Editoriali
Il prezioso lenzuolo e la carne dei fratelli
Chi va pellegrino a Torino trova due sindoni, il telo nella Cattedrale che Benedetto XVI definì "icona del sabato santo" e quella della carità.
Papa Francesco andrà a Torino per l’ostensione straordinaria della Sindone. Abbiamo seguito le tappe del suo pellegrinaggio, sulle tracce dell’Amore, ed abbiamo trovato i segni lasciati da Cristo non solo sul prezioso lenzuolo ma soprattutto nella carne dei fratelli. Andando nelle cittadelle della carità e dell’educazione dei giovani abbiamo contemplato come la Chiesa di Torino si è presa cura e continua a prendersi cura delle icone della presenza di Cristo. Le tracce ematiche rimaste sul lenzuolo, i colpi inferti sull’uomo della Sindone, San Giuseppe Benedetto Cottolengo, San Giovanni Cafasso, San Giovanni Bosco, le hanno venerate, amate e custodite nella carne degli ultimi, dei poveri, dei malati, dei ragazzi abbandonati e di strada. Chi va pellegrino a Torino trova due “sindoni”, quella che papa Benedetto XVI ha definito l’icona del sabato santo e quella della carità. Ambedue vanno visitate e venerate, con la stessa fede e la stessa intensità. Papa Francesco ci ha ricordato di inginocchiarci non solo davanti all’Eucarestia ma anche davanti ai poveri e agli ultimi. Questo ci insegna l’eloquente testimonianza dei santi di Torino che nell’ottocento e nei primi del novecento hanno servito ed amato Gesù. É in queste nuove tracce ematiche, in queste figure dei crocifissi della storia che riappare il volto dell’uomo della Croce, con gli occhi aperti, così come ha voluto il Crocifisso della sua Chiesa il Cottolengo, fotografato nei terribili istanti che precedono la morte. Sono quegli istanti, in cui le piaghe fanno ancora male, bruciano e sanguinano, gli istanti dell’abbandono e della solitudine del crocifisso, quelli che vivono i poveri e gli ultimi. Sono gli occhi ancora “non chiusi” che abbiamo ritrovato sul telo, pronti a parlarci del sepolcro vuoto e della vittoria di Cristo.