La lettera di mons. Nolè per l’inizio dell’anno catechetico

Le indicazioni del Vescovo per la celebrazione dei Sacramenti e per la vita delle parrocchie. 

Carissimi fratelli e sorelle nella fede,

          il Signore vi dia pace!

Desidero raggiungervi in questo tempo particolare per manifestarvi la mia vicinanza, la mia preghiera e il mio incoraggiamento.  E’ stato ed è un periodo complesso e delicato, che ha segnato profondamente le nostre vite. Anche la comunità cristiana è stata obbligata a rivedere la programmazione pastorale, i calendari, le possibilità e le forme di incontro, la catechesi.

         “Peggio di questa crisi, c’è solo il dramma di sprecarla” ci ammonisce Papa Francesco.

         Vogliamo perciò riprendere la catechesi in Parrocchia con tutti coloro che iniziano o proseguono il loro percorso di iniziazione alla vita cristiana, nei modi adatti a questa situazione e alle incertezze riguardo alla sicurezza, proseguendo o avviando il dialogo con le famiglie e con i ragazzi, magari coinvolgendo anche padrini e madrine, per pensare insieme tempi e modalità per un nuovo inizio. Mi riferisco in particolare alla preparazione ai Sacramenti dell’Eucaristica, della Confermazione, della Riconciliazione, ma anche alla Celebrazione dei Battesimi, raccomandando l’importanza degli incontri con le famiglie per spiegare, attraverso le parole e i gesti propri del rito, la bellezza della trasmissione della fede; anche quest’occasione, ai giorni nostri, in alcune situazioni potrebbe diventare un’esperienza di “primo annuncio”.

Raccomando poi vivamente ai parroci e agli operatori della pastorale parrocchiale, riguardo alla preparazione degli adulti al sacramento della Cresima (che, come abbiamo potuto sperimentare, sono sempre più numerosi, considerando coloro che dovranno celebrare le nozze o assumere l’incarico di padrino/madrina), di non accontentarsi di qualche fugace incontro, ma di prevedere nuove strategie di evangelizzazione, quasi come per un primo annuncio della fede. E’ necessario, infatti, pianificare un percorso spirituale che renda i candidati sempre più consapevoli della grazia che riceveranno, suscitando in loro il desiderio di riprendere o rinnovare il proprio cammino di fede.

Sostenuto dall’Ufficio Catechistico Nazionale e dal nostro Ufficio Catechistico Diocesano, suggerisco di iniziare le attività ordinarie di catechesi in Avvento, con l’inizio dell’anno liturgico. Valorizzeremo questi mesi, da settembre a novembre, per prepararci al meglio alla ripresa.                           

In questo periodo, ad esempio, i catechisti potrebbero dedicare più tempo alla formazione e, insieme ai parroci, nei limiti del possibile, alla cura dei rapporti con i ragazzi e con le famiglie. Sarà anche un tempo prezioso per immaginare, con ragionevole creatività e a partire da ciò che già si fa, forme varie e sostenibili di annuncio e di iniziazione.

Questo impegnativo esercizio di discernimento, di formazione e di progettazione, non sarà tempo perso, ma indispensabile per avviare bene il nuovo anno catechistico e per sentirsi tutti, come comunità ecclesiale, responsabili nella trasmissione della fede di generazione in generazione. Nella comunità, infatti, tutti siamo testimoni per coloro che sono generati alla fede.

Facendo nostre le parole della Presidenza della CEI il 22 luglio scorso, anche noi affermiamo: «il tempo presente, con le sue difficoltà e le sue opportunità, ci chiede di non restringere gli orizzonti del nostro discernimento e del nostro impegno semplicemente ai protocolli o alle soluzioni pratiche. Siamo all’interno di una situazione storica che invoca un nuovo incontro con il Vangelo, in particolare con l’annuncio del kerygma, cuore dell’esperienza credente».  

Cari presbiteri, cari catechisti,

vorrei dedicare qualche parola a voi che siete direttamente impegnati nella formazione cristiana del ragazzi e dei giovani delle nostre parrocchie. Vi rivolgo il mio più vivo e cordiale ringraziamento per l’impegno e la passione con cui svolgete questo servizio essenziale per la crescita della Comunità cristiana. Vi invito a mantenere con le famiglie un dialogo costante e fraterno e a mettere sempre in primo piano la persona di ogni ragazzo e ragazza, per ascoltare e accompagnare ciascuno, senza affrettarne o trattenerne la creatività, rispettandone le caratteristiche e i bisogni: è anche attraverso ciascuno di loro che il Signore stesso interpella e guida la nostra azione pastorale. Ciò che conta maggiormente non è soltanto ciò che si deve trasmettere, quasi fosse un programma da svolgere, e nemmeno il metodo appropriato per farlo, ma che lo si faccia con gioia, mostrando quanto bello e ricco di umanità sia il Vangelo di Gesù che ci conosce e ci ama incondizionatamente.

