Lucia, opera di Gaetano Bellizzi del 1860, e un’altra tela di G. Cremona del 1888 raffigurante la Madonna del Rosario di Pompei.Come si diceva, la chiesa di S. Gaetano è solo una parte del complesso. Ad essa era annessa la casa dei teatini, ovvero il convento dei padri giunti nel ‘600. Sul fianco dell’edificio conventuale che affaccia sulla Garrubba si apre poi l’ingresso dell’oratorio della confraternita del Suffragio, attualmente in restauro, che presenta un’aula coperta da volta a botte con decori seicenteschi, mentre molte altre opere lì contenute sono scomparse. Alcune delle opere superstiti sono custodite presso il Museo Diocesano, tra cui due tele e diversi argenti. Su via don Maletta, già salita Tribunali, si erge invece la facciata della terza chiesa del complesso, la chiesa di Santa Croce, detta anche di S. Ivo dal santo patrono degli avvocati che detenevano la chiesa fino alla fine dell’800. Oggi la chiesa è nota anche come chiesa della Madonna di Costantinopoli perché sul suo altare maggiore è posto un affresco che raffigura la Vergine sotto questo titolo. È un dipinto legato alla storia delle monache domenicane, che fissarono la loro sede nella struttura annessa al complesso architettonico occupando alcune case private e parte di quello che fu l’antico convento dei teatini. Basta quanto detto per far capire come S. Gaetano sia il centro di tante storie che nel corso dei secoli si sono incrociate in questo luogo. Ognuna di esse ha lasciato però le proprie tracce, ed è ancora oggi possibile leggerle attraverso le strutture e le opere di questo angolo di Cosenza.