Chiese di Calabria
La gioia del Risorto vince ogni paura. I messaggi dei Vescovi calabresi
Parole di attesa e trepidazione, soprattutto di speranza da parte dei Vescovi delle Chiese che sono in Calabria, per vivere al meglio questa Settimana Santa così particolare.
Pubblichiamo le sintesi dei messaggi del Vescovi calabresi per la Settimana Santa, il triduo pasquale e la Pasqua di Resurrezione.
Lamezia Terme. Giuseppe Schillaci ha parlato di questo tempo che stiamo vivendo come di “una sorta di venerdì santo prolungato”, un momento di paura e sofferenza che “ci ha resi più consapevoli che siamo tutti una grande famiglia, che siamo tutti nella stessa barca, che è fondamentale da parte di tutti, a partire dal nostro piccolo, adoperarci per il bene in ogni ambito della vita e cercare sempre quello che unisce mai quello che divide e ci divide gli uni dagli altri”. Ma “la paura trova la risposta nella Risurrezione di Cristo. È incontrata dalla luce di Pasqua.
Cassano all’Jonio. “Perché non vi stanchiate perdendovi d’animo”. È l’esortazione di monsignor Francesco Savino, vescovo di Cassano all’Jonio, offerta in un messaggio per la Pasqua. “Oggi più che mai, impediti a incontrarci da un’emergenza sanitaria che ci impegna a non uscire di casa, riconosciamo la fraternità che ci unisce a tutti coloro che sono al di là della nostra porta, oltre le mura che ci proteggono” – l’invito del presule -. “Lavoriamo creativamente, anche se a distanza, in ogni parrocchia, gruppo, associazione e movimenti, per rinsaldare la famiglia dei figli di Dio con tutte le risorse a nostra disposizione”. Mons. Savino invita ad andare “oltre i legami di sangue anche solo con una telefonata, con una videochiamata, con un messaggio”, facendosi “vicini in modo nuovo, non dovuto, irrituale, senza calcolo”.
Crotone – Santa Severina. “Accogliere il risorto in famiglia col quale aperto al mondo”. E’ questo il tema del messaggio di auguri pasquale rivolto all’arcidiocesi di Crotone – Santa Severina dal vescovo, monsignor Angelo Raffaele Panzetta. “Per preparare le nostre case, alla liturgia pasquale e ancor più alla visita del Vivente, invito le famiglie della nostra diocesi a fare le ‘pulizie’ pasquali – ha scritto il vescovo – quelle che si rendono necessarie per accogliere debitamente un ospite così illustre: occorre, come dice la Scrittura, gettare via il lievito vecchio che impedisce alla novità della risurrezione di cambiare in profondità il vissuto delle nostre comunità domestiche”. A tal fine, per mons. Panzetta “è necessario individuare e far sparire i fermenti di peccato che feriscono le nostre famiglie”. Il presule crotonese ha evidenziato che “bisogna cercare con cura ed eliminare i germi di violenza, di accidia, di superbia, di avarizia. Infine, fatta quest’operazione, è indispensabile anche aprirsi a Cristo e diventare una ‘pasta’ nuova, un pane che è lievitato nella luce pasquale del Signore””.Mons. Panzetta si è detto “certo, nella speranza, che la Pasqua porterà una reale novità salvifica al nostro mondo, alla nostra chiesa, a tutti noi”; sono convinto – ha chiuso – che questo momento di crisi che stiamo attraversando potrà diventare un evento di umanizzazione, di grazia e di salvezza”.
Mileto. “Pasqua è la nuova frontiera che elimina tutti i muri, tutte le inimicizie. Ed è su questa frontiera che noi dobbiamo collocarci per essere pronti a tutto per il bene di tutti”. Lo ha scritto nel messaggio pasquale alla diocesi monsignor Luigi Renzo, vescovo di Mileto – Nicotera – Tropea. “Gesù col suo esempio ci insegna ad invertire la rotta dell’odio attuando la più grande rivoluzione della storia”, ha scritto il presule, che ha sottolineato i frutti del Sinodo diocesano in corso. “Il Signore ci chiede di varcare la sogliadel rancore per passare dal nemico da odiare al nemico da amare. Se siamo di Gesù è questo il percorso da intraprendere, la nuova frontiera da costruire. Il male si vince solo col bene. E Pasqua ci porta questo messaggio intramontabile”.
