Il mio primo Natale in mezzo a voi

Il tradizionale incontro di fine anno con la redazione di Parola di Vita. Una chiacchierata serale in episcopio a circa sei mesi dall'insediamento. Monsignor Nolè: "l'impegno pastorale è aumentato ma sto incontrando sacerdoti e laici maturi e che amano la Chiesa, con tanta voglia di apostolato e di corresponsabilità"

L’arcivescovo è appena rientrato da una lunga giornata di impegni pastorali e di visite nei luoghi della sofferenza, primo fra tutti l’ospedale civile di Cosenza, dove in alcuni reparti, molto delicati (oncologia infantile, psichiatria…) ha potuto portare l’affetto e la preghiera della Chiesa. “Sono tornato carico di speranza e di gioia per l’affetto e la semplictà delle persone. Ho incontrato professionisti e volontari,ho incontrato i malati, naturalmente. Lì, ho annunciato che dal 24 dicembre al 7 gennaio prossimo si potrà fare esperienza giubilare. Si potrà ottenere l’indulgenza plenaria. Ho visto un grande entusiasmo, davvero una bella attesa”. Così, raccontandoci la sua giornata, con la serale serenità dell’apostolo, ci accoglie nel palazzo arcivescovile per il tradizionale appuntamento con la Redazione del Settimanale diocesano. “Ho scritto un messaggio natalizio per la diocesi, vorrei condividerlo con voi”. L’incipit è di un convertito, un testo poetico di Papini sul Natale. Su questa nota musicale il vescovo ci legge il suo testo, come una piccola sinfonia (che abbiamo riportato come editoriale di questo numero) che dà il senso vero del Natale. È Natale quando Cristo nasce nel cuore dell’uomo, “solo così potremo amare ogni uomo, ogni donna, come fratello e sorella“. Non mancano cenni evidenti alla spiritualità francescana; monsignor Nolè ovviamente ne è impregnato. Non c’è discorso nel quale non fa almeno accenno al poverello d’Assisi che ha riportato al centro l’uomo, il povero, il sofferente, l’ultimo. Poi il vescovo passa alla vita della diocesi; ci chiede sempre di avere un occhio al territorio “è in fondo il segreto di un settimanale che deve dare spazio al territorio, alle parrocchie, alla gente“.

Come è stato il primo impatto ?

L’impatto con la diocesi è stato bello. All’inizio naturalmente un po’ spiazzato per le dimensioni, sono passato da una piccola diocesi ad una grande diocesi. Ma ho trovato buoni collaboratori, ognuno impegnato nel suo settore. La vastità è stata una gran bella scoperta. Girando ho scoperto la vera Calabria fatta di paesini, di stradelle che si inerpicano, di paesi aggrappati sulle dorsali. La diocesi non è solo Cosenza e dintorni.

Che Chiesa ha trovato ?

Ho trovato una Chiesa viva, bella, quella delle persone. Dappertutto ho trovato brava gente desiderosa di incontrare il pastore, di ascoltare. I fedeli sentono il bisogno di godere della presenza del vescovo. Penso che questo sia merito anche dei parroci che hanno fatto questo lavoro. Al di là di qualche episodio localizzato, davvero ho trovato sacerdoti che danno la vita, che si consacrano a servizio dei paesi. Ho visto che anche le chiese di mattoni sono ben tenute, custodite, curate.

I vostri primi mesi coincidono con l’inizio del Giubileo…

Con il Giubileo abbiamo constatato che c’è un grande ritorno, c’è un grande desiderio di partecipazione.

Nella gente c’è un grande desiderio di Dio. Io dico una cosa, mentre avanza il Regno di Dio aspettiamoci anche il colpo di coda del demonio. Così come è stato dopo l’anno di grazia sacerdotale… Non dobbiamo  temere ma sicuramente vigilare. Lui sa come deve lavorare. Vedo però i cristiani responsabili. Vedo una voglia di famiglia, una voglia di comunione.

Di cosa ha bisogno oggi la nostra Chiesa?

Ha bisogno di fidarsi di più dei laici, di prepararli e di inviarli. Dove arriva il laico non arriva il sacerdote. Quando riusciremo a cogliere questa sfida avremo imboccato la strada conciliare della riscoperta del popolo di Dio. Dobbiamo gridare di meno, evitare di accusare e proporre di più. Dobbiamo imboccare la strada del dialogo. Non serve una fede gridata, serve una fede testimoniata, come hanno fatto i santi e i martiri, che hanno lavorato silenziosamente. Il lavoro educativo è più lungo ma anche più fecondo. È quello che incide, lascia traccia. Come don Puglisi, Livatino… non hanno mai gridato. Hanno arato il terreno delle coscienze, così sottraevano persone al male. Questa è la via vincente, è la via del Signore. Gesù stesso ha formato i suoi Apostoli per poi mandarli a portare la buona notizia.

Come redazione, a nome di tutta la nostra famiglia,che ogni anno va allargandosi, abbiamo espresso il desiderio di una sempre maggiore vicinanza alla nostra realtà che sta crescendo a servizio della diocesi. Abbiamo voluto ringraziare la Chiesa cosentina per le tappe raggiunte ed il Vescovo ci ha incoraggiato ad andare avanti, a programmare, progettare, a sognare per dare speranza a questa terra, alla nostra Chiesa, con il nostro ministero bello e delicato. Monsignor Nolè ha voluto conoscere un po’ della nostra storia, il racconto di questi otto anni, dei piccoli-grandi traguardi che abbiamo raggiunto con la passione e la voglia di servire la Chiesa attraverso questo progetto pastorale che si identifica ma che va anche oltre Parola di Vita. Dalle parole alla concretezza. Dopo i dolcetti e l’intervista il vescovo ci invita ad una bella spaghettata. C’è un po’ di fame in tutti noi ma la novena del mattino, alle ore sei nelle diverse parrocchie, ci fa desistere… sarà per la prossima puntata. In fondo la famiglia si ritrova anche a tavola per condividere il pane dell’amicizia e della fraternità. Non mancheremo all’appuntamento… Pace e bene.