Il genocidio armeno nelle prime pagine dei giornali diocesani

I settimanali cattolici, in uscita in questi giorni, non hanno dubbi sulle polemiche suscitate in Turchia dopo le parole del Papa sul genocidio armeno. "Non voler accettare la verità, qualunque essa sia - rilevano le testate Fisc -, è un campanello d'allarme che risuona come il voler tacere per negare, nascondere o addirittura rimuovere e cancellare".

“Riconoscere il male, per evitare di ripeterlo”. I giornali aderenti alla Fisc (Federazione italiana settimanali cattolici), in uscita in questi giorni, non hanno dubbi sulle polemiche suscitate in Turchia sul genocidio armeno: “Non voler accettare la verità, qualunque essa sia – rilevano le testate Fisc -, è un campanello d’allarme che risuona come il voler tacere per negare, nascondere o addirittura rimuovere e cancellare”. Tra gli altri argomenti affrontati dai settimanali: cristiani perseguitati, cronaca e vita delle diocesi. Proponiamo una rassegna degli editoriali giunti ad oggi in redazione.Il genocidio armeno. “Inutile negare la realtà”. È il commento che accomuna le riflessioni dopo gli attacchi della Turchia al Papa per aver parlato di genocidio armeno. “Il Metz Yeghern, il ‘Grande Male’, il massacro degli Armeni è stato il primo evento nella storia umana perpetrato da un governo col fine di eliminare per intero e per sempre una etnia specifica, segnando nel XX secolo la ripresa delle grandi persecuzioni contro i cristiani dai tempi dei primi martiri”. Lo ricorda Giorgio Zucchelli, direttore del Nuovo Torrazzo (Crema). Pierluigi Sini, direttore della Voce del Logudoro (Ozieri), commenta: “Il governo turco, dopo aver ascoltato il Pontefice, ha decretato una crisi diplomatica con la Santa Sede. In tanti, forse stupiti, si saranno domandati del perché di tanto clamore mediatico. A mio modesto parere Papa Francesco ha semplicemente ribadito una delle verità storiche cui non è possibile tacere”. Vincenzo Rini, direttore della Vita Cattolica (Cremona), sostiene: “La Turchia moderna continua sulla via del negazionismo. Dimenticando che chiudere gli occhi sulla storia è un modo per legittimare tutto il peggio che la storia ci ha dato nei secoli; è la premessa per il ripetersi dei crimini più immani. Il male della propria storia va riconosciuto per quello che è: questa è l’unica strada per evitare che altri mali, simili o peggiori, possano compiersi. L’unica strada verso la pace”. L’Araldo Abruzzese (Teramo-Atri) riprende un articolo del Sir sugli stermini di massa nel ‘900, partendo dalle parole di Francesco: “Per il Pontefice ricordare genocidi e stermini di massa ‘è necessario, anzi, doveroso, perché laddove non sussiste la memoria significa che il male tiene ancora aperta la ferita’”. Giovanni Barbieri, vicedirettore del Corriere Apuano (Massa Carrara-Pontremoli), sottolinea: “La linea del Papa è riassunta nelle parole con le quali ha interpretato la frase evangelica della liturgia il giorno successivo alle polemiche turche: ‘Noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato’. Non ha nominato il genocidio, ma si è soffermato sulla parola ‘parresia’, che si può tradurre ‘coraggio’, ‘franchezza’, ‘libertà di parlare’, ‘non aver paura di dire cose’. Se poi c’è qualche problema diplomatico, pazienza!”. Enzo Gabrieli, direttore di Parola di Vita (Cosenza-Bisignano), fa notare: “Si è gridato e discusso sui presunti silenzi di Pio XII, oggi c’è chi invece si strappa le vesti perché Papa Francesco ha avuto il coraggio di definire ‘genocidio’ l’uccisione dei cristiani armeni”. La Guida (Cuneo) avverte: “Sembra essersi arrestato il cammino che avrebbe dovuto portare la Turchia nell’Unione europea e l’Ue ad avventurarsi al di là del Bosforo, nella direzione di una regione, quella mediorientale, tanto interessante economicamente quanto instabile politicamente”. Cristiani perseguitati. Continua a destare sdegno la persecuzione dei cristiani. “Ammazzare brutalmente i cristiani ancora non fa notizia”, avverte sulle pagine di Condividere (Mazara del Vallo) il vescovo, monsignor Domenico Mogavero, ma “il silenzio furbastro e complice non paga”. Per Elio Bromuri, direttore della Voce (Umbria), “c’è strada da fare per tutti, a cominciare da chi ha in mano le sorti dei popoli – Europa, Onu, Stati ricchi, commercianti di armi – che sembrano piombati in un profondo e cinico letargo”. “Perché, di fronte al massacro dei cristiani, al martirio di centinaia, di migliaia di uomini, di donne, di bambini, di null’altro colpevoli che di credere in Cristo e nel suo messaggio d’amore, nessuno si mobilita e i grandi leader del mondo tacciono, si voltano dall’altra parte, quasi si trattasse di eventi fastidiosi che non li riguardano e per i quali sono tutt’al più disposti a rilasciare qualche dichiarazione di maniera?”, è l’interrogativo posto da Presenza (Ancona-Osimo). “Ogni giorno nel mondo vengono uccisi 10 cristiani. Secondo il rapporto World Watch Monitor, nel 2014 sono state uccise 4.334 persone nel nome di Gesù e 1.062 chiese sono state distrutte”, “eppure tutto tace”: secondo Luciano Sedioli, direttore del Momento (Forlì-Bertinoro), siamo “smemorati” come “Pilato”. Anche la Valsusa (Susa) sottolinea: “Oggi, nel secolo XXI la nostra Chiesa è una Chiesa di martiri”. Sulle pagine di Luce e Vita (Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi) viene ricordata l’ammirazione di don Tonino Bello per monsignor Romero: “Certamente non siamo lontani dalla verità se affermiamo che Romero divenne, per don Tonino, punto di riferimento per il suo ministero episcopale quale testimonianza evangelica per la giustizia e la pace”. Ricordando il rapimento, un anno fa, delle studentesse nigeriane da parte di Boko Haram, il Nuovo Giornale (Piacenza-Bobbio) scrive: “Dove non arrivano gli uomini può arrivare la preghiera, unendoci alla mobilitazione internazionale: #BringBackOurGirls”. Cronaca. Diversi gli spunti dalla cronaca. L’Expo “è una occasione per riflettere e per renderci conto che non a tutti è assicurato il nutrimento per vivere. È un richiamo alla nostra coscienza a cambiare stili di vita”, sostiene sulle pagine di Vita Pinerolese (Pinerolo) il vescovo Pier Giorgio Debernardi. Concorda Paolo Lomellini, direttore della Cittadella (Mantova), per il quale è “un’occasione importante per il Paese, e non solo. Non fosse altro per il tema guida dell’Expo, legato all’alimentazione di tutta l’umanità che abita il pianeta. La Chiesa sarà partecipe di questo evento attraverso la Santa Sede e la Caritas internazionale, richiamando l’attenzione sul bisogno fondamentale di cibo per tutti gli uomini così come pure la questione non eludibile che ‘non di solo pane vive l’uomo’”. Ma non è solo tempo di guardare al futuro: “Sabato 25 aprile l’Italia commemora il 70° anniversario dalla liberazione dalla dominazione nazista e dal collaborazionismo fascista. È stato un grande impegno per la libertà col sacrificio di migliaia di patrioti e di vittime civili”, ricorda Paolo Busto, direttore della Vita Casalese (Casale Monferrato). Di fronte ai dati che riguardano il Paese, si chiede Pino Malandrino, direttore della Vita diocesana (Noto), “è possibile trovare, nell’interesse dei cittadini, una posizione mediana, fra l’ottimismo di Renzi e il disfattismo dei più? Oppure l’interesse per le prossime elezioni regionali deve necessariamente far perdere di vista il bene comune?”. Sulla riforma del Terzo Settore riflette Gianpiero Moret, direttore dell’Azione (Vittorio Veneto): “La legge è stata approvata alla Camera non senza pesanti critiche”, ma “siamo solo all’inizio, si tratta di una legge delega che oltre a dover passare nel Senato, richiede poi di essere seguita dai decreti attuativi del governo”. Facendo riferimento al convegno “Volontariato, cooperazione, associazionismo e istituzioni. Insieme per il bene comune”, il Nuovo Diario Messaggero (Imola) sostiene: “Ancora molto si può fare, a legislazione invariata”. Notizie (Carpi), rammentando la campagna “Una sola famiglia umana, cibo per tutti: è compito anche nostro”, ricorda che “in occasione della giornata mondiale della Terra, mercoledì 22 aprile, i promotori della campagna ne rilanceranno i temi: dalla sovranità alimentare al ruolo dell’agricoltura familiare e dei mercati locali, dalla finanza etica contro la speculazione sul cibo alle relazioni di pace, solidarietà e giustizia quali fondamenti essenziali per sconfiggere la fame”. La povertà si fa sentire dappertutto. Mario Barbarisi, direttore del Ponte (Avellino), si chiede: “È giusto accettare di scorgere un senzatetto per strada come un avvenimento normale, ordinario, o dovremmo porci qualche interrogativo?”