La Quaresima nell’Anno Santo: per rivelare, in Cristo, il volto di Dio

Lo stile semplice di Gesù e un impegno per tutti: riappropriarci dell'essenziale, cioè dell'amore di Dio per noi.

C’è un’evidenza, nei Vangeli, che non può essere trascurata nella Quaresima del Giubileo. E’ l’amore di Cristo verso tutti. E non paia ossimorico accostare “evidenza” e “passione” col presupposto che l’una sia espressione di concretezza e l’altra meno, perché Gesù è venuto a togliere il velo che copriva il volto di Dio, per renderlo prossimo all’uomo. Nell’Anno Santo, la Quaresima è l’occasione per riscoprire il volto della Misericordia del Padre non come un dogma né come una frase fatta, ma come realtà del rapporto tra Dio e l’uomo. Quell’eterna, perché “da sempre”, teologia dell’uomo come “cosa molto buona” che la Santissima Trinità ha generato nel suo circolo d’amore, è impressa nella carne di ciascuno. Per questo, soggetto dell’amore misericordioso è l’ “anthropos”, non solo l’uomo uti singulum, ma l’umanità intera – come spesso, in termini generici, l’Evangelo ci propone nell’accezione greca più estesa. E quanto più l’uomo si lascia abitare da Dio, tanto più diventa “anèr”, uomo vero, divinizzato, virile non perché onnipotente e creatore, ma proprio perché creatura debole e limitata. Perché – chiarirà San Paolo – “quando sono debole, è allora che sono forte”. Se sono con Gesù, se in lui è la mia forza. E’ nel gettare il cuore stanco e oppresso dai deserti della vita nelle viscere amorose di Dio Padre che si realizza quella comunione umano – divina sognata dal Signore nel Principio e archetipo del Giubileo. Ecco perché la Quaresima come tempo di sobrietà è kairos – momento di grazia – per riappropriarci dell’essenziale. L’essenziale, ciò di cui è impregnato il tempo della vita del cristiano, è l’eternità dello sguardo di Gesù Cristo, che è realmente il volto della Misericordia del Padre. Realmente perché incarnato, perché visibile, perché concreto. E’ il volto del figlio del carpentiere di Nazareth che incontra poveri, storpi, derelitti, che li guarda negli occhi per rinnovarli; che guarisce il paralitico stimandolo degno di partecipare alla mensa del suo amore; che chiama Zaccheo dall’albero perché vuole riempire, colmare la sua casa come ha colmato di vino le sei giare di Cana; che, da pastore bello, cerca la pecora smarrita e ogni uomo perduto, perché fatto a sua immagine. Idilli veri di vita quotidiana, di storia concreta, di incroci possibili. E’ proprio questa l’evidenza dell’amore. Anche oggi, anche noi, nello stile chiaro, trasparente, in fondo semplice di Gesù, chiamati a toglierci il velo dinanzi al fratello, per mostrare l’architrave della vita: l’amore di Dio.