La scuola italiana prova a raccontarsi con le immagini

La documentarista milanese Claudia Cipriani, giù autrice di "Lasciando la baia del re", ha predisposto il progetto dal titolo "Tre stagioni e una vacanza" che sarò finanziato dal basso con un'attività di "crownfunding". Scelte tre storie esemplari: una scuola elementare milanese, una scuola media emiliana e un istituto agrario campano.

La scuola italiana vuole raccontarsi. Nel momento più caldo delle polemiche sul ddl di riforma del sistema di istruzione, nasce un progetto di documentario indipendente e finanziato dal basso per mostrare alcuni casi di eccellenza. Il documentario si intitola “Tre stagioni e una vacanza” e l’idea è di Claudia Cipriani, una documentarista milanese molto stimata e che venne selezionata nel 2012 dal David di Donatello per un altro suo film, bello e commovente, “Lasciando la baia del re”. “Non sarà solo un viaggio nella scuola pubblica che cambia e lungo l’Italia, ma anche un viaggio attraverso le stagioni dell’anno, che scorrono parallele allo scorrere dei tre gradi di istruzione”, spiega la regista. Nella fase di preproduzione sono state scelte alcune “storie” esemplari. Come quella di una scuola elementare milanese chiamata “Senza zaino” perché i libri vengono lasciati a scuola e non fatti pesare sulla schiena dei piccoli studenti. Le lezioni di questo istituto (pubblico come tutti quelli che verranno raccontati nel documentario) iniziano nell’Agorà, uno spazio dove, seduti su comodi cuscini, i bambini e la maestra si danno il buongiorno, raccontano come si sentono e provano a capire insieme cosa si andrà a fare durante la giornata. C’è poi la storia di una scuola media emiliana dove gli studenti, seduti in gruppo su grossi puf colorati, creano testi interattivi con l’ipad. C’è infine il racconto più problematico di un Istituto di agraria nel territorio campano dove gli studenti lavorano la terra e studiano sui libri nel tentativo di preservare e rilanciare il proprio territorio, piccola isola felice in una regione martoriata da ecomafie e speculazioni. Il documentario della Cipriani sarà finanziato dal basso con un’attività di “crownfunding”. Le quote individuali per partecipare all’attivazione del progetto vanno da 10 euro fino a 250 euro. Le quote però saranno effettivamente versate solo se il “crownfunding” permetterà di raggiungere la cifra preventivata. Il film costa 6000 euro e, al momento, le quote promesse hanno già coperto quasi metà del budget. “Non si tratta di un documentario sulla ‘buona scuola’, al contrario è un documentario su quanto la scuola possa essere realmente innovatrice nonostante tutto, a partire dai tagli ai finanziamenti – spiega Claudia Cipriani -. Non volevo però rinunciare a raccontare anche altre scuole che portano avanti esperienze nuove e interessanti e così dal documentario il progetto si è allargato cercando di diventare un esempio di ‘cultura partecipata’. Grazie all’aiuto di insegnanti e genitori che sostengono quest’idea, il tentativo è quello di diffondere una diversa concezione della scuola e di far conoscere chi pratica una didattica alternativa a quella più tradizionale”. L’ambizione della Cipriani infatti è di prolungare il progetto con contenuti che possano essere diffusi su diversi media (tv, social network, webmedia, carta stampata) e con occasioni di incontro (dibattiti, festival, convegni) per diventare il collettore di molte tra le esperienze più innovative nel panorama scolastico italiano. Nel suo documentario precedente “Lasciando la baia del re”, Cipriani aveva raccontato la propria esperienza di volontaria in un’associazione che ha la sede in uno dei quartieri più problematici di Milano, Stadera. In questo contesto drammatico, lei aiutava i bambini delle famiglie più povere a fare i compiti. Fra le righe, in “Lasciando la baia del re”, l’autrice aveva già mostrato di avere un’idea “forte” del ruolo dell’educazione: nel suo racconto, infatti, i veri soggetti del sistema formativo sono proprio i ragazzi. Per questi motivi, una parte della critica guarda con interesse al suo nuovo progetto. “Io ho sempre voglia di imparare qualcosa di nuovo quando mi alzo per andare a scuola. Perché se non imparo, cosa insegno?”, ha detto Rita Parenti, professoressa di scuola media, intervistata per lo showreel del documentario “Tre stagioni e una vacanza”.