La Santa Sede pubblica la Nota sull’IA

Opportunità e rischi dell’intelligenza artificiale e confronti con l’intelligenza umana dotata di un’anima razionale

Con la il testo congiunto dei Dicasteri per la Dottrina della Fede e per la Cultura e l’Educazione Antiqua et Nova. Nota sul rapporto tra intelligenza artificiale e intelligenza umana (in riferimento alla “sapienza”, antica e nuova) del 14 gennaio, la Santa Sede ha espresso le sue considerazioni in merito ai rischi e alle opportunità offerte dall’IA per la vita dell’uomo. Il documento è diviso in due sezioni: la prima spiega i motivi per cui l’IA non è intelligente, la seconda si concentra invece sui pro e i contro nell’utilizzo di questa tecnologia. Bisogna considerare, per prima cosa, la sostanziale differenza esistente tra le facoltà proprie dell’Intelligenza Umana e le caratteristiche, indubbiamente sofisticate, della neo Intelligenza Artificiale. La prima è dotata sia di materia che di extra-materia o anima. Il nostro corpo occupa uno spazio nel quale vengono compiuti movimenti fisici. L’uomo, tuttavia, ha in sé un mondo sovrasensibile che sfugge al dato sensoriale perché attiene all’anima ed è responsabile di giudizi morali, di autocoscienza e di atti di libertà razionali. Si legge nella Nota che “Aristotele osservava che «tutti gli esseri umani per natura tendono al sapere». Questo sapere umano, con la sua capacità di astrazione che coglie la natura e il senso delle cose, li distingue dal mondo animale. L’esatta natura dell’intelligenza è stata oggetto delle ricerche di filosofi, teologi e psicologi, i quali hanno anche esaminato il modo in cui l’essere umano comprende il mondo e ne fa parte, pur occupandone un posto peculiare. Attraverso questa ricerca, la tradizione cristiana è arrivata a comprendere la persona come un essere fatto di corpo e anima, entrambi profondamente legati a questo mondo eppure protesi al di là di esso” (13). La cultura classica ci ha offerto i concetti di “ragione” e “intelletto” che, come spiega San Tommaso d’Aquino, non sono facoltà distinte ma “due modi di operare della medesima intelligenza: “il termine intelletto è desunto dall’intima penetrazione della verità; mentre ragione deriva dalla ricerca e dal processo discorsivo”. Questa sintetica descrizione consente di mettere in evidenza le due prerogative fondamentali e complementari dell’intelligenza umana: l’intellectus si riferisce all’intuizione della verità, cioè al suo coglierla con gli “occhi” della mente, che precede e fonda lo stesso argomentare, mentre la ratio attiene al ragionamento vero e proprio, vale a dire al processo discorsivo e analitico che conduce al giudizio. Insieme, intelletto e ragione costituiscono i due risvolti dell’unico atto dell’intelligere, «operazione dell’uomo in quanto uomo”. (19). In prospettiva cristiana, l’intelligenza umana è “un dono di Dio fatto per cogliere la verità” … il desiderio di verità spinge la ragione ad andare sempre oltre” (21). L’IA, invece, è un’idea che si è fatta strada nel tempo e ha preso i contributi offerti da altri settori della conoscenza. Nel 1956 l’informatico americano John McCarthy affrontò il problema dell’Intelligenza Artificiale come “quello di rendere una macchina in grado di esibire comportamenti che sarebbero chiamati intelligenti se fosse un essere umano a produrli” (7). L’IA è del tutto priva dell’anima razionale di cui l’uomo è in possesso, perché è chiamata essenzialmente a svolgere automaticamente compiti altamente tecnologici e a svolgerli in maniera avanzata e veloce, creando prodotti che sono intelligenti prodotti a monte da essere intelligenti: gli esseri umani. Per quanto riguarda i pro dell’IA è necessario tener presente che è un prodotto dell’ingegno umano e, in quanto tale, “può essere diretta verso fini positivi o negativi. Quando viene usata secondo modalità che rispettano la dignità umana e promuovono il benessere degli individui e delle comunità, essa può contribuire favorevolmente alla vocazione umana” (40). Quello che conta è che tale strumento debba preservare il valore e l’integrità della dignità. Inoltre, come mezzo non è neutro ma è diretto sempre ad un fine ben preciso riflettendo quella che è la visione del mondo dei suoi sviluppatori. Sono