Primo Piano
La dignità del lavoro nelle prime pagine dei giornali diocesani
I settimanali cattolici, in uscita in questi giorni, invitano a non dimenticare che "senza lavoro non c'è dignità". Oggi, sottolineano le testate Fisc, "in piena crisi, si sta ripensando il lavoro in tutti i suoi aspetti. Un compito delicato e difficile. Si deve fare un cambiamento, con coraggio e prudenza, perché il mondo cambia, i mercati cambiano, i consumi e i sistemi produttivi cambiano. Ciò che non deve cambiare sono i valori del lavoro, connessi con la dignità dell'Uomo".
“Occorre creare nuova occupazione”. I giornali aderenti alla Fisc (Federazione italiana settimanali cattolici), in uscita in questi giorni, invitano a far presto per dare speranza ai giovani. “Sono ancora tante le persone in Italia – rilevano le testate Fisc – che mancano della dignità del lavoro”. Tra gli altri argomenti affrontati dai settimanali: Expo, questioni italiane e nel mondo, cronaca e vita delle diocesi. Proponiamo una rassegna degli editoriali giunti ad oggi in redazione.
Festa del lavoro. “Senza lavoro non c’è dignità”. È il pensiero che accomuna le riflessioni in occasione della festa del 1° maggio. “Oggi, in piena crisi, si sta ripensando il lavoro in tutti i suoi aspetti. Un compito delicato e difficile. Si deve fare un cambiamento, con coraggio e prudenza, perché il mondo cambia, i mercati cambiano, i consumi e i sistemi produttivi cambiano. Ciò che non deve cambiare sono i valori del lavoro, connessi con la dignità dell’Uomo”, sottolinea Elio Bromuri, direttore della Voce (Umbria). Oggi “il problema del lavoro si pone non nell’ottica della sussistenza, ma su quello di ‘non poter portare il pane a casa’. Diviene urgente che Chiesa e società italiana s’interroghino con trepidazione sul futuro dei nostri giovani, sulla loro dignità. Sentiamo infatti che questa precarietà è attesa di nuove strade, per la costruzione del bene comune”: è la riflessione di Luce e Vita (Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi). Luciano Sedioli, direttore del Momento (Forlì-Bertinoro), evidenzia: “Il 1° maggio, da una decina d’anni, ha perso le sembianze gioiose della festa dei lavoratori per assumere quelle più tristi e disincantate degli esodati, dei licenziati, dei disoccupati, dei giovani in cerca di un’occupazione qualsiasi. Una generazione senza lavoro è una generazione a rischio in tutti i sensi. Purtroppo non se ne avverte la gravità e di conseguenza, la responsabilità”. Bruno Cescon, direttore del Popolo (Concordia-Pordenone), denuncia: “Eppure l’Italia non riuscirà a superare la crisi senza un generale comportamento più corretto, anche più onesto a partire dalla testa giù giù in tutte le membra del corpo”. Il Corriere Cesenate (Cesena-Sarsina) ricorda la festa del lavoro presso l’azienda ortofrutticola “Tosi” a Sala di Cesenatico, il 2 maggio: “Il titolo scelto quest’anno ‘Nella speranza, la dignità del pane’, ci porta concretamente a riflettere sull’attuale momento storico. Senza lavoro non c’è famiglia e non c’è dignità umana”. Il Ticino (Pavia) parla dell’iniziativa diocesana di “Compralavoro”, “un’azione di acquisto con 10 euro di un’ora di lavoro”, che ha permesso “il grande salto di qualità della nostra comunità diocesana che non si fermava solo alle lamentele sulla mancata applicazione del dettato costituzionale dell’Italia fondata sul lavoro, ma soprattutto si prendeva carico di persone e famiglie bisognose con il ‘Laboratorio di Nazareth’. La difficoltà d’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro è un problema comune a molti Paesi, ma in Italia è più acuto che altrove”. Per la Cittadella (Mantova), la cultura “deve, nella nostra democrazia moderna, saper coniugar al meglio molti elementi” tra i quali “un