Su indicazione del nostro Ufficio Catechistico, che ringrazio per il prezioso lavoro che sta svolgendo anche in questo momento difficile, voglio segnalarvi la sintesi e il cuore del ricco documento dell’Ufficio Nazionale Linee guida per la catechesi in Italia in tempo di Covid riguardanti le indicazioni per la ripresa delle attività educative – tra cui appunto la catechesi – soggetta ad aggiornamenti in ragione dell’andamento epidemiologico e della continua evoluzione normativa.

Siamo consapevoli che «la Chiesa italiana si trova in un delicato tempo di passaggio, che è anche una grande opportunità. Infatti, se da un lato riprenderà al più presto la proposta catechistica con le dovute precauzioni sanitaria, dall’altro sentiamo forte l’esigenza di un nuovo discernimento sulla realtà pastorale e sociale e sul rilancio dei percorsi catechistici».

Vorremmo quindi accompagnare le parrocchie nella ripresa sì delle attività, ma con un orizzonte più ampio possibile, tenendo presente che «alla Chiesa interessa accompagnare ciascuno nei passaggi di vita, piuttosto che il semplice espletamento di un precetto, far vivere e far maturare l’esperienza sacramentale, alimentare e nutrire una speranza affidabile, attivare processi di trasformazione, piuttosto che cercare affannosamente soluzioni immediate».

Il periodo vissuto non può farci tornare alla normalità pastorale di sempre. Bisognerà continuare faticosamente ad interiorizzare quanto vissuto per fuggire ancora una volta dal “si è sempre fatto così”. Risulta questa essere perciò una sfida ardua per tutta la nostra Chiesa, che passa dall’attuazione di uno stile ecclesiale realmente sinodale. Le sfide però non devono portarci a pensare a quello che non si può più fare, ma invitarci a guardare a quello che «di bello possiamo fare»«le sfide esistono per essere superate. Siamo realisti, ma senza perdere l’allegria, l’audacia e la dedizione piena di speranza! Non lasciamoci rubare la forza missionaria!” (Evangelii Gaudium, n. 109).

Il documento dell’Ufficio Nazionale indica perciò 4 punti su cui porre l’accento e da cui ripartire nella nostra azione, che vorrei qui evidenziare:

l’ascolto da cui scaturisce il prendersi cura dell’altro secondo i suoi bisogni reali;

la narrazione perché l’insegnare a raccontarsi significa aiutare a riconoscersi discepoli di Cristo in ascolto costante del Maestro e gli uni degli altri.

La comunità che non esiste a priori e che non si limita solo a chi si raduna per l’Eucarestia; “fare comunità” significa dare slancio alle relazioni, liberandole dalla tentazione del possesso o dei numeri e facendo emergere il contributo di ciascuno. Compito dei formatori e dei catechisti è quello di riallacciare i legami in nome del Vangelo.

La creatività che non rincorre “il nuovo a tutti i costi”, ma che individua le priorità a partire da quello che è realmente essenziale: le persone e i loro bisogni reali.

In quest’ottica, vogliamo pensare alla ripresa delle attività catechistiche come ad un’occasione di ascolto e di accoglienza dell’altro, a partire dai più piccoli, dai giovani, e dalle loro famiglie, per costruire una comunità realmente viva in Cristo, docile alla creatività dello Spirito.

Ripartiamo così in sicurezza e responsabilità, dalle piccole attenzioni che ormai abbiamo imparato a vivere in questi mesi, che ci aiuteranno a non sottovalutare il rischio dovuto al contagio né a lasciarci paralizzare dalla paura.

In questo periodo particolare l’Ufficio Catechistico Diocesano è disposto a incontrare le parrocchie e/o le foranie per un sostegno concreto alla catechesi.

Il tempo di grazia che viviamo in questi mesi ci aiuti a esprimere la nostra riconoscenza al Signore, testimoniando a tutti fiducia e speranza, e favorendo nella nostra comunità ecclesiale la comunione, la condivisione  e la collaborazione reciproca.

