Il Papa nellagrande veglia: “entrare nel mistero significa capacità di contemplazione”

Papa Francesco ha seguito il canto del preconio con la candela in mano. Una liturgia ricca di gesti, per quella che Sant'Agostino definì: "la madre di tutte le veglie". Dopo l'Exultet sono state proclamate le letture, che ripercorrono l'intera storia della salvezza. Dieci battesimi nella notte più bella dell'anno liturgico.

“Non si può vivere la Pasqua senza entrare nel mistero. Non è un fatto intellettuale, non è solo conoscere, leggere… È di più, è molto di più!”. Lo ha detto papa Francesco questa sera nella Basilica Vaticana nell’omelia della veglia di Pasqua. Il Papa ha spiegato cosa significhi entrare nel mistero. “ significa capacità di stupore, di contemplazione; capacità di ascoltare il silenzio e sentire il sussurro di un filo di silenzio sonoro in cui Dio ci parla”. Un veloce accenno alla storia della salvezza, al sepolcro rotolato. Poi l’esortazione. “Entrare nel mistero ci chiede di non avere paura della realtà: non chiudersi in se stessi, non fuggire davanti a ciò che non comprendiamo, non chiudere gli occhi davanti ai problemi, non negarli, non eliminare gli interrogativi”. Il tema era stato già accennato nei giorni scorsi. “Entrare nel mistero significa andare oltre le proprie comode sicurezze – ha detto Francesco – oltre la pigrizia e l’indifferenza che ci frenano, e mettersi alla ricerca della verità, della bellezza e dell’amore, cercare un senso non scontato, una risposta non banale alle domande che mettono in crisi la nostra fede, la nostra fedeltà e la nostra ragione”. Francesco ha concluso dicendo che per entrare nel mistero ci vuole “umiltà”, “abbassamento che è impotenza, svuotamento delle proprie idolatrie… adorazione”.