lavoro sì giusto e sicuro perché ancora oggi con il 1° maggio celebriamo tante morti sul lavoro, ancora tante persone che vivono il disagio e la disabilità a cui il diritto del lavoro viene negato, troppo lavoro non regolare che spesso impedisce ai giovani di avere il futuro che poi è il futuro della nostra società”. La Voce dei Berici (Vicenza) sostiene: “Teniamo caro il nostro lavoro, facciamolo con fierezza, come una cosa sacra. E proprio perché lo abbiamo, occupiamoci del lavoro di tutti. Per questo è ‘civile’ questa ennesima festa dei lavoratori e del lavoro, perché si batte per un lavoro giusto e onesto per tutti. Altrimenti sarebbe una festa ‘incivile'”. Per il Corriere Apuano (Massa Carrara-Pontremoli), “non è un primo maggio di festa per il mondo del lavoro italiano. La messe di cifre sui nuovi contratti che nelle settimane scorse hanno inondato i notiziari poco hanno contribuito a rendere gli stati d’animo più ottimisti”. Emmaus (Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia) ricorda: “La solidarietà fa la differenza. Integrazione, lavoro, sviluppo. Questo è il tema per il 1° maggio 2015. Un tema pensato dalle organizzazioni sindacali, per rilevare, tra l’altro, come il problema immigrazione, legato al lavoro e allo sviluppo, riguarda tutti, persone singole, organismi sociali, politici, religiosi e non deve essere sottovalutato”. Davide Imeneo, direttore dell’Avvenire di Calabria (Reggio Calabria-Bova), ammette: “Un primo maggio amaro per Reggio Calabria. Se la Festa del lavoro è realmente una festa per una cerchia sempre più ristretta di persone, quest’anno a rimanere fuori dall’entusiasmo nazional-popolare delle celebrazioni civili sono i commercianti della città dello stretto”.
Expo. Attenzione puntata anche sull’Expo. Vincenzo Finocchio, direttore dell’Appennino Camerte (Camerino-Sanseverino Marche), scrive su Expo e Chiesa: “Il padiglione della Chiesa offre una rilettura del tema generale: ‘Nutrire il pianeta, energia per la vita’ con uno slogan tra i più cari alla Chiesa: ‘Non solo pane. Alla tavola di Dio con gli uomini’. È, come è noto, la prima parte è una frase del Vangelo ed stata scelta come messaggio specifico per l’umanità intera”. Il vivere da cristiani l’Expo al centro anche dell’editoriale della Voce Alessandrina (Alessandria): “Ben venga l’Expo: purché rappresenti un autentico sprone a cercare di capire come nutrire il pianeta per promuovere la vita”. Giulio Donati, vicedirettore del Piccolo (Faenza), fa notare: “L’alimentazione, tema cardine di Expo Milano 2015 insieme a quello della sostenibilità, è l’occasione per riflettere ed educare alla fede, alla giustizia, alla pace, ai rapporti tra i popoli, all’economia e alla tutela dell’ambiente”. Ma l’Expo è importante anche per il nostro Paese, come evidenzia Amanzio Possenti, direttore del Popolo Cattolico (Treviglio): “Per l’Italia è un biglietto da visita straordinario, esposto in un momento delicatissimo della vita nazionale – economica e sociale – e puntato sulle grandi risposte che l’umanità saprà, vorrà e potrà dare sia al tema concreto di Expo sia a quanto l’Italia è in grado di dimostrare, oggi sul piano dell’attrattiva, della organizzazione e della equilibrata gestione dell’evento e domani sul deposito positivo dell’esperienza e sulla reazione delle più disparate espressioni multiculturali intervenute”. Anche uno sguardo all’Europa nell’editoriale del Sir rilanciato dal Nuovo Giornale (Piacenza-Bobbio): “L’Expo potrà essere l’inizio di un risveglio della coscienza europea? La risposta verrà, ma il messaggio che già prende sostanza è quello di ‘essere’ più Europa e non meno Europa. È un passo irrinunciabile per difendere e promuovere i diritti umani, compresi quelli della custodia dell’ambiente”.
