La bella storia del cucciolo di lupo salvato in Sila

rotagonisti della vicenda Domenico Gargano ricercatore di Botanica, presso il Dipartimento di Biologia, Ecologia e Scienze della Terra e docente Unical, il dottorando Simone Rovito, Francesco Martucci e Carmela Francesco Saullo, tesisti del corso di laurea in Scienze Naturali e Ambientali.

Quanto recentemente avvenuto tra le montagne dell’Altopiano della Sila si può definire una ‘fiaba al contrario’, nella quale, nel finale, l’uomo non uccide il lupo, anzi se ne prende cura e lo salva.

Protagonisti della vicenda Domenico Gargano ricercatore di Botanica, presso il Dipartimento di Biologia, Ecologia e Scienze della Terra e docente Unical, il dottorando Simone Rovito, Francesco Martucci e Carmela Francesco Saullo, tesisti del corso di laurea in Scienze Naturali e Ambientali. “Eravamo in un’area abbastanza remota della Sila grande, prossimi al confine del Parco Nazionale, all’esterno dell’area protetta e stavamo svolgendo delle ricerche sull’abete bianco. Al termine della sessione di lavoro ho notato una vasca, profonda circa due metri e mezzo, accanto alla strada sterrata e, sporgendomi, ho visto al suo interno una sagoma che inizialmente sembrava la carcassa di un animale, ma ad un certo punto ha iniziato a muoversi e, quando si è rivolto verso di me, ho potuto identificarlo come un cucciolo di lupo”, così Gargano che ha sottolineato: “Ho allertato immediatamente i ragazzi e ci siamo subito adoperati per tirarlo su, senza alcuna remora o esitazione, visto che ci era sembrato che il piccolo fosse veramente allo stremo delle forze”.

Il cucciolo di lupo, di circa quattro o cinque mesi, giaceva nella vasca almeno da 10 giorni, era coperto da larve di mosche e parassiti, in evidente stato di disidratazione e impossibilitato ad alimentarsi correttamente, secondo quanto descritto dal botanico che, insieme al suo gruppo di lavoro, ha custodito l’esemplare  preparandogli un giaciglio nel bagagliaio dell’auto, mentre allertavano il numero unico per le emergenze e le forze dell’ordine. “Uno dei tesisti conosce direttamente il brigadiere Gianluca Congi del Corpo della Polizia Provinciale di Cosenza, distaccamento di San Giovanni in Fiore, che, facendo attività specifica nell’anti bracconaggio, si occupano spesso del recupero di animali. Il brigadiere ci ha consigliato per far riprendere il lupo di somministrandogli una soluzione di acqua e zucchero, mentre provvedeva a contattare il Centro recupero animali selvatici di Catanzaro, diretto dalla dottoressa Debora Giordano ed il veterinario Antonio Benvenuto. L’animale nel frattempo si era rianimato, era vigile, con due occhioni sgranati meravigliosi, si è lasciato gestire con tranquillità e docilità- le parole di Gargano- L’incontro fortuito con il lupetto ci aveva talmente colpito che, dopo averlo consegnato alla Polizia che si sarebbe preso cura di lui, siamo tornati indietro per perlustrare la zona del ritrovamento, temendo che ci potessero essere altre vasche della stessa natura e che si potesse essere verificato qualche altro incidente. Probabilmente progettare quelle vasche con almeno una parete fatta a gradoni, avrebbe fornito al cucciolo la possibilità di fuoriuscirne facilmente”.

Attualmente il piccolo di lupo è in cura al Cras di Catanzaro, si sta riprendendo, ha iniziato a nutrirsi in maniera autonoma e sembra ci siano le condizioni per far sperare in un futuro rilascio in natura a breve, in modo che possa ricongiungersi al suo branco, quanto auspicato da Domenico Gargano.