Cultura
“Il gabbiano” di Max Mazzotta al Piccolo Teatro Unical
Max Mazzotta omaggia Anton Cechov. Lo spettacolo andrà in scena il 14 e il 15 giugno
Ancora un debutto per la compagnia Libero Teatro, in scena con uno studio su “Il Gabbiano” di Anton Cechov 14 e 15 giugno alle ore 21 al Piccolo Teatro Unical. Il Gabbiano è infatti il titolo del nuovo lavoro diretto da Max Mazzotta, un omaggio all’autore russo che vedrà sul palco gli allievi del terzo anno del laboratorio teatrale tenuto dal regista cosentino in questi mesi al Ptu grazie alla sensibilità del rettore Nicola Leone e alla collaborazione con il DiSU Dipartimento di Studi Umanistici (prof. Raffaele Perrelli) e il CAMS Centro Arti Musica e Spettacolo (prof. Francesco Raniolo) dell’Università della Calabria. L’esito del laboratorio inoltre chiude per Libero Teatro un intero anno di ricerca e didattica teatrale che in sinergia con la compagnia Teatro Rossosimona ha permesso agli studenti e ai tirocinanti dell’ateneo di riprendere i percorsi di formazione pratica precedentemente sospesi a causa della pandemia e recuperare così crediti formativi ed attività extracurriculari. Nelle vesti dei personaggi del testo cecoviano Antonio Belmonte, Emanuel Bianco, Salvo Caira, Giuseppe De Vita, Noemi Guido, Francesco Guzzo Magliocchi, Claudia Rizzuti e Camilla Sorrentino. “Si conclude con la messa in scena del Gabbiano di Cechov – dichiara lo stesso Mazzotta – un percorso di studio sul lavoro dell’attore fatto da un gruppo di giovani talentuosi che hanno dato anima e corpo nel difficile tentativo di interpretare personaggi complessi e tormentati. Ne “Il Gabbiano”, Cechov ci pone di fronte a due riflessioni ben definite: quella sulle dinamiche emotive dei rapporti amorosi che sembrano non risolversi mai; e quella sul teatro e le sue forme vecchie e nuove che sembrano destinate anch’esse a non risolversi mai. Lo studio è stato intenso e approfondito, segnato dalla pandemia che, ha sì interrotto la pratica dando discontinuità alla ricerca, ma che non ha impedito a tutti noi di credere in questo percorso di formazione portandolo a termine con coraggio e dedizione. A questi ragazzi dico grazie per l’amore e la professionalità dimostrati in questo delirio contemporaneo in cui siamo incappati con la convinzione che il teatro possa ancora una volta aprire spiragli di luce e di poesia”.