Il dialogo ecumenico e i ponti da costruire

Nella Settimana della cultura ebraica l'importanza del dialogo e della memoria.

PONTI & ATTRAVERSAMENTI il tema della XVI Settimana Europea della Cultura Ebraica che anche quest’anno si è tenuta in Calabria in varie località, tra le quali Cosenza. I lavori si sono svolti il 7 settembre nel Salone degli Stemmi della Provincia. Sono stati introdotti dal Dott. Roque Pugliese, Referente per la Comunità Ebraica, che ha portato i saluti del Rabbino Capo di Napoli e del Presidente della stessa Comunità. Ha salutato le autorità presenti, tra le quali Don Giacomo Tuoto, Vicario Episcopale per l’Ecumenismo e il Dialogo della Diocesi di Cosenza, esprimendo un particolare apprezzamento per la partecipazione della Diocesi alle iniziative della Comunità Ebraica e per la Calabria tutta, che si sta dimostrando un vero laboratorio del dialogo, esemplare per tutta la realtà italiana. A questo proposito, Don Giacomo ha già preso contatto per la Giornata di approfondimento e lo sviluppo del Dialogo tra cattolici ed Ebrei , che si tiene ogni anno il 17 gennaio.

Il Dott. Pugliese, nella sua introduzione, ha presentato il tema del PONTE con un’immagine bella e provocante: si sta sul ponte, che è struttura di comunicazione, di passaggio, ma anche di osservazione di quello che c’è sotto e quello che c’è sotto sono le nostre specifiche realtà, che devono essere portate SUL ponte, altrimenti il ponte è inutile. Il ponte, quindi, deve essere costruito e la conoscenza reciproca è lo strumento primario per la sua costruzione. Non può esserci dialogo, che è il ponte lanciato verso l’altro, se non c’è questa conoscenza, unico strumento per vincere la paura, la diffidenza e il pregiudizio.

Le relazioni dibattute hanno avuto come temi il pregiudizio, l’identità collettiva e la memoria collettiva e hanno suscitato un ampio e vivace dibattito. Hanno avuto il pregio – ognuna sotto la propria, particolare angolatura e competenza – di sollevare domande, di indagare avvenimenti storici lontani e recenti che hanno scosso le coscienze e che stanno ad indicarci delle strade da percorrere, INSIEME, anche per affrontare le nuove sfide del nostro tempo.

Il tema dell’identità collettiva è emerso come valore imprescindibile perché è alla base della possibilità di dialogo e di costruzione di relazioni positive, capaci di rispondere anche alle esigenze di vita delle persone, in ogni contesto. Solo se la diversità dell’altro è riconosciuta come ricchezza e opportunità, le relazioni possono essere fruttuose e pacifiche. La necessità di riconoscere e valorizzare l’identità collettiva dell’altro, che quindi è testimone, erede e portatore di una cultura storica, è sentita anche in Calabria, dove hanno convissuto molte comunità portatrici di un proprio bagaglio culturale e religioso. Questa necessità, è stato ribadito da tutti, sta diventando emergenza nella nuova situazione creata dal flusso immigratorio che non ha precedenti e che non può essere affrontata e gestita “ritirando i ponti levatoi”, ma pensando a progetti di integrazione.

Anche la memoria collettiva diventa valore positivo e costruttore di nuove relazioni quando, nel caso dei crimini internazionali contro una popolazione, le vittime stesse diventano soggettivo attivo di denuncia e riescono ad innescare quei processi di ricostruzione degli eventi e quindi di stabilimento della verità dei fatti. Non sono processi semplici, né facili, però possono contribuire alla costruzione di una memoria collettiva capace di difendere il valore della vita e promuovere comportamenti pienamente morali, impegnando ogni capacità umana. Neanche l’arte è esclusa da questa possibilità e le possibilità offerte dalle strutture museali sono enormi. A questo proposito, è stata ricordata l’esperienza calabrese del campo di concentramento di Ferramonti e il Sindaco di Tarsia, presente, ha ribadito l’impegno della custodia di questo luogo della memoria.

Il circolo virtuoso da azionare è dunque la conoscenza reciproca, la custodia della memoria, la piena valorizzazione delle identità, l’impegno per l’integrazione, ognuno per la propria parte.

Pia Morimanno