Inaugurata all’ospedale Annunziata la culla per assicurare il diritto alla vita

Una culla per accogliere i nascituri. La notizia di un bambino abbandonato genera sempre fragore e sgomento. Ci si chiede come si possa abbandonare un figlio. Si avanzano giudizi, spesso amari. Eppure la culla per la vita non è abbandono: è speranza, fiducia. Nella disperazione, quel gesto estremo di un genitore è uno spiraglio di serenità, è affidare il bambino che ha dato alla luce sapendo che ci sarà una famiglia pronta ad accoglierlo e amarlo. “È una giornata in cui la sanità pubblica aiuta il diritto alla vita. Sono molto sensibile al tema perché le donne vanno supportate, perché tra un diritto formale e un diritto sostanziale c’è una differenza, è un messaggio che vogliamo dare alla provincia di Cosenza e a tutta la Calabria. La donna in difficoltà ha questo luogo dove poter affidare, qualora non riuscisse a tenerlo, il proprio bambino. Non è stato un dovere, ma un atto di sensibilità che ha coinvolto tutti”. Così Vitaliano De Salazar, direttore generale dell’ospedale di Cosenza. L’occasione è l’inaugurazione della culla per la vita, la prima in Calabria, che si inserisce nella rete nazionale. Dati i recenti casi di cronaca registrati a Cosenza, il direttore ne approfitta per lanciare un messaggio: “Cosenza non è un luogo dove si rubano o vengono maltrattati i bambini. Da cittadino ringrazio le forze dell’ordine per la sensibilità con cui hanno risolto il caso”. “La realizzazione di questo punto di accoglienza evidenzia sensibilità e attenzione ad un problema sociale. La vita è sempre un dono e come tale va considerato. Avverto molto il valore dell’essere madre, che per me è uno status di altissimo privilegio, ma non mi permetto minimamente di giudicare le persone che si trovano in una situazione tale di bisogno da dover rinnegare questo privilegio. Mi sento di ringraziare quanti hanno sostenuto e reso possibile questa iniziativa che è segno tangibile di accoglienza”, le parole del prefetto Rosa Maria Padovano. “Nessun bimbo è un errore. Preserva la vita. Se non puoi, affidalo a noi” è la frase sulla targa posizionata accanto alla porta d’ingresso. Il messaggio è stato molto sentito dal Questore Giuseppe Cannizzaro e dal comandante dell’Arma dei Carabinieri Adrea Mommo che hanno sottolineato come sia compito delle forze dell’ordine “tutelare questa nuova vita. L’operato che tutti noi possiamo mettere in campo è quello di impegnarci quotidianamente affinché questo possa costituire il verbo per tutti quelli che vivono la comunità”. Presente anche il comandante della Guardia di Finanza, Giuseppe Dell’Anna, che ha sottolineato la necessità di “immedesimarsi nella donna che in realtà compie un gesto d’amore: dà al bimbo che non può tenere la possibilità di avere un futuro. Con la culla per la vita si dà la possibilità di fare questa scelta con minore difficoltà e con la prospettiva di sapere di affidare questo bimbo in buone mani”. A benedire la sala il vescovo, monsignor Giovanni Checchinato, che ha pregato affinché “i medici esercitino con sapienza la loro difficile arte, per questi bambini il personale sanitario presti con sollecitudine il proprio servizio. Possano i bambini essere accolti in una famiglia”.
Poi ha lanciato un messaggio: “Nessun bimbo è un errore, possiamo dire che nessuna donna, nessun uomo sono un errore, mai. Siamo tutti chiamati ad essere aperti, generosi e accoglienti gli uni nei confronti degli altri, perché la vita è preziosa per tutti”. La stanza che ospita la culla per la vita è dotata di elevati standard di sicurezza. A spiegarne il funzionamento è il dottor Gianfranco Scarpelli, direttore del Dipartimento materno infantile e dell’UOC Neonatologia e TIN dell’ospedale Annunziata: “Per garantire la continuità del funzionamento dei dispositivi è dotata anche di un’unità trattamento aria (Uta) dedicata ed è collegata al gruppo elettrogeno dell’ospedale. Effettuato l’ingresso e chiusa la porta si aziona tramite una tasto la tapparella che separa l’ingresso dall’area in cui sono posizionate la culla e la termoculla. Una volta usciti, quando si chiude la porta la tapparella si abbassa in automatico.
Dopo che il bambino è stato deposto nella culla, parte una telefonata in tre punti, la terapia intensiva neonatale, al servizio di vigilanza dell’ospedale e al centralino dell’ospedale, il telefono squilla fin quando non si risponde. Un segnale luminoso indica la presenza del bambino, sulla culla è posizionata una telecamera, collegata a tre computer in reparto, che riprende solo la termoculla, il tutto nella piena salvaguardia della privacy della donna. Arrivati qui, adagiamo il bambino nella termoculla da trasporto che ci consente di portare il neonato in reparto”. Per il dottor Scarpelli “si tratta di una iniziativa simbolo, per noi lasciare un neonato nella culla per la vita rappresenta l’extrema ratio, perché in ospedale abbiamo un percorso nascite che permette alle donne di partorire in anonimato”.