“La brava gente”

Nel film di Ivano De Matteo gli interrogativi sui nostri limiti e sulle contraddizioni di oggi.

C’è un giovane regista italiano che con i suoi film sta tratteggiando una sorta di “mappa” antropologica della famiglia italiana degli ultimi anni. Tutte le sue pellicole, infatti, hanno come centro del racconto il nucleo familiare: vi racconta le difficoltà che questa sta attraversando nella società contemporanea, ma anche l’assoluta necessità della sua esistenza in una realtà che vuole essere sana. Ne mette in scena le contraddizioni, a volte le negatività, ma per sottolineare come sia necessario tornare ad un certo tipo di relazione familiare, pietra basilare della comunità civile. Con “Gli equilibristi” ha raccontato le difficoltà di un nucleo familiare che si sta sfaldando e il contesto della crisi economica che ci investe sempre più fortemente. Con “I nostri ragazzi” ha messo di fronte ad una scelta morale terribile due famiglie borghesi che si sentono “per bene” e scoprono invece un lato oscuro dei loro figli adolescenti, che devono affrontare. Oggi con “La brava gente” è sempre una famiglia borghese ad essere al centro di una storia molto contemporanea. Stiamo parlando del cinema di Ivano De Matteo che, come abbiamo detto, dimostra una coerenza tematica, oltre che di stile (sobrio e mai sopra le righe), nella sua produzione cinematografica. Strana storia quella de “La bella gente”, interpretato tra l’altro da due attori noti come Monica Guerritore ed Elio Germano: è il primo film di De Matteo, del 2009, ma è uscito solo oggi, dopo “Gli equilibristi” e “I nostri ragazzi” che sono successivi. Questo perché in Italia è difficile non solo trovare i soldi per girare un film, ma anche e soprattutto, una volta girata la pellicola, trovare qualcuno che sia disposto a distribuirla. Una scommessa in un mercato cinematografico dominato dalle pellicole americane in cui i film “minori” se non funzionano nel primo weekend di programmazione vengono immediatamente “cestinati”. Per fortuna che, alla fine, De Matteo ha trovato nell’Istituto Luce il produttore che ha “ri schiato” e ha recuperato il suo film del 2009. Perché la pellicola è interessante e ci fa porre molte, attuali, domande.Alfredo e Susanna, lui architetto e lei psicologa che si occupa di donne che hanno subito maltrattamenti, hanno una casa in campagna fuori Roma dove trascorrono alcuni weekend e parte dell’estate. Un giorno Susanna vede una giovanissima prostituta che subisce le angherie di un uomo ai bordi della statale e decide di aiutarla portandola a casa. Seppure tra molteplici incertezze e nonostante la grettezza di una coppia di amici, tutto sembra procedere per il meglio ma l’arrivo del figlio della coppia provvederà a turbare la pace delle coscienze.De Matteo mette in scena una storia molto attuale: basti pensare non soltanto alle giovani prostitute che purtroppo vengono sfruttate ai bordi delle nostre strade, ma anche ai migranti che arrivano dopo viaggi drammatici in mare o ai profughi che ora stanno riempiendo le terre europee. Come ci comportiamo noi “bella gente” di fronte a questi drammi? Siamo in grado, non solo a parole ma anche a fatti, di aiutare queste vite spezzate? E soprattutto, al di là di ogni buona intenzione, qual è la migliore modalità per assistere queste persone? È una domanda morale attualissima ma anche eterna, che ci mette di fronte ai nostri limiti e alle piccole e grandi contraddizioni di noi “bella gente”.