Chiesa
Il nome di Dio è Misericordia: parola di Francesco
Entriamo nel libro - intervista che il pontefice ha realizzato con il vaticanista Andrea Tornielli. Tra esperienze di vita e magistero, tra riflessioni e idee per la Chiesa di oggi, un latro testo per conoscere meglio il pensiero e la missione del Papa venuto dalla fine del mondo.
E’ un crescendo di riflessioni, idee, consigli, quelli che papa Francesco propone nell’intervista con il vaticanista Andrea Tornielli, nel libro “Il nome di Dio è Misericordia”. Spunti che sono indirizzati un po’ a tutti, ai chierici come ai laici, a chiunque abbia un po’ di volontà e voglia fidarsi di Dio e del suo stile.E lo stile di Dio, per il nostro Papa, è proprio la Misericordia, il suo nome. “E’ l’atteggiamento divino che abbraccia, è il donarsi di Dio che accoglie, che si piega a perdonare”. Nel libro – intervista, c’è tutta l’esperienza di un uomo che, pur non vergognandosi di dirsi peccatore benché Papa, racconta di vivere il suo ministero cercando di avere sempre dinanzi a sé il Signore, nel costante incrocio di sguardi con lui. Lo dirà, nelle pagine finali, che la santità è possibile solo alla presenza di Dio, ed è tale presenza che addita a chi ha il piacere di leggerlo.Intanto, aprendo il discorso, traccia quasi immantinente il profilo di Dio. “La misericordia è la carta d’identità del nostro Dio”. Il connotato, il caratteristico, “il nome di Dio” – secondo quell’espressione che poi ha dato il titolo all’opera (Piemme edizioni, 109 pagine).Poco oltre un centinaio di fogli che condensa il percorso di vita e di fede del Papa venuto dalla fine del mondo e l’esperienzialità personale della misericordia del Padre, secondo quell’espressione che rappresenta il motto del Giubileo della misericordia. Aprendo il suo libro, presentandolo ai lettori, Andrea Tornielli richiama proprio la predicazione della misericordia come caratteristica pregnante di questi primi anni del pontificato di Francesco, a ben vedere sin dalla prima omelia nella messa celebrata nella cappella di Sant’Anna, la parrocchia vaticana, pronunciata a braccio, e alla quale il giornalista redattore precisa di aver partecipato: “Il messaggio di Gesù è la misericordia. Per me, lo dico umilmente, è il messaggio più forte del Signore”. Tornielli si dice “colpito” da quella “centralità del messaggio della misericordia” subito affrontato da Francesco, ma del Papa argentino riporta altri passaggi a suo modo di vedere significativi, come quello dell’omelia pronunciata a Casa Santa Marta il 7 aprile 2014. “Dio perdona, non con un decreto, ma con una carezza” – aveva detto il Papa – specificando che “Gesù va anche oltre la legge accarezzando le ferite di nostri peccati”. In quest’ultima frase, poi declinata in diverse forme e argomentata dallo stesso Francesco durante l’intervista, c’è tanto dell’apostolato di questi anni di papa Bergoglio. Anzitutto, la misericordia infinita di Dio, che mai si stanca di perdonare (“siamo noi che ci stanchiamo di chiedere perdono”), ma che ci precede con il suo amore: “primerear”. Poi, il pericolo del pelagianesimo e della rigidità, dei catari e degli gnostici, e di chi “esclude, emargina”, chiude le porte. Scriveva Sant’Ambrogio, e il Papa lo riprende: “dove si tratta di elargire la grazia, là Cristo è presente; quando si deve esercitare il rigore, sono presenti solo i ministri, ma Cristo è assente”. Da qui la necessità di essere pastori e non dottori della legge, di lasciarsi guardare da Dio come peccatori, riconoscendo di esserlo ed anzi vergognandosene, e di “entrare nel buio, nella notte che attraversano tanti fratelli”. Un messaggio rivolto inequivocabilmente ai sacerdoti, ma, papa Francesco lo dice chiaramente, poi rivolto a tutti, perché in tutti scatti quella capacità del “misericordiando”, dell’ “entrare in contatto con i fratelli, di far sentire la nostra vicinanza”, per realizzare quello che papa Francesco chiama “apostolato dell’ascolto”, e che dice di ritrovare soprattutto nelle opere di misericordia spirituali. E’ bello che, nel testo, ogni esortazione e speranza di Francesco sia spiegata anche attraverso alcuni episodi concreti della sua vita. Quando ha fatto esperienza per la prima volta della misericordia? – gli chiede Andrea Tornielli, facendogli poi riflettere su quelle figure sacerdotali che più di tutte hanno costituito persone significative nella vita di Jorge Mario Bergoglio. Fatti già noti e meno noti, rispiegati, riflettuti una volta di più, per una rilettura dialogata anche del documento principe di questo pontificato, l’Evangelii Gaudium.”La Chiesa non è al mondo per condannare, ma per permettere l’incontro con quell’amore viscerale che è la misericordia di Dio. Perché ciò accada, lo ripeto spesso, è necessario uscire. Uscire dalle chiese e dalle parrocchie, uscire e andare a cercare le persone là dove vivono, dove soffrono, dove sperano”. Infine, l’auspicio per questo Giubileo della misericordia. “Faccia emergere sempre più il volto di una Chiesa che riscopre le viscere materne della misericordia e che va incontro ai tanti ‘feriti’ bisognosi di ascolto, comprensione, perdono e amore”.