Primo Piano
Il Papa ai giovani: vivete un amore casto, di servizio. Fate controcorrente
Commovente incontro davanti a 50 mila giovani in piazza Vittorio. Il Papa ha ascoltato alcune domande dei giovani sull'amore e sulla testimonianza, chiedendo un amore casto e a servizio degli altri, che non cerchi di sfruttare l'altro per edonismo e ha invitato a guardare alla croce come segno vero dell'amore.
“L’amore più grande è quel legno pesante”. Mentre portano al Papa la Croce della GmG, 50.000 giovani presenti in piazza Vittorio cantano di gioia l’inno della visita pastorale di Francesco a Torino. Una “mini-gmg”, come alcuni l’hanno definita, certamente un momento di grande gioia, iniziato al canto dell’Emmanuel. Un giovane dà il benvenuto il papa in dialetto piemontese, una delle costanti di questo viaggio di Francesco. Bergoglio riceve la croce, l’abbraccia, la bacia, prega. E’ un momento intenso, alla scuola dell’amore più grande, che è poi lo slogan dell’ostensione della Sindone 2015. Tre giovani si accostano a Francesco. Tre domande: “cos’è l’amore di Gesù?”; “come si fa quando non si riesce a trovare lavoro e poi viene meno anche la fede?”; “ci può aiutare a manifestare l’amore di Gesù?”. Il Papa compendia le domande in un discorso carico ancora di intensità, l’ennesimo della giornata torinese di Francesco, che arriva a dire, quasi chiedendo scusa, “che l’amore è casto”. Prende spunto da vangelo giovanneo di “Gesù che dà la vita per i propri amici”. “Amore”, “vita”, “amici”. Le tre parole spiegano ciascuna l’altra, per Francesco. L’amore, appunto, “che si comunica”, perché “non è sordo, né muto, è concreto, è nelle opere, non è un sentimento. Cioè è nel dialogo, sempre”.
“Vivere, non vivacchiare” -dice ai tantissimi giovani presenti. “E’ brutto vedere un giovane fermo, che vive come un vegetale. Che tristezza al cuore vedere i giovani in pensione a 20 anni. Quando il giovane ama, cresce, non va in pensione”. non lascia passare la vita così. Poi il Papa, che si dice “non moralista”, parla della castità. Parola chiave che ne chiama un altra, “servizio”. “L’amore è casto, in questo mondo di edonismo, io vi dico: siate casti”. “Avete portato la croce, quello è il segno dell’amore”. A proposito della sfiducia nel mondo del lavoro e nel futuro, Francesco ha detto alla giovane: “se ti fidi soltanto degli uomini hai perso”. Sono gli stessi uomini che si dicono “cristiani”, gli stessi imprenditori “che si dicono cristiani e fabbricano armi”. Un richiamo ancora all’Armenia, alle tantissime vittime, considerati “essere umani di seconda classe”. Un passaggio sulla “tragedia della Shoah”, le potenze sapevano, ma c’erano “gli interessi”. “Sono passati tanti anni prima di arrivare a una certa libertà, c’era una sorta di ipocrisia a parlare di pace e fabbricare armi”.
“Stiamo vivendo la cultura dello scarto – ha detto ancora il Papa per rispondere alle domande – si scartano i bambini, perché si uccidono prima di nascere, si scartano gli anziani perché non servono, si lasciano morire: una sorta di eutanasia nascosta. E ora si scartano i giovani: pensa a quel 40% dei giovani senza lavoro. E’ proprio uno scandalo. Questo perché nel sistema dell’economia mondiale non c’è l’uomo o la donna come li vuole Dio, ma c’è il denaro, e tutto si fa per denaro”. Per il Papa, “con questa cultura dello scarto il senso di sfiducia si allarga, si allarga, si allarga”. Il Papa comprende la sfiducia dei giovani. “Quante volte finiscono nelle dipendenze, quante volte si suicidano, quante volte vanno a lottare con i terroristi”. “Dobbiamo andare avanti con i nostri progetti di costruzione, di aiuto, pensando ai bambini di strada, ai migranti, a tanti che hanno bisogno, per promuoverli con l’educazione, con la gioia, negli oratori”. Per fare questo, “non devo andare in pensione troppo presto”, devo “fare, fare, fare”. “Vi dirò una parola: fare controcorrente”.
Per il Papa, “bisogna fare costruttive, anche piccole, ma che ci uniscono. Questo è il miglior antidoto contro la sfiducia della vita, contro questa cultura che ti offre solo il piacere”. Fare controcorrente è “essere coraggiosi e creativi”.