Attualità politica italiana. A proposito degli scontri sull’Italicum, la Valsusa (Susa) ammette: “L’impressione, purtroppo, è che in Parlamento la confusione oggi regni sovrana”. “Riuscirà Renzi a completare il suo progetto istituzionale con un Italicum che comunque non cancella totalmente il Porcellum di cui conserva ancora alcune storture che cozzano con il buon senso e le scelte dimezzate degli elettori?”, si chiede Pier Giovanni Trossero, direttore dell’Eco del Chisone (Pinerolo). Per Mario Barbarisi, direttore del Ponte (Avellino), “quello che stiamo vivendo è indiscutibilmente un periodo buio, caratterizzato dal malcostume diffuso, dalle ruberie dentro e fuori il ‘Palazzo’, dalla capacità di confondere le autentiche ragioni dell’impegno politico per servire la comunità. In questo contesto sembra non esserci spazio per i giovani e, quindi, non si intravede una prospettiva valida per il futuro”. Al centro delle riflessioni anche il divorzio breve. “Il divorzio breve in realtà significa matrimonio breve; è la sconfitta dell’amore. Soprattutto la sconfitta dei figli, privati del diritto ad avere una famiglia in cui crescere insieme al padre, alla madre e agli altri fratelli portanti lo stesso cognome, frutti di un unico amore”, sostiene Vincenzo Rini, direttore della Vita Cattolica (Cremona). Con il divorzio breve, sottolinea Giorgio Zucchelli, direttore del Nuovo Torrazzo (Crema), “cambia il diritto di famiglia”: “Si sta perdendo sempre più il senso dello Stato e il valore della socialità. La famiglia stabile rappresenta un elemento fondamentale del capitale sociale di un Paese”. Anche Silvio Longobardi, direttore di Insieme (Nocera Inferiore-Sarno) sostiene: “Vi sono quelli che, con la scusa di aggiornare, vogliono rottamare anche la famiglia. Noi invece continuiamo a credere che la famiglia sia una risorsa”. La storia di una famiglia piena di amore, approdata a una trasmissione televisiva grazie ai figli, è raccontata da Giulio Donati, direttore di Risveglio Duemila (Ravenna-Cervia): “I tre hanno espresso all’Italia intera il grazie sentito per i loro genitori. Per averli messi al mondo ma soprattutto per quanto bene hanno mostrato di volersi fra loro, nella buona e nella cattiva sorte”. Dal presente al passato con una riflessione sulla Resistenza da parte di Andrea Ferri, direttore del Nuovo Diario Messaggero (Imola): “La Resistenza è uno dei pilastri su cui si fonda la nostra Repubblica”. Walter Lamberti, direttore della Fedeltà (Fossano), riprende l’editoriale scritto il 2 maggio 1945 dal canonico Andrea Panero che annuncia la liberazione della città avvenuta un paio di giorni prima: “Non per un’operazione di amarcord o di archeologia giornalistica, ma per far vivere quel messaggio e quel monito, valido ancora oggi”.
Notizie dal mondo. Attenzione anche a quello che succede nel resto del mondo. “Siamo sempre più ciechi e muti, distratti e indifferenti dinanzi a quanto avviene a chi professa la fede in Cristo in Siria o in Nigeria, in Corea del Sud o nel Laos”, denuncia Mauro Ungaro, direttore della Voce Isontina (Gorizia), per il quale “da credenti, un aiuto lo possiamo dare da subito a questi nostri fratelli nella fede: è quello spirituale, con la vicinanza nella preghiera”. “Fermatevi! Una sola vita umana vale molto di più dei milioni di dollari che in modo illecito rubate a coloro che fuggono dalla disperazione”: è l’accorato appello che Logos (Matera-Irsina) rivolge a chi si arricchisce sui migranti in fuga. “Almeno l’Europa s’impegna a salvare le vite dei migranti”, afferma il Popolo (Tortona), riprendendo un articolo del Sir nel quale si ricorda che questo “è il risultato più concreto del vertice che registra il rifinanziamento di Triton (triplicate le risorse finanziarie)”. Sul dramma dei profughi e sull’esigenza di accoglierli interviene Nicola Sangiacomo, vicedirettore della Settimana (Livorno): “Occorrerà trovare nuove soluzioni in una città che già sta vivendo una drammatica emergenza abitativa: una potrebbe essere quella di chiedere alle famiglie livornesi, che ne abbiano le possibilità logistiche, di ospitare nelle loro case i profughi a fronte di un indennizzo economico proveniente dai fondi statali destinati all’accoglienza”. Riprendendo una frase di Zygmunt Bauman sulla necessità di dialogo tra i popoli pena la morte, L’Ora del Salento (Lecce), afferma: “L’arte del dialogo sola può consentirci di evitare conflitti senza fine”. Del dramma del Nepal, colpito dal terremoto, si occupa L’Araldo Abruzzese (Teramo-Atri): “Mentre si contano ormai a migliaia i morti, continuano le ricerche dei sopravvissuti e l’aiuto agli sfollati da parte della rete Caritas, grazie alla mobilitazione a sostegno di Caritas Nepal”. Vincenzo Tosello, direttore di Nuova Scintilla (Chioggia), afferma: “Nel mondo le tragedie si rincorrono, quelle provocate dagli uomini (tra queste i troppi morti in mare nell’esodo dai drammi della propria terra…) e quelle ahimè dovute a cause naturali imponderabili come il violentissimo terremoto nel Nepal, dove forse criteri antisismici più moderni avrebbero potuto ridurre ma non certo azzerare l’impatto del disastro”.