. Nicola Sangiacomo, vicedirettore della Settimana (Livorno) lancia l’allarme sui “dati preoccupanti sulla crescita del gioco d’azzardo anche a Livorno: solo nelle slot si spende più di quanto viene destinato alla spesa sociale”. Il problema, dichiara Francesco Zanotti, direttore del Corriere Cesenate (Cesena-Sarsina), è che “oggi tutto è permesso. Non si devono più porre ostacoli a nulla e a nessuno. Ognuno fa ciò che si sente. Ci si sposa e poi ci si lascia con la stessa facilità. Anzi, ormai non ci si sposa più. Si sta insieme sulla base degli affetti. E se gli affetti vengono meno, non ci sono più ragioni per stare insieme. Si desidera un figlio a ogni costo, anche andando in affitto (è un eufemismo) di un utero da una donna che viene pagata per questo. Un assurdo, una nuova forma di schiavismo che quasi nessuno ha l’ardire di dichiarare apertamente”. A proposito della strage nel Tribunale di Milano, il Popolo (Tortona), evidenzia: “A volte capita che questo Paese, comunque malato, riesca a crescere: quando fanno fuori un galantuomo; quando piangiamo un martire; quando la brutalità si trasforma in combustibile per alimentare il nostro senso di civiltà”. Alla gente, sottolinea Walter Lamberti, direttore della Fedeltà (Fossano), “piace stare sulla scena del crimine. Ma accanto a questa nostra perversione – vera o indotta – che diventa business per i media, che deve farci riflettere c’è forse da recuperare e riconoscere il senso vero dell’informazione, e il ruolo professionale dei giornalisti, che scrivono, firmano e quindi rispondono”. A proposito del fenomeno in crescita delle “bulle”, Amanzio Possenti, direttore del Popolo Cattolico (Treviglio), evidenzia che “non si possono dimenticare alcune situazioni presenti in parte (per fortuna non alta) nella gioventù, maschi e femmine: la caduta dei valori, la negatività nel comportamento della famiglia che sollecita il futuro dei figli come la costruzione di un domani di potere economico da tramandare, la permanenza di un disagio sociale evidente, l’insofferenza alle regole”. Rispetto al tentativo di istituire un registro delle unioni civili da parte dell’amministrazione comunale di Reggio Calabria Davide Imeneo, direttore dell’Avvenire di Calabria (Reggio Calabria-Bova), commenta che è “una fretta sospetta, che lascia trasparire – oltre a superficialità e leggerezza – anche una precisa volontà ideologica”. Pier Giovanni Trossero, direttore dell’Eco del Chisone (Pinerolo), parla di due casi che toccano il territorio locale: il “Bim (Bacino imbrifero montano)” e “l’Agess, società consortile per lo sviluppo della Val Pellice”. Corriere Eusebiano (Vercelli), a proposito della crisi in Comune, ricorda che “si tratta per trovare una soluzione”. Attualità ecclesiale. Non manca l’attualità ecclesiale. Vincenzo Finocchio, direttore dell’Appennino Camerte (Camerino-Sanseverino Marche), parla della bolla d’indizione dell’Anno santo straordinario della misericordia: “‘Vultus misericordiae’ può avere una doppia traduzione: ‘Il volto della misericordia’ ovvero ‘I volti della misericordia’”. Lucio Bonomo, direttore della Vita del Popolo (Treviso), evidenzia: “Se l’Anno santo riguarda la Chiesa universale e le singole Chiese locali, anche le nostre famiglie cristiane, piccole Chiese domestiche, dovrebbero aprire nelle loro case una porta della misericordia, impreziosita dal logo del Giubileo”. Lauro Paoletto, direttore della Voce dei Berici (Vicenza), sostiene: “Papa Bergoglio ci ricorda chiaramente che l’abbraccio misericordioso di Dio non è un ‘voemose ben’ di circostanza, un buonismo che serve a quietare la coscienza. L’incontro con il Dio misericordioso ci porta a essere misericordiosi con gli altri”. Gazzetta d’Asti (Asti) riprende un articolo del Sir sul Giubileo straordinario, nel quale si ricorda che il Papa “chiede alla Chiesa di non giudicare e non