Il Santissimo Crocifisso della Riforma

A tre navate, conserva tracce dell’antico tempo e anche opere recenti di autori calabresi 

Dopo essere stata delle monache benedettine (863-1184), dei frati minori (1224-1276), delle suore clarisse (1266-1375), dei frati osservanti (1415-1436) e dei frati minori riformati (1628-1866), la chiesa della Riforma è retta frati minori cappuccini dal 1º gennaio 1915. Con ogni probabilità fu uno dei primi conventi dell’ordine francescano in Calabria. Queste poche righe per sintetizzare chi sono stati i protagonisti della chiesa che oggi è chiamata del Santissimo Crocifisso a Cosenza. Una storia che, inevitabilmente, si intreccia con quella della città, che al convento ha da sempre legato la propria esperienza di fede, tanto che nel caso della Riforma ben si può dire che la chiesa di mattoni è animata dalla tradizionale fede della gente. Spicca il prezioso simulacro ligneo cinque – seicentesco del Crocifisso, appartenente alla scuola di frate Umile da Petralia, oggi situato presso l’altare maggiore, sul presbiterio, cui i cosentini da sempre si rivolgono per impetrare grazie e intercessioni, con la certezza di essere esauditi. Riportiamo le significative parole di padre Angelo Bloise nel 1936: “Ben fortunata sei tu o Bruzia terra, ben felice Cosenza che alla Croce e per la Croce hai tu sempre riposto la tua fede, la tua speranza! I padri tuoi non indarno vi si rivolsero in tutte le tribolazioni private e pubbliche, com’è dimostrato anche da recenti fatti”. Il crocifisso ligneo è un’opera pregevole quanto a espressività, che richiama il Cristo sofferente sulla croce, le sue cinque piaghe, il volto sanguinante per la corona di spine. All’interno della chiesa, per le opere che vi si trovano, si respira proprio la spiritualità dell’ordine francescano, quella della venerazione della croce che, insieme agli eventi dell’infanzia di Gesù, diventano motivo di contemplazione e preghiera accorata. Le opere d’arte e i simulacri ne sono evidente espressione: basti pensare alla statua in cartapesta della Madonna Addolorata, al moderno quadro del Gesù misericordioso, nonché ai recenti e luminosi mosaici di Sant’Angelo d’Acri e San Pio da Pietrelcina. Le immagini mosaicali dell’Agnus Dei, poi, completano il motivo artistico del sacrificio di Cristo: sono opera del maestro Arabia, installate nel 2018 sul presbiterio e sopra il portale d’ingresso; da ultimo, nel 2020, il rosone della chiesa ha visto la realizzazione di un’opera vetrata ritraente lo Stabat Mater ai piedi del Signore. Quella dell’odierno Crocifisso “della Riforma” è una storia ricca. Nell’impossibilità di raccontarla completamente, e rinviando perciò alla letteratura edita, si vuole almeno ricordare che nel 1602 il vicario provinciale dei frati minori cappuccini, padre Giacomo da Cutro, desideroso di avere un convento a Cosenza, ritenne opportuno rivolgersi a una ricca e nobile famiglia, quella dei principi Firrao che, come riportano gli storici, “alla nobiltà univano civili virtù e religiosa pietà” (A. Bloise). È proprio a partire da questo periodo che il convento e la chiesa vennero maggiormente strutturati, anche se gli spazi interni non furono subito completati, nonostante una serie di opere di abbellimento e di arricchimento grazie ad artisti solerti e di buon gusto. La chiesa del Crocifisso poteva essere considerata certamente una chiesa di campagna, alle porte della città, appena fuori il vecchio nucleo abitativo di Cosenza. Fu dedicata alla vergine Santissima di Costantinopoli, di cui in realtà conserva il titolo. Nella navata di sinistra della chiesa, quella che conserva tracce evidenti in tufo dell’antico tempio, una delle tre navate di cui si compone il Santuario, è possibile trovare proprio l’immagine della Vergine costantinopolitana. Ecco quanto scriveva Bloise nel 1936, prima cioè che la chiesa venne bombardata e distrutta durante la guerra mondiale: “spicca in mezzo un bel portale in tutto tuffo con gli ornati poco niente corrosi dal tempo, ma deturpati dagli uomini che con latte di calce ricoprirono di una gelida coltre e ne nascosero alquanto le linee leggiadre, le quali coi restauri in corso torneranno alla luce. Al centro del fastigio superiore sul portale stesso si vede uno stemma, ch’é quello dei Firrao. Si entra in chiesa. A parte destra vediamo ad una certa altezza del pavimento una lapide in marmo bianco con una larga bardatura. La lapide dice in sostanza che il tempio ebbe per fondatore Antonino Firrao e dopo di lui il figlio Cesare primo Principe di Luzzi, ne continuò l’opera di ricostruzione”. Nel ‘900 la chiesa del Crocifisso ebbe una serie di lavori di ristrutturazione e di abbellimento. Nel mese di novembre 1935 si rinvenivano le seguenti opere d’arte: la Porziuncola, cioè la Santissima Vergine che impetra da Gesù la grande indulgenza a San Francesco, il trionfo dell’Immacolata con Duns scoto inginocchiato ed estatico ai piedi della Vergine con un libro aperto sul ginocchio, la nascita di Gesù nel presepe ove si poteva ammirare l’asinella che protende la testa e, lo sposalizio di Maria con San Giuseppe; a destra le opere eseguite nel 1704 quali la presentazione al tempio, Sant’Umile da Bisignano e la Vergine con il bambino, la nascita della Madonna e l’assunzione di Maria. In due lunette apparivano l’annunciazione di Maria e l’Arcangelo Gabriele. Oggi, grazie alle diverse maestranze recenti, il santuario del Crocifisso è una delle chiese artisticamente più significative di Cosenza. Da menzionare, nella navata di sinistra, la statua del Sacro Cuore, un dipinto raffigurante San Pietro d’Alcantara eseguito da Domenico Oranges e il fonte battesimale in pietra di Mendicino, opera di E. Filippo nel 1973, sopra al quale è posto un pannello scolpito di grandi dimensioni, raffigurante Gesù con scene della sua vita. In fondo alla navata, si trova l’altare in pietra con paliotto scolpito raffigurante l’Ultima Cena. Sulla parete le Beatitudini, del 1984l’opera dello stesso autore in bassorilievo ritraente il Signore Gesù, nonché il ciclo scultoreo posto attualmente sopra il tabernacolo con il Risorto al centro e ai due lati 12 formelle su episodi del Santo Vangelo.