La lectio di Stella Morra sull’Apocalisse

Prosegue il percorso di catechesi organizzato dal Seminario

“Certe mattine al risveglio c’è una bambina pugile nello specchio, i segni della lotta sotto gli occhi
e agli angoli della bocca, la ferocia della ferita nello sguardo. Ha lottato tutta la notte con la notte, un peso piuma e un trasparente gigante, un macigno scagliato verso l’alto e un filo d’erba impassibile che lo aspetta a pugni alzati: come sono soli gli adulti.” (La bambina pugile ovvero la precisione dell’amore – Chandra Livia Candiani). Con questa poesia Stella Morra, teologa e docente presso la Pontificia Università Gregoriana, inizia la sua meditazione in occasione dell’ormai abituale appuntamento del ciclo di Lectio Divina organizzato dal Seminario Cosentino “Redemptoris Custos” alla scoperta del libro dell’Apocalisse svoltosi lo scorso 9 Gennaio. L’assemblea viene introdotta nella lettura del testo Ap. 4, 1-5,14 attraverso l’accensione e la diffusione della luce per mezzo di tante piccole candele e subito dopo questo suggestivo momento la Prof.ssa Morra invita ognuno ad immaginare il libro dell’Apocalisse come un’opera cinematografica. Quando infatti ci immergiamo in un film non ci chiediamo il perché siano inseriti alcuni dettagli, ma ogni scelta del regista contribuisce a farci gustare l’insieme dell’opera, così in questo testo le numerose immagini mostrate conservano un simbolismo che è in grado di portarci all’interno di un’esperienza: il punto di vista di Dio. Il libro dell’Apocalisse ci spinge allora all’interno di una grande Liturgia dove Dio ci chiede di guardare il mondo dalla sua prospettiva … “una porta aperta nel cielo” anche quando tutto sembra troppo faticoso, il buio troppo grande e, per riprendere la poesia iniziale, il macigno troppo pesante per un sottile filo d’erba, quella porta nel cielo che resta aperta ci dà la possibilità di assumere un altro sguardo sulle cose, lo sguardo della speranza che ci permette al mattino di non vedere allo specchio solo l’immagine di una bambina con i guantoni che ha lottato tutta la notte e che resta ferma sui contorni dei suoi lividi, ma di chi si lascia “prendere dallo Spirito”, lascia che sia Dio a prendere ogni spazio di pensiero, Lui ciò che sta veramente a cuore, Lui la morsa dentro che si sente ininterrottamente, Lui Colui che muove la storia e la vita. La Prof.ssa Morra pone poi l’attenzione su alcuni particolari del testo come ad esempio le figure tutte piene di occhi, gli occhi appaiono predominanti in questi capitoli quasi ci fosse questa ripetuta volontà di saper guardare a Dio e come Dio; la presenza di tutti questi esseri viventi con differente aspetto ma la cui immagine lascia la sensazione di un tutto, di terra e di cielo, che può essere tenuto insieme, che può essere raccolto, che non può essere perduto, che resta in relazione con Lui e questo tutto è in grado di riconoscersi in questa storia e non riesce a cessare di ripetere giorno e notte l’onnipotenza di Dio. Infine l’ultima immagine del testo portata all’attenzione dell’assemblea è stata quella del libro, scritto dentro e fuori, sigillato, che nessuno è in grado di aprire…scrivere su entrambi i lati di un libro nell’antichità non era possibile perché per la qualità della carta utilizzata l’inchiostro permeava e dunque le parole scritte avanti e dietro rendevano il testo illeggibile, così l’apostolo Giovanni sembra voler sottolineare l’ambiguità del contenuto di questo libro, la difficoltà di comprensione, la sua stranezza, tanto da non poter essere aperto, nessuno sembra essere degno di leggere questa storia, ma la dignità di cui si parla, secondo la Morra, è la capacità di reggere il peso della consapevolezza di non poter capire tutto ma nonostante questo non perdere la speranza, accettare di non poter leggere la storia con chiarezza, di accogliere l’”ambiguità” conservando su di essa uno sguardo di speranza e chi possiede questa dignità è solo l’Agnello, Colui che rappresenta l’estremo paradosso : solo chi perde può vincere. Dobbiamo riconoscerci tutti in questa grande impresa, tutti salvati da questo paradosso, tutti in grado di poter accogliere questa storia nella sua fragilità, tutti pronti ad osservare quei guantoni da pugile che rappresentano la lotta a volte estenuante di stare in questo tempo con tutte le sue contraddizioni e le sue pesantezze con la fiducia di un altro sguardo possibile sulle cose: quello di Dio; lasciandoci avvolgere, illuminare, trasformare, trasfigurare dal suo punto di vista, dalla prospettiva di speranza di chi ha già vinto, il vincitore che è Colui che sembrava sconfitto.