Il Cosenza ai piedi di Palmiero. Che peccato lo stop contro il Brescia!

Il play cosentino è una delle note più belle della stagione rossoblù. Contro le rondinelle forse la migliore prestazione davanti al suo alter ego Tonali, considerato il nuovo Pirlo. Fino a quell'infortunio che ha condizionato la gara del Cosenza. 

“Palmiero è l’unico regista che abbiamo”, disse Piero Braglia non molte settimane fa, dopo una vittoria del suo Cosenza. Sabato scorso le Rondinelle bresciane sono atterrate sulla pista del “Marulla”, trasportandovi Sandro Tonali, già designato da giornalisti e esperti del mondo calcistico come l’erede “naturale” di Andrea Pirlo. Regista puro “sangue”, delizia spettatori e compagni con un tocco, sia nell’inventare lanci per le punte, sia nelle giocate a saltare la marcatura avversaria. Sabato scorso, Tonali, rappresentate eloquente della capolista Brescia, è uscito vincitore. Ma, fino al 36esimo del primo tempo, quella partita è stata determinata, in modo preciso, da quel calciatore che non ha un ruolo identificativo preciso: Luca Palmiero. 

Palmiero è un centrocampista tutto lotta, gambe, fisico, ma anche testa, cervello, lettura, decodifica dell’azione. Il destro disegna pregiati traversoni in avanti, mentre i piedi, in questa stagione, hanno recuperato palloni “a iosa”, tant’è che nel Cosenza è divenuto estremamente indispensabile. La sua uscita precoce dal terreno di gioco, in conseguenza proprio di un fallaccio di Tonali (al quale Luca era sfuggito, non temendo la strabordante “mediatizzazione” del classe 2000 lodigiano). Un intervento durissimo, Palmiero molto probabilmente sarà costretto a saltare qualche gara. Una perdita grave per il reparto intermedio, già in sofferenza dopo i cali vari di Sciaudone, Bruccini e Mungo. 

Se dovessimo trovare degli accostamenti, come se nel calcio, allo stesso modo della letteratura e della filosofia, non possono mancare delle eccezioni nuove, Palmiero è un giocatore di prospettiva proprio per la capacità di gestire le due fasi di gioco: interdizione e creazione della manovra. Braglia gli chiede, per esempio, sia l’una che l’altra. Ultimamente il suo apporto è stato nelle vesti del “mediano” impiegato a “recuperar palloni”, ma non “senza i piedi buoni”, aggiustando delle frasi della nota canzone di Ligabue. 

Palmiero è un misto di Lele Oriali e Gary Medel, ma, come detto, con i piedi buoni. Esagerando somiglia a N’Golo Kante del Chealsea, nel recupero palla e nell’accompagnamento del gioco. Ha 22 anni, viene da Mugnano di Napoli, cittadina da quasi 35mila abitanti sita a nord del capoluogo campano. Quando, nel IV e V secolo d.C., Roma cadde e l’Italia divenne un campo da caccia delle numerose popolazioni barbariche, l’allora centro partenopeo, grazie anche alla sua conformazione geografica protratta sulla “difensiva” (guarda un po’ come Palmiero), si difese dai Visigoti, Eruli, Vandali, Ostrogoti. Infatti, Mugnano deriverebbe dal verbo latino munìre,che vuol dire “proteggere”. Incroci curiosi, che dicono tanto quanto dicono nulla. Di sicuro Palmiero resterà a Cosenza fino a giugno. Rientrerà al Napoli, da cui lo stanno monitorando con attenzione. Come Tutino, d’altronde. In una squadra, quella azzurra, non lontana dalla funzionalità del centrale silano.