Nell’ultima parte di questa mia riflessione ho voluto rivolgere qualche parola anche ai padrini e le madrine, ribadendo l’importanza della loro presenza accanto ai bambini e ragazzi nella crescita della vita di fede.

Alla luce di quanto messo in evidenza propongo perciò un nuovo modulo di certificazione di idoneità padrino /madrina, preparato dai nostri Uffici di Curia, che sostituisce quello già utilizzato di consueto, da far compilare, a partire dal prossimo mese di ottobre, a chi ne farà richiesta per la celebrazione dei sacramenti.

        

Cari genitori,

desidero raggiungere anche voi in questo tempo particolare, per manifestarvi la mia vicinanza e la mia preghiera: è un periodo complesso e delicato che segna profondamente le nostre vite.

         Vi invito perciò ad avviare o continuare il dialogo con i catechisti e i sacerdoti delle vostre parrocchie, magari coinvolgendo anche padrini e madrine, per pensare insieme come e quando riprendere. In particolare voi genitori che attendete di celebrare per i vostri figli uno dei sacramenti dell’iniziazione cristiana, il Battesimo,  oppure la (prima) partecipazione all’Eucarestia, la Cresima, o la Riconciliazione, che non hanno avuto luogo nel Tempo di Pasqua a causa della pandemia,  potrete utilizzare questo periodo per progettare i tempi e i modi del cammino verso la celebrazione e l’accompagnamento dopo la festa.

        

Poichè è nel cuore della comunità che si vive e si testimonia l’unione nella fede e nell’amore, vi invito ad accogliere, con gioia e responsabilità, la proposta di partecipare, insieme con i vostri figli, agli incontri e alla messa domenicale.

        

Care famiglie, è attraverso la partecipazione assidua e attiva alla messa domenicale che avviene l’incontro personale e comunitario con il Cristo Risorto!

 E’ attraverso di Lui che si edifica, si alimenta e si rinvigorisce la vita cristiana, fuggendo così il rischio di ridurla ad un mero adempimento di doveri o al banale raggiungimento di tappe che la consuetudine prevede nel cammino di crescita dei nostri ragazzi.

        

 Cari genitori, è attraverso di voi che il Signore rivela ai vostri figli la sua presenza e la sua amicizia. Ciò che i ragazzi vivono in famiglia ha un valore prezioso ed unico per la scoperta e la crescita nella fede.

        

Gesti, atteggiamenti, parole e insegnamenti di vita quotidiana, semplici momenti di preghiera vissuti insieme a casa, la cura delle relazioni e del tempo condiviso, sono palestra di comunione, di fraternità, di servizio e di perdono che vale molto più di ogni pur necessario insegnamento da parte dei  catechisti e dei sacerdoti. Vi ringrazio di cuore e invito, insieme ai vostri figli, ad accogliere queste mie indicazioni, preparando con fede e riconoscenza le celebrazioni dei sacramenti e il tempo di Avvento.

 

        

Cari ragazzi,

vorrei subito tranquillizzarvi: la catechesi non è una scuola, ma è un cammino per incontrare Gesù, seguirlo e amarlo; alla fine del percorso non ci sarà un esame, ma la possibilità di imparare a vivere con Lui e scoprirlo sempre più vicino nelle vostre giornate. Come i primi discepoli chiamati da Gesù, hanno lasciato tutto e lo hanno seguito, pur tra dubbi e difficoltà, ma lo hanno amato talmente tanto da offrire la vita per Lui, così Egli chiede anche a voi di fare altrettanto! Questo è il discepolato!

Quindi non siete alunni, ma discepoli di un grande maestro che ci ha insegnato a vivere il perdono, la misericordia, la vicinanza agli ultimi, l’amore per il prossimo e per tutto il creato! Ci ha rivelato che abbiamo un unico Padre e per questo siamo fratelli tra di noi, senza alcuna distinzione .

Sentitevi orgogliosi di seguirLo e di appartenere a Lui nella Chiesa! Il Signore non si lascia vincere mai in generosità e nell’amore vero. Se i sacerdoti, i genitori, i catechisti, la scuola, si preoccupano di voi, vuol dire che per noi siete preziosi! A questo proposito vorrei segnalarvi la vita e la fede di un vostro coetaneo, morto a soli quindici anni di leucemia e che il 10 ottobre prossimo sarà proclamato Beato ad Assisi: Carlo Acutis, nato il 3 maggio 1991 e morto il 12 ottobre 2006.