Cronaca. Diversi gli spunti dalla cronaca. “Fuori e dentro lo stadio, tra via Filadelfia, corso Agnelli e in una curva dello stadio è andato in scena, ma Torino non fa eccezione è così anche a Roma, Napoli, Genova, Firenze, Verona ecc., il brutto del calcio. Prima sputi, calci, uova e pietre contro il pullman della squadra ospite, da parte di pseudo tifosi e poi una bomba carta esplosa in curva che solo per miracolo non ha causato conseguenze più gravi dei feriti lievi che sono stati oggetti, di una stupida, guerra sportiva, tra fazioni”, denuncia Luca Rolandi, direttore della Voce del Popolo (Torino), commentando quello che è successo a Torino domenica scorsa. Giuseppe Rabita, direttore di Settegiorni dagli Erei al Golfo (Piazza Armerina), osserva: “Giocatori corrotti, partite truccate, campionati falsati… La giustizia sportiva si sforza di fare pulizia in un ambiente che è diventato veramente troppo sporco. La gente, dicevamo, va sempre meno negli stadi. E prova a dargli torto!”. “Welcome Center si presenta”, scrive la Vita Casalese (Casale Monferrato), rammentando che è partito venerdì 1° maggio “il nuovo progetto di Santa Caterina onlus che prevede a lato della chiesa uno spazio informativo di promozione e valorizzazione delle eccellenze del territorio”. Anche il Corriere Eusebiano (Vercelli) si occupa di questioni locali sottolineando che “dopo l’addio di SiAmo” la “giunta Forte” ora è “in bilico” e “si attendono le decisioni del sindaco”. La Guida (Cuneo) parla di montagna: “La protezione della natura in montagna deve liberarsi di preconcetti ed equivoci e superare l’impostazione, ormai datata, del non utilizzo, della wilderness e della contrapposizione fra ambiente, uomo ed economia”.
Attualità ecclesiale. Non manca l’attualità ecclesiale. In vista del prossimo convegno diocesano dei giovani, il 16 maggio, sulle pagine di Montefeltro (San Marino-Montefeltro) il vescovo, monsignor Andrea Turazzi, osserva: “Occorre andare oltre certi cliché e pregiudizi. I giovani, al di là dell’immagine a volte scomposta o spregiudicata che offrono di sé, hanno cuore e intelligenza capaci di sogno, di entusiasmo, di dono di sé”. S’interroga sul futuro del cristianesimo in Europa Raffaele Mazzoli, direttore del Nuovo Amico (Pesaro-Fano-Urbino): “La Chiesa nella storia è stata sempre molto sensibile al rapporto tra fede ed espressione civile e lo sarà ancora nel delineare la nuova mappa, purché si liberi da quella percezione comune che ‘dà per scontato che il cristianesimo coincida con l’occidente; semplicemente non è vero'”. Vittorio Croce, direttore della Gazzetta d’Asti (Asti), ricorda: “Sono cresciuti a oltre 1.700 alla Messa finale nel gran tempio dell’Ausiliatrice i 1.541 visitatori della Sindone di lunedì scorso, accorsi a Torino a rappresentare ogni parrocchia della diocesi e quasi ogni suo gruppo”. Giordano Frosini, direttore della Vita (Pistoia), si occupa, infine, di “donne nella Chiesa”, che, “come l’intera società, ha bisogno delle caratteristiche tipiche del genio femminile, per liberarla dagli schemi troppo unilateralmente clericali e maschilistici, ereditati dal passato”.