La carità è paziente nel servizio al fratello

Intensa l'omelia di papa Francesco nella Messa celebrata con i cardinali in Basilica il giorno dopo la creazione. Il commento al brano evangelico del lebbroso purificato e l'esortazione a non avere paura della tenerezza. L'invito ad abbracciare la "logica di Gesù".

“La carità non può essere neutra, asettica, indifferente, tiepida o imparziale”. Ritorna sulla carità, papa Francesco, nell’omelia della Messa celebrata con i cardinali appena creati, nella Basilica petrina. Anche ieri, nell’allocuzione ai nuovi porporati, aveva parlato a lungo della virtù teologale, commentando l’inno di Paolo ai Corinzi. Oggi è ritornato sull’argomento, aiutato dal brano evangelico domenicale. Ai cardinali aveva additato intensamente la via del servizio, che non può realizzarsi senza vicinanza al fratello più debole. “La carità è creativa nel trovare il linguaggio giusto per comunicare con tutti coloro che vengono ritenuti inguaribili e quindi intoccabili” perché “il contatto è il vero linguaggio comunicativo”. Da qui l’esortazione “a servire Gesù crocifisso in ogni persona emarginata, per qualsiasi motivo; a vedere il Signore in ogni persona esclusa che ha fame, che ha sete, che è nuda”. Con una certezza, che non scopriamo il Signore se non accogliamo in modo autentico l’emarginato”. È la “logica di Gesù”, quella che deve muovere i principi della Chiesa. “La totale disponibilità nel servire gli altri è il nostro segno distintivo, è l’unico nostro titolo di onore” – prosegue il Papa con linguaggio paterno. Una preghiera alla Madre di Dio, perché sia d’aiuto e intercessione. Perché, ribadisce Francesco, “ci insegni Lei – che è la Madre – a non avere paura di accogliere con tenerezza gli emarginati; a non avere paura della tenerezza. Quante volte abbiamo paura della tenerezza”. Una supplica perché Maria “ci rivesta di pazienza nell’accompagnarli nel loro cammino, senza cercare i risultati di un successo mondano”.