Territorio
La molecola che combatte il Covid
Alla scoperta ha contribuito il professore del CNR-Cosenza Bruno Rizzuti
“Sarebbe sbagliato essere certi che la quercetina inibisca la riproduzione del coronavirus. Possiamo dire, però, che questa molecola va a inibire una proteina fondamentale per la replicazione virale del Covid-19, ossia la 3CLpro. Adesso le squadre di ricerca devono condurre sperimentazioni cliniche per capire se la quercetina non solo blocca la 3CLpro, ma ha anche modo di arrivare al cuore del virus”. Bruno Rizzuti è ricercatore di biofisica al CNR-Nanotec di Cosenza e, insieme a un team di colleghi di Saragozza e Madrid e con il supporto della Fundacion hna spagnola, lavora in campo farmaceutico affinché, oltre alla scoperta di un vaccino, possano aqnche essere brevettati farmaci che sconfiggano il nemico coronavirus. Dalle sue parole emergono entusiasmo per la scoperta, ma anche consapevolezza che c’è ancora molto lavoro da portare avanti. “Il prossimo passo – spiega – sarà capire come migliorare la quercetina per ottenerne una molecola derivata. Paradossalmente, al grande pubblico questo interessa meno, ma come ricercatore questo è il mio obiettivo. Fortunatamente, la quercetina presenta caratteristiche opportune per essere ottimizzata sia dal punto di vista chimico, perché è piccola ed è possibile aggiungervi altri gruppi chimici e perché è sicura da maneggiare e da assumere, sia perché è una molecola non brevettata, sulla quale ogni team di ricerca può lavorare”. E risponde a chi, invece, ha ansia di sapere come usarla senza modificarla: “Questa potrebbe essere una difficoltà: la molecola potrebbe non poter essere mai utilizzata direttamente, almeno per uso orale”.Allo stesso modo, per il momento, non sembra esserci un legame specifico tra quercetina, corretta alimentazione e prevenzione del coronavirus. Se è vero che la molecola è presente in abbondanza in vegetali comuni come capperi, cipolla rossa e radicchio, non è questo il modo per assumerla direttamente. “Sarebbe azzardato – spiega – pensare che cibi mirati possano servire da schermo contro il Covid-19. Sarebbe la notizia di maggiore impatto sull’immaginario collettivo, perché, in tipico stile italiano, ci piacerebbe risolvere l’emergenza mangiando bene e sano. La realtà, tuttavia, è che molto probabilmente non è così”.In che modo, quindi, la quercetina è salita alla ribalta delle cronache? Il professore Rizzuti racconta, scherzando, che non esisteva nessuna simpatia nei confronti della molecola. “Siamo arrivati al risultato alla cieca”, spiega con cortesia. E continua: “Fino a ora avevamo provato 150 molecole: la quercetina si è dimostrata la più efficace tra tutte. Ne siamo stati contenti, perché, a posteriori, era tra le più interessanti per le sue proprietà già note”.Più radicata nel tempo, invece, la collaborazione con il team spagnolo. “Già da tempo – dice Rizzuti – lavoravamo insieme su altre molecole farmacologiche di tipo anti-tumorale. Quando, poi, è scoppiata l’emergenza coronavirus, tantissimi laboratori al mondo che avevano le capacità e i mezzi scientifici appropriati, si sono riconvertiti a studiare il Covid-19. Il gruppo di Saragozza è stato tra i primi a virare su questo campo di ricerca, perché il loro leader aveva già studiato nel 2003 il vecchio virus della SARS, quello che è scomparso spontaneamente perché meno contagioso e più mortale”. E prosegue: “In precedenza come team avevamo scoperto che un farmaco usato per curare la depressione era efficace in laboratorio per bloccare il tumore al pancreas. In una seconda fase dello studio, però, ci siamo accorti che in realtà questo farmaco non si poteva usare direttamente sull’uomo, a causa dei possibili effetti collaterali. Per questo avevamo modificato, migliorato e brevettato questa molecola, la cui non-tossicità adesso sta per essere sperimentata sugli uomini”. Un precedente che infonde fiducia per un bis nel segno della ricerca appassionata, consapevole e di corretta diffusione.