Il culto di Sant’Antonio a Cosenza

Nel Cosentino il suo culto è diffusissimo e non c’è quasi paese dove non sia presente in qualche chiesa un altare o una immagine ad esso collegata. Ampia la popolarità che godeva tra la gente  delle diverse classi sociali

Antonio, giovane francescano di origini portoghesi che sarebbe stato poi meglio conosciuto come Sant’Antonio da Padova, nel 1221 si trovava in Sicilia. Vi era giunto fortunosamente dal Marocco, dove aveva sperato di fare il missionario. In quell’anno, convocato ad Assisi un Capitolo generale dell’ordine francescano, Antonio e gli altri frati iniziarono ad attraversare l’Italia a piedi per partecipare all’evento. Una “risalita” di centinaia di chilometri che durò per molte settimane e che vide Antonio attraversare anche la Calabria. Probabilmente percorse ciò che rimaneva di quella che era l’antica via Popilia e attraversò anche Cosenza, come sottolineato da alcune recenti iniziative, anche se le fonti sulla vita del santo sono poco dettagliate al riguardo. In ogni caso Antonio è di certo uno dei santi più popolari e il suo culto iniziò a diffondersi prestissimo, tanto da venire canonizzato appena un anno dopo la sua morte avvenuta nel 1231. Anche nel Cosentino il suo culto è diffusissimo e non c’è quasi paese dove non sia presente in qualche chiesa un altare o una immagine ad esso collegata. Nella stessa città di Cosenza ha conosciuto nei secoli una grande diffusione per diversi fattori. Innanzitutto la popolarità che godeva tra la gente delle diverse classi sociali. Non è raro, infatti, incontrare tra le antiche carte attestazioni di lasciti e offerte per messe o, per le famiglie più benestanti, il riferimento a dipinti raffiguranti sant’Antonio nelle quadrerie dei palazzi. Ma la sua diffusione fu dovuta anche alla presenza in città di conventi dei diversi rami dell’ordine francescano.I Minori Osservanti, Conventuali, Cappuccini, Riformati, Regolari del Terz’Ordine, tutti ebbero in città un proprio convento, e nelle loro chiese cosentine al Santo è riservata sempre particolare attenzione. In ognuna di esse è attestata la presenza di cappelle o altari a lui dedicati e se ne celebrava con solennità la ricorrenza. È interessante confrontare chiesa per chiesa ciò che c’era con le tracce ancora presenti di questo culto. Nella chiesa degli Osservanti, l’attuale chiesa di S. Francesco d’Assisi, i frati avevano eretto un altare al Santo sul quale, nel XVII secolo, celebravano messe. Nell’800 è ancora attestata una cappella dedicata al santo ed un altare con una sua statua è tuttora presente nella navata destra. Nella chiesa dei Conventuali, posta a Portapiana e dedicata a S. Maria delle Grazie (attuale Sanità), sono presenti più elementi. Un altare è citato già nel ‘600 e, sulla parete destra, è tuttora visibile un altare del ‘700 in stucco che racchiude una tela di scuola cosentina raffigurante il Santo con l’abito dei Conventuali. Nella stessa chiesa sono custodite inoltre due statue, la più antica delle quali merita un accenno perché potrebbe dirsi la più interessante statua del Santo presente in città. In legno, dalle dimensioni quasi al naturale, è probabilmente settecentesca e porta sul petto uno spazio per reliquia. Anche nella vecchia chiesa dell’Immacolata dei cappuccini vicino al castello era presente un altare e, nonostante le soppressioni, si è salvata la statua che conteneva. È un’opera lignea del 1851 di Giuseppe Grano, ora custodita dalla Soprintendenza e che sembra avere abito cappuccino.Attualmente il luogo più rappresentativo del culto del santo in città è la piccola chiesetta di S. Antonio degli orti, dove la seconda domenica di giugno si tiene una festa del santo molto partecipata con la relativa processione, evento che coinvolge tutto il quartiere Gergeri. Un tempo questa chiesetta era parte del convento di S. Maria degli Angeli dei frati del Terz’Ordine regolare. Furono loro a far nascere qui il legame col Santo di Padova