Amava la famiglia, amava gli amici, amava la scuola, amava le vacanze e i pellegrinaggi ai Santuari mariani, amava la tecnologia e l’elettronica, amava S. Francesco e amava Assisi, dove è sepolto, amava l’Eucaristia e la Madonna, amava la castità, amava le creature e il creato. Amava la vita!

Vi invito a leggere la sua biografia: non troverete nulla di eccezionale, se non una vita cristiana semplice, fedele agli insegnamenti della Chiesa e una assidua frequenza alla celebrazione della Messa e all’adorazione di Gesù Eucaristia. Ha vissuto pochi anni sulla terra, ma intensamente, con saggezza e semplicità, con amore e con gioia. “L’Eucaristia è la mia autostrada per il Paradiso”, soleva ripetere spesso.   

E così è stato!

La mongolfiera per salire in alto, ha bisogno di scaricare i pesi, così l’anima per elevarsi al cielo, ha bisogno di togliere anche quei piccoli pesi che sono i peccati veniali”, diceva agli amici. E così ha vissuto la sua vita bella, che profumava di paradiso!

 

 

Cari Padrini e Madrine,

vorrei infine rivolgermi a voi, ricordandovi il grande compito che la Chiesa vi affida, attraverso la scelta di tante famiglie: la testimonianza e la trasmissione della fede. E’ una missione affascinante, coinvolgente, preziosa e delicata. Purtroppo, però, il ruolo che vi è assegnato non sempre è vissuto con consapevolezza e responsabilità.

Spesso la richiesta dell’idoneità risulta essere un ‘problema’ per i Parroci, le famiglie e coloro che devono ricevere i Sacramenti del Battesimo e della Cresima, a causa di tante situazioni irregolari, ma anche di tanta superficialità nel cammino di fede e nella coerenza della vita. Ho pensato perciò di riportarvi quanto la Chiesa, nella sua legge fondamentale che è il Diritto Canonico, ha stabilito riguardo alla vostra figura, con qualche piccolo commento esplicativo.

 

Can. 872 – Al battezzando, per quanto è possibile, si dia un padrino, il cui compito è di assistere il battezzando adulto nella iniziazione cristiana, e di presentare al battesimo, insieme con i genitori, il battezzando infante, come pure di cooperare affinché il battezzato conduca poi una vita cristiana conforme al battesimo e ne adempia fedelmente gli obblighi.

Can. 892Il confermando, per quanto è possibile, sia assistito dal padrino, il cui compito è di avere cura che egli, ricevuta la cresima, si comporti da vero testimone di Cristo ed adempia fedelmente gli obblighi annessi al sacramento.

Can. 893 – § 2. E’ conveniente che faccia da padrino la medesima persona che ne assunse già il compito nel battesimo.

“Per quanto è possibile”: la presenza del padrino e della madrina non è semplicemente facoltativa, né assolutamente precettiva. Si valuti e si proponga in questo periodo particolare, soprattutto riguardo al sacramento della Cresima, la possibilità di celebrarla con il solo cresimando, qualora fosse difficile la scelta dello stessa figura presente al battesimo o di un padrino/ madrina coerenti con quanto richiesto nei canoni seguenti.  

 Se queste figure invece saranno presenti, è richiesto loro di cooperare affinché il figlioccio conduca una vita cristiana coerente con il Vangelo e con la fede.

Can. 873 Si ammettano un solo padrino o una sola madrina, oppure un padrino e una madrina.

Non sono ammessi come Padrini per il Sacramento del Battesimo due donne o due uomini

Can. 874 §  3. Perché qualcuno sia ammesso all’ufficio di padrino, è necessario che sia cattolico, abbia ricevuto la confermazione e il santissimo sacramento dell’Eucaristia, e inoltre che conduca una vita conforme alla fede e al compito che sta per assumere.

§ 4. Non sia colpito da alcuna pena canonica legittimamente inflitta o dichiarata;

§ 5. Che non sia il padre o la madre.

Riguardo alla figura del padrino/madrina, si evince quanto segue, come sarà espresso nel nuovo certificato di idoneità per la Diocesi allegato alla presente :

– non sia sposato o risposato civilmente dopo il divorzio;                                                                                              – non conviva stabilmente senza il sacramento del Matrimonio cattolico;                                                                  – non viva una unione di fatto;                                                                                                                                       – che non appartenga notoriamente a gruppi o associazioni che non si riconoscono nella Chiesa o non frequentano normalmente i sacramenti;                                                                                                                    – non sia scelto solo per amicizia o per altro scopo se non quello di                             accompagnare il figlioccio nella vita di fede;                                                                                                                                                     – che non sia il padre o la madre

Can. 875 – Chi amministra il battesimo provveda che, in mancanza del padrino, vi sia almeno un testimone, che possa  attestarne l’avvenuto conferimento.

