Insieme ce la faremo. Canti, gioia e invito alla speranza dai balconi di via Popilia

Due palazzi gemelli, ubicati una traversa della ben più nota via Popilia a Cosenza, sono balzati per pochi minuti agli onori della cronaca per aver ribadito davanti alle telecamere, come una comunità può restare unita nonostante le distanze

L’invito è quello di sempre: restate a casa; ascoltato ormai da tutti e ripetuto più volte da medici, politici e istituzioni. Ma questa volta a gridarlo a squarciagola sono stati gli inquilini di uno dei tanti palazzi di Cosenza costretti a riorganizzare, anche in maniera originale, la loro quotidianità. Così il pomeridiano “rito” del caffè diventa un momento di condivisione per scambiare quattro chiacchiere dal balcone. Le inferriate, la “parete” sulla quale appendere i bellissimi disegni realizzati dai bambini con l’inequivocabile messaggio di speranza sintetizzato ormai da tutti con l’hashtag #andràtuttobene.

Ma ad un tratto questa “strana normalità”, peraltro condivisa da una moltitudine di persone in giro per tutto lo stivale attraverso i consueti canali social, ha avuto l’onore di essere protagonista di uno dei tanti servizi che il TG3 regionale sta realizzando in questi giorni. Così due palazzi gemelli, ubicati una traversa della ben più nota via Popilia, sono balzati per pochi minuti agli onori della cronaca per aver ribadito davanti alle telecamere, come una comunità può restare unita nonostante le distanze. Come una comunità può essere, deve essere, più forte di un virus.

E quindi un tripudio di applausi per i tanti medici e infermieri che da settimane si stanno prodigando senza sosta nelle corsie degli ospedali, e l’inno di Mameli cantato insieme dal balcone per ricordare a tutti che il nostro è un grande Paese e che “insieme ce la faremo”, come ha più volte ribadito la signora del quinto piano che ha coordinato questo insolito flashmob. A lei hanno fatto eco le parole dell’inquilino del terzo che ha voluto sottolineare come in questo momento anche un semplice saluto dal balcone “aiuta a sentirci meno soli”. E poi la signora un po’ più avanti con l’età, che durante le riprese teneva in mano l’immaginetta della Divina Misericordia, ricordando a tutti, silenziosamente, che la preghiera è il miglior conforto in questi momenti così delicati. A chiudere il siparietto un signore del piano terra che, sempre a più di un metro di distanza, ha voluto ribadire al giornalista Rai che più che essere pronti alla morte (riscrivendo in qualche modo il già cantato inno nazionale) “siamo pronti alla vita e alla speranza”.

Quindi l’appuntamento dato, sognato, ad una festa da fare tutti insieme, in quel cortile del palazzo che per un momento ha racchiuso le speranze e i sentimenti di un’intera nazione.