diversi, tuttavia, i rischi che l’IA pone per l’esistenza dell’uomo. Pe prima cosa è bene non equiparare troppo l’Intelligenza umana e l’IA perché, procedendo in questa direzione, si andrebbe incontro ad una “visione funzionalista” in base alla quale un essere umano può essere giudicato solo in base a quanto riesce a svolgere. In realtà, “il valore di una persona non dipende dal possesso di singolari abilità, dai risultati cognitivi e tecnologici o dal successo individuale, bensì dalla sua intrinseca dignità fondata sull’essere creata a immagine di Dio” (34). È di fondamentale importanza anche la responsabilità morale. Quanto i procedimenti automatizzati, indotti dall’uso di uno o più mezzi di IA, producono alti risultati allora è bene andare alla fonte e sapere, con precisione, chi è il fautore di tutto il lavoro. Colui che è responsabile di quanto viene prodotto deve rendere conto dell’uso dell’IA in tutte le fasi (91). Al controllo sui prodotti dell’IA si associa anche il rischio di un oligopolio tecnocratico, risultante dal fatto che poche aziende detengono il potere sulle applicazioni di IA e possono accedere, quasi indisturbate, ai dati personali, possono controllare l’informazione e manipolare le coscienze.  “Ciò può accadere, ad esempio, quando un operatore umano o un’organizzazionegenera intenzionalmente e divulga informazioni, come immagini, video e audio deepfake, per ingannare o danneggiare. Un deepfake è una falsa rappresentazione di una persona che è stata modificata o generata da un algoritmo IA. Il pericolo costituito daideepfake è particolarmente evidente quando sono usati per colpire odanneggiare qualcuno: sebbene le immagini o i video possano essere in sé artificiali, i danni da questi provocatisono reali, e lasciano «profonde cicatrici nel cuore di chi lo subisce», che così si sente «ferito nella sua dignità umana” (87). Un altro danno potrebbe derivare dall’incapacità dell’uomo di dominare e contenere la pervasività e l’influenza dell’IA, il cui sistema interno è così complicato da sfuggire ad una normale comprensione. Un grande rischio che dev’essere sventato al più presto è quello rappresentato dal “paradigma tecnocratico” (54) che vuole risolvere tutte le problematiche del pianeta attraverso la strumentazione tecnologica, come se quest’ultima fosse la sorgente da cui scaturiscono tutte le verità. Due grandissimi pericoli con cui fare subito i conti sono: l’isolamento sociale e l’antropomorfizzazione dell’IA. In quanto al primo problema, l’uso prolungato di una tecnologia del genere porterebbe a sacrificare le relazioni umane, costringendo l’uomo ad una profonda insoddisfazione e non riscoprendo, invece, la ricchezza insita nei rapporti interpersonali. In secondo luogo, dare per scontato che l’IA possa far fronte a qualsiasi questione della vita abbatterebbe la linea di separazione tra essa e l’umano, innescando un processo che vedrebbe le macchine governare l’universo. I pericoli riguardano anche l’economia con la creazione di modelli economico-sociali globali, astratti e non rispondenti ai bisogni della realtà, il lavoro con la perdita di posti e di mansioni svolte dalle macchine, e l’educazione con la riduzione delle capacità di giudizio critico da parte degli studenti, a favore di un’automatizzazione delle informazioni acquisite passivamente. Un dato aberrante e inaccettabile per i fedeli cattolici è constatare una possibile divinizzazione dell’IA, per via della sua capacità di risolvere qualsiasi cosa e di essere presente in tutti i luoghi e in qualsiasi momento della vita. “L’IA può risultare ancora più seducente rispetto agli idoli tradizionali: infatti, a differenza di questi che “hanno bocca e non parlano, hanno occhi e non vedono, hanno orecchi e non odono”  (Sal 115,5-6), l’IA può “parlare”, o, almeno, dare l’illusione di farlo … Invece, occorre ricordare che l’IA non è altro che un pallido riflesso dell’umanità, essendo prodotta da menti umane, addestrata a partire da materiale prodotto da esseri umani, predisposta a stimoli umani e sostenuta dal lavoro umano” (105). Le Sacre Scritture, inoltre, mettono in guardia sulla ricerca di falsi idoli perché è un atto di presunzione sostituire Dio con un’opera realizzata da mani umane.