Diocesi
La Croce di Cristo è croce di speranza e giustizia
Arcavacata. Mons. Nolè ha accompagnato la comunità cristiana dell'Unical presiedendo la "Via Crucis"
Né il gelo della sera, nonostante la primavera sia appena sbocciata, né l’ondeggiare da moti tellurici avvertiti dalla popolazione locale nel tardo pomeriggio, hanno scoraggiato la comunità cristiana che vive la vita del campus universitario rendese dal partecipare, giovedì 22 alle 20.00, alla tradizionale “Via Crucis” all’Unical, presieduta dall’arcivescovo, mons. Francesco Nolè. A porgere i saluti il rettore, Gino Mirocle Crisci.
Le stazioni della Passione sono state organizzate da padre Emanuele, parroco della cappella dehoniana Unical e da studenti universitari, alcuni provenienti da diversi continenti che, a turno, hanno sorretto la croce lignea nell’avvicendarsi delle tappe in ricordo del cammino di dolore condotto Cristo sino al Golgota.
Al termine della “Via Crucis”, mons. Nolè ha voluto portare la croce dinanzi al portone d’ingresso della cappella, per indicare che il Cristo morto in Croce è Risorto, è vivo, annunciando a tutti che la Croce della Passione è croce di dolore, ma soprattutto di speranza: “Gesù con il suo sacrificio smaschera i traditori, sconfigge ogni tentazione che possa ostacolare il suo progetto di salvezza sin dal Getsemani, quando si abbandona totalmente alla volontà del Padre. Nella vita faremo l’esperienza del tradimento nelle relazioni umane: se seguiamo la via della Croce, però, saremo capaci di smascherare il male”.
La croce di Cristo diviene per noi cristiani croce di speranza e di giustizia. “Tante nazioni attorno alla Croce questa sera – continua il Padre Arcivescovo- proprio, qui, in questo luogo di scienza e di cultura, per testimoniare la fede e la fratellanza uniti in preghiera ai piedi della Croce. Nella VII stazione, ci è stato ricordato che il silenzio ci indica il corretto modo di portare la croce di Cristo, che diventa croce Gloriosa per mezzo della sua Risurrezione. Il silenzio, dunque, è lo stile della preghiera dinanzi alla Croce, una croce che diventa eloquente per chi in quel silenzio cerca conforto, consolazione e risposte al dolore dei tradimenti che, di certo, incontreremo nel percorso di vita”.
Alla fine della riflessione consegnataci da mons. Nolè, notiamo un ragazzo dai tratti orientali, che con molto garbo ha consegnato ai presenti un’immagine ricordo. Gli abbiamo chiesto qualcosa su di lui:”Vengo dalla lontana Asia – ci ha risposto con gentilezza – e sono uno studente del corso di Laurea Magistrale in Scienze Turistiche in questo Campus. Ho ricevuto l’insegnamento alla religione cristiana cattolica dai miei genitori e dalla mia famiglia. Ma la fede, oggi, è soprattutto il mio stile proprio di vita, tutto il mio modo d’essere trova risposte in Cristo”. E a lui e a tutti gli studenti che passeranno lontano dai loro cari la Santa Pasqua “vogliamo stringerci in un affettuoso augurio”, come ha esortato mons. Nolè.