e una “Cappella di S. Antonio del suddetto Convento di S. Maria dell’Angeli di questa città” è attestata sin già nel 1764. La statua che vi si venera raffigura il Santo con l’abito del Terz’ordine regolare, con saio scuro, ampia mozzetta e calzari. I Cappuccini attuali di Cosenza abitano l’antico convento dei frati Riformati, da cui il nome Riforma. Dovette essere in passato il luogo della città più legato al culto di S. Antonio. Come mostrato da alcuni documenti rinvenuti da chi scrive (PdV 12-6-2014), il Santo venne eletto nel 1801 tra i protettori della città di Cosenza e la sua festività si celebrava proprio “nella chiesa de’ pp. Riformati con processione e coll’intervento di tutte le Confraternite, de’ Regolari, e di tutte le altre Comunità Ecclesiastiche”. Il Capitolo chiese anche che la processione della statua dei Riformati muovesse dalla cattedrale, ma non ci sono notizie dell’evoluzione di questa vicenda. Comunque sia, in quella stessa chiesa, oggi i cappuccini celebrano solennemente la ricorrenza del 13 giugno.Particolare attenzione meritano infine le tracce di questo culto nella cattedrale. Già nella prima metà del ‘500 era presente in duomo una “Cappella de s(an)to Antonio de casa de Marano”, e circa un secolo dopo è attestato un altare a lui dedicato sul quale era posto un suo simulacro ligneo, ora scomparso. Due tele raffiguranti S. Antonio erano ancora custodite in Cattedrale negli anni ’30. In particolare, una raffigurava la Madonna con il Santo ed era opera del celebre artista fiammingo Guglielmo Borremans, e ne portava anche la firma e la data 1703. Un’altra tela si trovava nella zona del presbiterio prima dei rifacimenti di fine ‘800. Attualmente è presente in duomo una statua recente e vi si celebra in suo onore la messa preceduta dalla “tredicina”. Ma, come si diceva, la popolarità del santo andava ben oltre l’ambito francescano. Una tela che lo raffigura insieme a S. Nicola, ad esempio, opera di Gaetano Bellizzi del 1860, era posta in un altare negli ambienti del convento dei Domenicani. Anche nell’antica chiesa delle Cappuccinelle alla Motta, inoltre, oggi delle suore Guanelliane, è presente una bella tela settecentesca raffigurante il santo secondo la sua iconografia consueta. Molte opere minori sono infine visibili in diversi altri edifici di culto. Meritano un cenno anche le tracce del culto antoniano nelle attuali frazioni di Cosenza. In particolare S. Antonio è venerato a Borgo Partenope e a Donnici Superiore.A Borgo Partenope, già Torzano, è presente almeno dalla metà del ‘600. Nel secondo quarto di quel secolo venne eretto nell’antica parrocchiale di S. Nicola un altare della famiglia Capisciolto, altare che più in là troviamo essere dedicato proprio al Santo di Padova. Nella chiesa era venerata una antica statua in legno di piccole dimensioni, risalente al XVII o XVIII secolo e raffigurante il santo inginocchiato su due teste d’angelo ed un libro, mentre regge un Gesù Bambino che però non è quello originario. Il terremoto del 1905 distrusse la chiesa e anche questa statua, ora bisognosa di restauro, venne fortunosamente recuperata. Continuò ad essere venerata fino al 1929, anno in cui venne acquistata la statua ora presente in chiesa, anch’essa in legno. Un tempo celebrato con festa e processione, attualmente il santo è ricordato in paese con una messa preceduta da un triduo.A Donnici Superiore il culto venne introdotto dai padri francescani riformati, che agli inizi del ‘600 avevano lì stabilito un loro convento. Nell’800, quando dopo la soppressione del convento la chiesa venne chiusa, il culto del santo di Padova passò nella chiesa parrocchiale di S. Maria Assunta, dove sono custodite una statua in cartapesta che rappresenta il Santo inginocchiato con il bambino tra le braccia, risalente alla prima metà del ‘900, ed una tela dello stesso periodo. Qui il culto è ancora oggi praticato ed è molto sentito, tanto che il Santo è considerato il patrono del paese.