condannare e di riscoprire le opere di misericordia corporale e spirituale”. In preparazione al prossimo Convegno ecclesiale di Firenze, osserva Adolfo Putignano, direttore dell’Ora del Salento (Lecce), “si possono valorizzare e incrementare ‘i germogli pasquali’ della nostra gente, le meravigliose scelte di profonda civiltà e di splendida esperienza cristiana”. Anche Stefano Fontana, direttore di Vita Nuova (Trieste), è proiettato verso il Convegno di Firenze”: “Di fatti nuovi nella storia ce ne sono stati tanti in questo decennio che ci separa dal precedente Convegno ecclesiale nazionale di Verona, tenutosi nel 2006. Ma questi fatti risultano opachi se non vengono letti alla luce del Vangelo di Gesù, che non cambia mai”. Sulla Sindone si sofferma l’arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia, sulle pagine della Voce del Popolo (Torino): “Poniamoci sulla scia di generazioni di pellegrini che hanno fatto questo percorso per incontrare la Sindone segno doloroso e glorioso, tanto efficace, dell’amore redentivo del nostro dolce Signore”. Commentando il documento dei vescovi del Triveneto sul lavoro, Vincenzo Tosello, direttore di Nuova Scintilla (Chioggia), parla di un “Vangelo del lavoro”, che è “strada di vera evangelizzazione nel mondo d’oggi e che allo stesso tempo promuove ogni dimensione dell’umano”. Anche Bruno Cescon, direttore del Popolo (Concordia-Pordenone), parla del documento: “È una nota che va letta. Non è generica. È frutto di una Chiesa, quella triveneta, con i piedi per terra, che è coinvolta nella vita dei paesi e delle città. In linea con la sua tradizione storica di presenza sociale e caritativa”. Voci e Volti (Manfredonia-Vieste-S.Giovanni Rotondo) riporta l’annuncio dato dal vescovo, monsignor Michele Castoro, della sua prossima visita pastorale: “Verrò ‘in nomine Iesu’ nelle parrocchie e comunità”, spiega. Di un’iniziativa diocesana importante parla il Ponte (Rimini): “Il Campo Lavoro, che sabato e domenica apre i battenti per la 35ª volta”. Logos (Matera-Irsina) presenta una testimonianza: “Mi basta l’amore di Gesù Cristo per vivere una vita dignitosa. L’amore di Gesù mi ha salvato dalla miseria. Oggi è tutto diverso mi sento amato da tutti; non v’è giorno in cui non mi sento amato dall’amore del Signore mio Gesù”. Una riflessione sulla famiglia per Emmaus (Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia): “La famiglia è piccola Chiesa, ma delinea ai nostri occhi uno stile per essere Chiesa. Ogni coniuge si fa dono per il bene dell’altro, ha la grazia per essere un cuor solo e un’anima sola con l’altro, per essere ognuno segno di Cristo servo per l’altra persona”. L’Aurora (Caltanissetta) parla della clausura: “Una monaca non è isolata dal mondo, ma ne è semplicemente separata per cogliere, di questo mondo, ogni gioia e ogni dolore e trasformarli in rendimento di grazie o in supplica di misericordia”. Giordano Frosini, direttore della Vita (Pistoia), guarda al mondo del lavoro in un’ottica cristiana: “Crediamo necessario che i cristiani, insieme a tutti gli uomini di buona volontà, lavorino in funzione di un interclassismo bene inteso e dinamico, che in qualche modo gli stessi tempi richiedono e suggeriscono. Si tratta di una delle attualità più incisive e più coraggiose del pensiero sociale della Chiesa”. Alessandro Repossi, direttore del Ticino (Pavia), lancia l’allarme: “Le chiese di Pavia sono sempre più nel mirino di vandali e ladri”, per cui “è più che mai necessario intensificare i controlli, di giorno e anche nelle ore notturne: un compito che spetta alle istituzioni e alle forze dell’ordine”. Una riflessione sulla vita per Raffaele Mazzoli, direttore del Nuovo Amico (Pesaro-Fano-Urbino): “La vita di ogni essere umano è tutta qui nel presente ed è affidata al domani. Eloquente il verso del grande poeta latino ‘canto per l’eternità’. Eternità, parola veramente inutile e senza significato se non fosse riferita all’uomo, l’unico che ne abbia piena coscienza”. La Voce Alessandrina (Alessandria) ricorda che inizia l’ottavario in onore della “Clementissima patrona”, “come gli alessandrini chiamano da secoli la Madonna venerata con il nome ‘della Salve'”.