Il Testimone non è un finto Padrino, ma colui che attesta l’avvenuto Sacramento, come per i Testimoni di nozze.

Quanto prescritto dalla legge della Chiesa, non vuole essere un giudizio morale sulla persona dei possibili padrino – madrina, ma solo un aiuto per ricordare gli obblighi che essi assumono, accettando il ruolo importante che la Chiesa affida loro. tutto ciò è specificato e testimoniato attraverso il certificato di idoneità.

Alla luce di quanto indicato in questi canoni, dovrebbe essere la stessa persona chiamata a fare da Padrino a valutare l’opportunità di accettare o meno una così grande responsabilità.

 

 

Carissimi, come vostro Pastore e guida della comunità ecclesiale di Cosenza – Bisignano, affido queste indicazioni alla vostra riflessione, certo che saprete utilizzarle per lasciarvi coinvolgere al meglio in un rinnovato impegno di annuncio, trasmissione e incremento della fede. La Beata Vergine Maria, stella della Nuova Evangelizzazione, che invochiamo come Madonna del Pilerio, benedica il nostro cammino pastorale e ci conceda di trasformarci in quel “vino nuovo” del Vangelo negli otri nuovi del tempo in cui stiamo vivendo.

Vi abbraccio e vi benedico di cuore.

La sintesi:

Mons. Nolè ha preso carta e penna e ha scritto alla diocesi “per l’inizio del nuovo anno catechetico”. “Desidero raggiungervi in questo tempo particolare per manifestarvi la mia vicinanza, la mia preghiera e il mio incoraggiamento” – ha scritto il presule – il quale ha ricordato che “è stato ed è un periodo complesso e delicato, che ha segnato profondamente le nostre vite”. Anche la comunità cristiana è stata obbligata a rivedere la programmazione pastorale, i calendari, le possibilità e le forme di incontro, la catechesi.“Vogliamo perciò riprendere la catechesi in Parrocchia” – le parole del pastore bruzio – “proseguendo o avviando il dialogo con le famiglie e con i ragazzi, magari coinvolgendo anche padrini e madrine, per pensare insieme tempi e modalità per un nuovo inizio”. Ripartono le celebrazioni dei sacramenti dell’iniziazione cristiana, con mons. Nolè che invita i parroci, relativamente alle cresime degli adulti, “di non accontentarsi di qualche fugace incontro, ma di prevedere nuove strategie di evangelizzazione, quasi come per un primo annuncio della fede”. Per l’Arcivescovo, “è necessario pianificare un percorso spirituale che renda i candidati sempre più consapevoli della grazia che riceveranno”. Sostenuto dall’Ufficio Catechistico Nazionale e dal nostro Ufficio Catechistico Diocesano, mons. Nolè “suggerisce” di “iniziare le attività ordinarie di catechesi in Avvento, con l’inizio dell’anno liturgico. Valorizzeremo questi mesi, da settembre a novembre, per prepararci al meglio alla ripresa”. Sarà, per i catechisti, un tempo per la formazione. Rivolgendosi ai presbiteri e ai catechisti, mons. Nolè ha rivolto loro un “vivo e cordiale ringraziamento per l’impegno e la passione con cui svolgete questo servizio essenziale per la crescita della Comunità”. Indirizzando un saluto ai genitori, il presule li ha invitati ad “avviare o continuare il dialogo con i catechisti e i sacerdoti delle vostre parrocchie, magari coinvolgendo anche padrini e madrine, per pensare insieme come e quando riprendere”.Mons. Nolè ha auspicato che i genitori partecipino con i propri figli alla Messa domenicale.“Gesti, atteggiamenti, parole e insegnamenti di vita quotidiana, semplici momenti di preghiera vissuti insieme a casa, la cura delle relazioni e del tempo condiviso, sono palestra di comunione, di fraternità, di servizio e di perdono che vale molto più di ogni pur necessario insegnamento da parte dei catechisti e dei sacerdoti”. Il messaggio finale per i ragazzi: “la catechesi non è una scuola, ma è un cammino per incontrare Gesù, seguirlo e amarlo; alla fine del percorso non ci sarà un esame, ma la possibilità di imparare a vivere con Lui e scoprirlo sempre più vicino nelle vostre giornate”.Mons. Nolè ha additato come esempio quello di Carlo Acutis.

(Fabio Mandato)