La ricerca di Nicola Bruno su Giovan Battista De Micheli

L'opera sull'attivista longobardese protagonista nella resistenza borbonica al tempo di Napoleone presentata nella splendida cornice del castello di Fiumefreddo Bruzio. 

Nicola Bruno, valido giurista del foto di Paola, ha regalato ai suoi lettori una pregevole pagina di storia locale. Lo ha fatto con il volume “Giovan Battista De Micheli. Tra cuore, penna e spada (1755 – 1807), appena dato alle stampe da Editoriale Progetto 2000. Uno spaccato di storia della costa tirrenica bruzia attraverso il racconto di una figura coraggiosa, quale fu il De Micheli, uno dei pionieri della resistenza borbonica. In realtà, l’attenzione con cui Nicola Bruno narra le vicende del tempo, la meticolosità della ricerca, la dovizia di particolari, incastonano direttamente l’opera nella storia europea coeva e dei secoli precedenti, la cui eco è stata forte anche nel Mezzogiorno d’Italia. Nel racconto dell’avvocato longobardese, esperto di storia locale, c’è l’impegno giudiziario di De Micheli nella Calabria di fine Settecento e inizio Ottocento, ma soprattutto un’indagine delle motivazioni che lo hanno spinto ad esercitare la resistenza. Non per motivi di interesse puramente personale e di difesa della propria nobiltà (peraltro ben ricostruita da Bruno) ma per una sentita esigenza nazionalistica. L’autore rende ragione di tali affermazioni ritornando alle fonti, quali quelle notarili, peraltro riprodotte in calce alla sua ricerca. La biografia di De Micheli, ben tratteggiata così come la storia del nucleo familiare di provenienza, si intreccia con le vicende religiose ed ecclesiastiche del tempo, sia con riguardo alla sua formazione intellettuale che alla ricezione degli stessi sacramenti.Quello in cui visse Giovan Battista fu un tempo di rivoluzioni, da quella americana a quella francese, compreso il momento delle conquiste napoleoniche. De Micheli partecipò all’insurrezione calabrese del 1806, in una Calabria che – come descritta da Nicola Bruno – si divideva tra l’appartenenza giacobina e quella borbonica. Un tempo difficile, fatto di saccheggi e devastazioni, requisizioni e uccisioni di cittadini. Il contrasto descritto interessò piccoli e grandi paesi calabresi, e De Micheli fu il grande “fomentatore” della resistenza. “Tentò di contrastare i francesi soprattutto nelle piazze di Fiumefreddo, Longobardi e Belmonte”. Descrivendo le “manovre di guerra”, Bruno richiama come De Micheli fu condotto a Cosenza e tradotto per un certo tempo in carcere. Poi, la fase finale della sua lotta, tra lettere e impegno pubblico, fino a che riparò nel castello di Fiumefreddo. Completata la conquista napoleonica, De Micheli fu fucilato e il suo cadavere oltraggiato e portato in trionfo dai nemici. La gloria francese non ha però impedito a lui e ai suoi compagni, consorti nella fine, di essere ricordati. Perché di loro rimane il cuore, la penna e la spada.