Il rapporto tra obesità e salute

Sebbene sia innegabile che l'obesità aumenti i rischi per la salute, la presenza di un sottogruppo di persone obese e sane al tempo stesso suggerisce che questi rischi possano essere talvolta sopravvalutati

Obesità e salute sono sempre “nemici giurati”, oppure fra queste condizioni esiste un legame più complesso di quanto comunemente si pensi?Nel 2016, una giovane di 25 anni, Mary (nome di fantasia), venne reclutata per uno studio sull’obesità. A eccezione dell’indice di massa corporea (BMI), Mary era in salute: non soffriva di ipertensione, ipercolesterolemia, insulino-resistenza o altre condizioni associate all’obesità. Il suo peso era di 98 kg, e il BMI la classificava come obesa. Cinque anni dopo, nonostante un aumento di peso di 31 kg e un BMI tale da definirla “estremamente obesa”, Mary continuava a godere di una buona salute metabolica.Questo caso non è isolato. Numerosi studi hanno identificato persone con un elevato BMI, ma con una salute metabolica eccellente. Questo fenomeno, chiamato “obesità metabolicamente sana” (MHO), sfida le convinzioni comuni sui legami tra obesità e malattia. Secondo alcune ricerche, tra il 6% e il 60% delle persone obese potrebbe rientrare in questa categoria, a seconda dei criteri di classificazione utilizzati.L’MHO ha portato a riconsiderare l’idea che l’obesità conduca inevitabilmente a patologie gravi come il diabete, le malattie cardiache e alcuni tipi di cancro. Sebbene sia innegabile che l’obesità aumenti i rischi per la salute, la presenza di un sottogruppo di persone obese e sane al tempo stesso suggerisce che questi rischi possano essere talvolta sopravvalutati. Questo fenomeno ha contribuito alla crescita di movimenti che sostengono la salute a ogni dimensione, incoraggiando una visione meno stigmatizzante dell’obesità.Inoltre, l’MHO mette in discussione l’utilità del BMI come parametro predittivo della salute. Il BMI, che si basa sul rapporto tra peso e altezza, non tiene infatti conto di fattori cruciali come la distribuzione del grasso corporeo o la composizione corporea. Ad esempio, persone con molto muscolo possono avere un BMI elevato ma non essere in sovrappeso.Nonostante tali evidenze, l’MHO continua ad essere un argomento controverso tra gli studiosi. Molti esperti sostengono che, sebbene alcune persone obese possano rimanere metabolicamente sane per anni, questa condizione potrebbe essere temporanea. Studi a lungo termine, ad esempio, hanno mostrato che, con il passare del tempo, una parte significativa delle persone con MHO sviluppa disturbi metabolici. In uno studio australiano su oltre 4000 adulti, circa un terzo delle persone con MHO ha perso questa condizione dopo un periodo di cinque-dieci anni. Altri studi, poi, confermano che, anche quando l’MHO persiste nel tempo, le persone obese rimangono a rischio di altre complicazioni legate al peso, come apnea notturna, osteoartrite e riflusso gastroesofageo. Inoltre, l’obesità, anche in assenza di disturbi metabolici, è associata a un aumentato rischio di cancro e demenza.Va anche ricordato che non tutto il grasso corporeo è uguale. Studi recenti hanno dimostrato che il modo in cui il grasso è distribuito nel corpo gioca un ruolo cruciale. Il grasso sottocutaneo, situato sotto la pelle, è generalmente meno dannoso rispetto al grasso viscerale, che circonda gli organi interni. Quest’ultimo può infatti causare lipotossicità, ovvero l’accumulo di grasso negli organi, che interferisce con il loro funzionamento, contribuendo allo sviluppo di malattie come il diabete.Samuel Klein, esperto di obesità alla Washington University, ha identificato individui con MHO che accumulano grasso prevalentemente sui fianchi e sui glutei, mantenendo però una vita stretta. Questo tipo di distribuzione sembra essere protettiva contro i disturbi metabolici, poiché il grasso corporeo è confinato in aree meno pericolose.Anche l’etnia può influenzare la predisposizione a complicazioni metaboliche. Ad esempio, le persone di origine asiatica tendono a sviluppare problemi metabolici a BMI più bassi rispetto a quelle di altre etnie, probabilmente a causa di una soglia personale del grasso inferiore.Nonostante le complessità legate al BMI e all’MHO, l’obesità continua a essere percepita come una malattia, principalmente a causa dello stigma sociale che la circonda. Questo pregiudizio, spesso presente anche in ambito medico, può aggravare le condizioni di salute di una persona obesa, scoraggiandola dal cercare assistenza sanitaria o compromettendo la qualità delle cure ricevute. Rebecca Puhl, ricercatrice presso l’Università del Connecticut, osserva che lo stigma legato al peso può aumentare il rischio di depressione, ansia e stress cronico, fattori che a loro volta contribuiscono all’aumento di peso e alle complicazioni metaboliche.

In alcuni casi, lo stress indotto dal pregiudizio può essere più dannoso per la salute che l’obesità stessa. Di conseguenza, i ricercatori suggeriscono di spostare l’attenzione dalla perdita di peso verso la promozione di abitudini di vita sane, come l’attività fisica regolare e una dieta equilibrata, che possono migliorare la salute generale senza concentrarsi esclusivamente sui numeri della bilancia.Anche il rapporto tra BMI e mortalità è complesso e non sempre lineare. Studi come quelli condotti da Katherine Flegal, epidemiologa presso la Stanford University, hanno mostrato che le persone con un BMI classificato come “sovrappeso” tendono ad avere una minore mortalità rispetto a quelle con un BMI “normale”. Altri studi, tuttavia, hanno trovato che il rischio di mortalità aumenta con il BMI, specialmente nei casi di obesità grave. Tutte queste discrepanze nei dati, dunque, hanno portato ad una crescente consapevolezza dell’imperfezione del BMI come parametro diagnostico.Ma in attesa che la ricerca scientifica, continuando i suoi sforzi, possa affinare la comprensione della condizione di obesità e delle sue conseguenze… provare, con tutta serenità, a mantenere uno stile di vita sano e un’alimentazione corretta non farà di certo male a nessuno di noi!