Il Cottolengo è il posto più bello del mondo

Un prete rugbista, una scuola e una cooperativa all'avanguardia. Don Andrea Bonsignori: "Speriamo che Francesco ci senta nel cortile!". 397 gli studenti, di cui il 12% disabili. La metà appartiene alle fasce deboli della popolazione e solo il 12% paga la retta. Tra i fiori all'occhiello, lo "sportello autismo" e la "ChiccoCotto".

A rugby gioca da pilone, è abituato a buttarsi nella mischia. Ma la sua mèta più agognata, e sicuramente la più imprevedibile, l’ha messa a segno con la scuola che dirige da nove anni. La stessa in cui aveva fatto le medie da bambino, a Porta Palazzo, dove disabili, stranieri, minori con percorsi di disagio o di devianza condividono gli stessi banchi degli abitanti del quartiere. Don Andrea Bonsignori, 40 anni, prete da 15 con un passato e un presente da sportivo (ha militato anche nel calcio professionista), è di una forza trascinante – non solo per l’aspetto da gigante buono – quando sorride anche con gli occhi per consegnarci una rivelazione: “Il Cottolengo è il posto più bello del mondo”. Tra poco arriverà il Papa, e per il 21 giugno ci confida un sogno: “Il Santo Padre ha chiesto che tutta la grande famiglia del Cottolengo si raduni nella chiesa. Siamo davvero in tanti, la nostra scuola sarà presente con una rappresentanza. Ma prima Francesco deve passare dal cortile, e lì non ci sono limiti di numero: speriamo che con il nostro ‘casino’ riusciremo ad attirare la sua attenzione…”. 397 studenti, di cui il 12% disabili. Sono i “numeri” della scuola paritaria primaria e secondaria di primo grado Cottolengo (www.cottolengo.org). Espressione della più vasta opera della Piccola Casa della Divina Provvidenza, fondata da san Giuseppe Cottolengo nel 1828, quella dell’omonima via torinese è la scuola con la più alta percentuali di disabili in Italia: “nella scuola pubblica la percentuale di studenti disabili è del 5%, in quella paritaria dell’1%”, ci fa notare con un certo orgoglio don Andrea. Oltre ai disabili, ci sono gli alunni stranieri e i ragazzi figli di famiglie del quartiere che hanno scelto la scuola del Cottolengo per la qualità dell’ offerta didattica. La metà degli studenti, il 49%, appartiene alle fasce deboli della popolazione, solo il 12% paga la retta. Uno dei fiori all’occhiello è lo “sportello autismo”: quella di Torino è una delle sei scuole in Italia a poterne vantare uno, a disposizione dei ragazzi ma anche dei docenti. “In Italia soffre di autismo un bambino ogni 400, negli Usa la percentuale è di uno a 65”, ci ricorda don Andrea, che è anche membro della Fondazione nazionale per l’Autismo predisposta dal Miur. Già da seminarista, nel 1997, aveva unito le sue due passioni di (futuro) prete e di sportivo fondando la polisportiva – per disabili e abili – “GiuCo97”: tra la vasta offerta di sport da, praticare, naturalmente, non può mancare il rugby. Per i disabili fisici, ma che non hanno problemi intellettivi, è sorta anche una società di produzioni video: ogni sabato e domenica, per tutto l’anno scolastico, manda in onda un telegiornale da 8 minuti, “Il Tg visto da noi”, che ha ricevuto anche un premio dalla Regione Marche. Alla “Chicco Cotto” lavorano una dozzina di ragazzi del Cottolengo. In questi giorni di Ostensione della Sindone li puoi incontrare in una apposita area di ristoro allestita lungo il percorso che dai Giardini di Palazzo Reale porta al Duomo. La “Chicco Cotto” è un’impresa sociale nata due anni fa dalla collaborazione tra la Piccola Casa della Divina Provvidenza e la Lavazza. È specializzata nel “vending”, cioè nell’installazione e nella gestione di macchinette distributrici di distribuzione di acqua, caffè, snack dolci e salati, bibite e thé: al momento ne esistono 8 in vari punti della città, in futuro arriveranno a 30. Don Andrea ci tiene a precisare che per i suoi ragazzi quello in cooperativa è un lavoro vero e proprio: “I disabili non sono presenti come semplici volontari, come accade in altre aziende. Hanno fatto un percorso apposito, si sono formati grazie a specifici percorsi di alternanza tra scuola e lavoro”. “Dai il meglio nel peggio”, diceva il Cottolengo. “Questo facciamo noi”, assicura don Andrea: “Vogliamo che la gente si accorga di noi non per ciò che ci manca, ma per il valore di ciò che facciamo. Il nostro caffè è buono e le merende fresche. I lavori di imbiancatura sono pregiati, i nostri montaggi video efficaci…. L’handicap non si cancella, ma prima viene la nostra dignità”. Il rugby viene definito uno sport di contatto e di situazione: il terzo tempo è interamente ed esclusivamente dedicato alla degustazione di pasti e bevande, offerti dalla squadra ospitante. Magari si può approfittare della “Chicco Cotto” per gustare una nuova bibita: si chiama “Molecola” (il nome è un mix tra la nota bevanda e il monumento-simbolo di Torino), ed è una specie di coca-cola in salsa torinese, prodotta da un’azienda locale e distribuita dai “ragazzi del Cottolengo”. Anche questo è “marketing”…