La Sindone è il quinto Vangelo

Intervista di PdV alla sindonologa di fama mondiale Emanuela Marinelli. Con lei abbiamo parlato del sacro telo dal punto di vista scientifico e spirituale. il grande messaggio che proviene dal "lenzuolo di lino di colore giallino", esempio straordinario di legame tra fede e scienza.

La professoressa Emanuela Marinelli è una delle massime esperte di studi sindonici. Le abbiamo rivolto alcune domande.

Sulla Sindone sono stati fatti studi scientifici diversi, che hanno coinvolto più professionalità. Può essere la Sindone un esempio di dialogo tra fede e scienza?

Certamente, perché è stata proprio la scienza a confermare l’autenticità di questo Quinto Vangelo. Nel 1978 un gruppo di scienziati ha condotto un’investigazione scientifica multidisciplinare sulla reliquia. Essi fecero prelievi, misure e analisi sulla Sindone per 120 ore consecutive. I risultati di tale ricerca fornirono ampie conferme dell’autenticità.

Compiamo una sintesi: a quando risale la Sindone e che caratteristiche fisiche ha, secondo gli ultimi studi?

La Sindone è un lenzuolo di lino di colore giallino, tessuto a spina di pesce. Questo tipo di lavorazione esisteva già all’epoca di Gesù ed era molto costosa. Nel 1988 un campione prelevato dalla Sindone fu datato con il metodo del radiocarbonio. In base a questa analisi, la Sindone risalirebbe a un periodo compreso tra il 1260 e il 1390 d.C. Numerose obiezioni alla radiodatazione sono state mosse da vari scienziati, che ritengono insoddisfacenti le modalità dell’operazione di prelievo e l’attendibilità del metodo per tessuti che hanno subito vicissitudini come quelle della Sindone. Per verificare l’antichità di un tessuto esistono però anche altri metodi. L’Ing. Giulio Fanti, docente all’Università di Padova, ha sottoposto alcune fibre della reliquia a due datazioni chimiche, basate sulla spettroscopia vibrazionale, e a una datazione meccanica multiparametrica. Tutte e tre le datazioni risultano compatibili con la data del I secolo d.C.

Perché è possibile che sia stata conservata per Duemila anni?

La conservazione di una stoffa per secoli è possibile e in questo caso la prima comunità cristiana deve averla ritenuta una preziosa reliquia del Salvatore, nascondendola perché non andasse distrutta durante le persecuzioni. Il prezioso panno cominciò a essere esposto e copiato dagli artisti solo dopo la libertà di culto, concessa ai cristiani da Costantino nel 313. Conservato nei primi secoli a Edessa, nel sud-est dell’attuale Turchia, il venerato Lino fu portato a Costantinopoli nel 944. Da qui scomparve nel 1204 durante il saccheggio della quarta crociata per poi riapparire in Francia a metà del XIV secolo nelle mani di un crociato, la cui nipote lo diede ai Savoia nel 1453.

Come è possibile che una immagine umana sia rimasta così impressa su un lino? Quali sono gli elementi che ci dicono che non è una manipolazione?

L’immagine dell’Uomo della Sindone non è dovuta a sostanze applicate sul tessuto, ma all’ingiallimento delle fibrille superficiali della stoffa stessa. La colorazione giallina è il risultato di una disidratazione e ossidazione che penetra solo per 0,2 millesimi di millimetro. Queste osservazioni sperimentali escludono la possibilità che l’immagine possa essere stata prodotta con pigmenti, con metodi chimici o con il riscaldando del tessuto, perché in questi casi la colorazione si sarebbe diffusa in profondità nella stoffa. Le caratteristiche chimiche, la superficialità e l’assenza dell’immagine sotto le macchie di sangue hanno privilegiato l’ipotesi che una esplosione di luce potesse essere alla sua origine.

Tre indizi – si dice – fanno una prova: quali sono gli indizi che dalla Sindone ci riportano a Gesù?

La Sindone reca impressa l’immagine frontale e dorsale di un uomo che è stato flagellato, coronato di spine, crocifisso e trafitto da una lancia al costato dopo la morte, proprio come descritto nei Vangeli. Il breve tempo di permanenza del cadavere nel lenzuolo è testimoniato dall’assenza di segni di putrefazione. Per avere un decalco del sangue sulla stoffa come quello osservato sulla Sindone, il corpo deve essere stato a contatto con il lenzuolo per circa 36-40 ore. In questo tempo un ruolo importante deve essere stato svolto dalla fibrinolisi, che provoca il ridiscioglimento dei coaguli. Resta inspiegabile come il contatto tra corpo e lenzuolo si sia interrotto senza alterare i decalchi che si erano formati.

Dalla Sindone al Vangelo: visitare Torino durante l’ostensione è anche esperienza spirituale.

Senza dubbio trovarsi davanti alla Sindone e contemplare quell’immagine è un’esperienza spirituale indimenticabile, un prezioso arricchimento per la nostra fede.

Cosa sogna Lei per il futuro riguardo alla Sindone?

Mi auguro che vengano condotte nuove ricerche e che si diffonda sempre più la conoscenza degli studi già compiuti, che autenticano la reliquia come vero lenzuolo funebre di Gesù Cristo, facendoci meditare sulla sua Passione, Morte e Risurrezione.