Catanzaro – Squillace. “Vi raccomando una peculiare “sensibilità” nell’affrontare questo tempo solenne e triste. Siamo, infatti, alla vigilia della Settimana Santa più vuota di tutta la nostra vita: niente santi, confraternite, processioni, “uffici” e funzioni religiose nelle chiese, negli altri luoghi di culto tradizionali, per le strade”. A scriverlo ai fedeli, annunciando anche le celebrazioni del triduo pasquale e della domenica di Pasqua, è monsignor Vincenzo Bertolone, arcivescovo di Catanzaro – Squillace. “Con Maria Addolorata dobbiamo contemplare Gesù Risorto, con la certezza che la morte non è l’ultima parola, e con la Chiesa dobbiamo alzare lo sguardo verso il Cielo, contemplando Maria Assunta nella Gloria di suo Figlio, con tutti i santi conosciuti e sconosciuti, fidenti che la sofferenza innocente dei malati e dei morenti, unita alla sofferenza redentrice di Gesù, aprirà loro la porta del cielo”.
Locri – Gerace. “Lo Spirito del Risorto ci aiuti a rompere ogni muro di isolamento e farci ripartire con l’entusiasmo dei due discepoli di Emmaus, per vivere il Vangelo con rinnovato entusiasmo in questi giorni di privazione, di desolazione e tristezza”. Lo ha scritto ai sacerdoti e ai diaconi della diocesi di Locri – Gerace il vescovo, monsignor Francesco Oliva. “Anche noi come il discepolo che Gesù amava, che, sulle rive del mare di Tiberiade, riconobbe il Risorto dalla pesca abbondante, vogliamo vedere Gesù presente in questa triste situazione. Vogliamo poter esplodere la nostra gioia: è il Signore Risorto!”. Mons. Oliva ha invitato il clero locale a “presentare all’altare del Signore le sofferenze del nostro popolo, la paura e l’angoscia degli anziani e di quanti sono malati di Covid-19”, sottolineando “la trepidazione delle famiglie di fronte ad un futuro incerto, la sofferenza dei fratelli e sorelle con gravi disabilità, la povertà di quanti hanno perso il lavoro, la solitudine dei carcerati, il rischio di scoraggiamento dei giovani e dei ragazzi”. Il pensiero del Vescovo locrese è andato alla “fatica del personale medico ed infermieristico che opera nelle corsie degli ospedali” e alle “forze dell’ordine e di quanti sono impegnati nell’assicurare assistenza, cura, vigilanza e rispetto delle regole essenziali della vita civile”. Da qui l’invito: “Diffondiamo il profumo di Cristo Risorto nella solitudine, nella miseria, nel dolore di tanti fratelli, ribaltando il macigno della paura che ci paralizza”.
Lungro. “Come tutte le diocesi italiane, anche la nostra Eparchia è oggi irriconoscibile, ma dentro le nostre Chiese deserte si leva la preghiera incessante al Dio della vita per l’Italia e il mondo”. Lo ha scritto nel messaggio pasquale monsignor Donato Oliverio, vescovo di Lungro. “Preghiamo per i tanti defunti, uomini e donne che sono morti soli, senza potersi congedare dai loro cari, ma anche per le famiglie, che non possono accompagnare i loro cari nel trapasso” – ha scritto il presule -. “Sentiamo in questi giorni tanta tristezza, ma anche la responsabilità di testimoniare speranza, consolazione e gioia, affinché possiamo farci prossimo gli uni gli altri e andare incontro al futuro uniti e animati da fiducia e speranza”. Mons. Oliverio ha ricordato che “abbiamo bisogno della Pasqua, abbiamo bisogno di risorgere, abbiamo bisogno che risorga la speranza in noi per una nuova vita”. Il presule lungrese ha auspicato che “il profumo di Cristo penetri tutta la nostra persona”, affinché “nella battaglia che stiamo combattendo contro il coronavirus possiamo davvero dire ‘andrà tutto bene se ci affidiamo a Dio’, perché tutte le battaglie si possono vincere se si conta non solo sulla propria abilità ma affidandosi al Signore”.
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