In Spagna i cattolici ritornano alla vita pubblica

Documento in sette punti per la rinnovata partecipazione dei credenti alla vita pubblica emerso dal congresso dell’Associazione dei propagandisti e della Fondazione San Paolo Ceu. Il Paese è in marcia verso il voto del 20 dicembre. L’impegno per il bene comune: un diritto e un dovere.

L’impegno nella vita pubblica, da parte dei cattolici, “oltre a essere un diritto, rappresenta una responsabilità morale”. Carlos Romero Caramelo, presidente dell’Associazione cattolica dei propagandisti e della Fondazione San Paolo Ceu, avverte nel suo Paese una crisi profonda, ma forse anche dei segnali positivi, nuove speranze. Le elezioni politiche si avvicinano – si terranno il prossimo 20 dicembre – e potrebbero rappresentare un tornante storico per la Spagna. Da qui la necessità di tornare a riflettere sul ruolo dei credenti nello spazio pubblico.

Più protagonismo. Secondo Romero, i cattolici devono sentirsi interpellati, “laddove vivono, come cittadini liberi e uguali, con gli stessi diritti e doveri, chiamati ad alzare la voce per porre la dignità della persona e la cultura della vita come fondamenti della democrazia”. I cattolici devono essere “protagonisti di un modo più partecipativo di vivere in democrazia che dovrà contribuire a rendere degna la politica”. Lo stesso Romero è stato tra i protagonisti del XVII congresso “Cattolici e vita pubblica”, che si è concluso domenica scorsa. Il congresso, organizzato dall’Associazione dei propagandisti e dalla Fondazione San Paolo Ceu (dal quale sono partiti messaggi di cordoglio per le vittime di Parigi e una vicinanza alla Chiesa francese), ha avuto per tema “Costruire la democrazia: responsabilità e bene comune”. Da lì si è sviluppato un dibattito politico che sta proseguendo. Anche il giornalista Carlos Herrera ha rivendicato la responsabilità dei cattolici nella vita pubblica: “Possiamo aspirare a che la politica dia una risposta al bene comune, se previamente inizia questo cambiamento nel tessuto sociale”, ha commentato. “I grandi nemici della politica sono la demagogia e la corruzione. D’altro canto, il relativismo e il nichilismo sono mali che stanno attaccando la società attuale”.

La democrazia è possibile. Al termine del congresso è stato reso noto un manifesto in sette punti che sta circolando in questi giorni. “Affermiamo che la nostra democrazia è possibile. Chiediamo di rafforzarla, affinché la libertà, la concordia e la solidarietà siano dimostrazioni inequivocabili del vigore del sistema democratico che ci siamo dati. In sintonia con il magistero della Chiesa, proponiamo l’esercizio della responsabilità e l’orizzonte del bene comune come pilastri sicuri, capaci di sostenere la convivenza pacifica e integratrice di tutti gli spagnoli. Responsabilità di fronte ai falsi profeti, che promettono paradisi artificiali e libertà illusorie. E bene comune, di fronte agli egoismi e il materialismo feroce”, si legge al primo punto. “Abbiamo fiducia e rispetto per le istituzioni politiche nate dalla Costituzione del ’78 che, in quasi quarant’anni, ha facilitato la tappa più prolungata della convivenza in pace e libertà in Spagna”, sostiene il manifesto nel secondo punto, nel quale, con un chiaro riferimento alla situazione attuale nel Paese iberico, si chiede anche alle autorità legittimamente costituite di adottare “le misure, in conformità al diritto, necessarie per garantire l’indissolubile unità della Spagna”. Il riferimento va ovviamente alle pretese secessioniste della Catalogna, entrate con forza nella campagna elettorale verso il voto di dicembre.

Difesa della vita. “I partiti politici – è il quarto punto del manifesto – sono lo strumento fondamentale per la partecipazione politica dei cittadini, però hanno bisogno di un profondo e urgente rinnovamento, per attrarre il talento e la integrità dei nuovi dirigenti della società civile e per instaurare, superando le divisioni, una sana e leale collaborazione con il resto delle forze politiche”. Il quarto punto continua con la richiesta ai partiti politici di porre al centro dei loro progetti “il riconoscimento dell’essere umano come persona dotata di una dignità trascendente per non essere trattati come oggetti, dei quali si può programmare il concepimento, la configurazione e l’utilità e che poi possono essere scartati quando non servono più, essendo diventati deboli, malati o anziani”.Una richiesta di una maggiore “esemplarità” ai politici, ma anche ai semplici cittadini è contenuta nel quinto punto.In quello successivo, gli organizzatori del congresso rivendicano “la politica, intesa come una delle attività più nobili, perché il suo autentico fine è orientato a lavorare per il bene comune”. Nel settimo punto si sottolinea che la partecipazione dei cittadini alla vita pubblica è “un diritto e una responsabilità morale”.