Editoriali
La vera attesa è “masticare” le notizie
Dopo le parole pronunciate da Papa Francesco ai giornalisti della stampa estera, un manifesto per i settimanali diocesani.
“In un tempo in cui molti tendono a pregiudicare tutto e tutti, l’umiltà aiuta il giornalista a non farsi dominare dalla fretta, a cercare di fermarsi, di trovare il tempo necessario per capire”. Le parole che Papa Francesco ha pronunciato nell’incontro con i giornalisti della stampa estera sembrano proprio adatti a un settimanale diocesano. A molti il suggerimento di una sorta di tempo di riflessione sulla notizia può sembrare irrealizzabile, stretti come siamo da notizie che provengono da ogni dove, per molte vie, da diverse fonti. Eppure il Settimanale può essere proprio quello spazio che, nel tempo più dilatato della sua redazione, consente di “non farsi dominare dalla fretta”, di “masticare” la notizia. Sì, proprio di masticarla, proprio come il credente è chiamato a fare quando approccia alla parola di Dio, cercando di farla propria nella vita quotidiana. Il lavorio artigianale, di tacco e suola, ma anche di studio, esprime quell’esigenza di approfondimento connaturata ai giornali diocesani, a quelle esperienze di Settimanale o di periodico chiamate a testimoniare un nuovo stile, un nuovo modo di fare notizia. Così, la notizia stessa diventa occasione di umiltà. “Il giornalista umile – ha affermato ancora Papa Francesco – cerca di conoscere correttamente i fatti nella loro completezza prima di raccontarli e commentarli”. Il giornalista umile è quello che scava nell’humus, nella terra, per accogliere il senso vero della notizia, non cercandola a tutti i costi, ma verificandola. Solo così farà un servizio alla verità e meno rischierà di lasciarsi tentare dal fascino delle fake news. Il giornalista che scava nella terra trova quella chiave di lettura che non offende nessuno, e che, nonostante sia intesa nella sua profondità, neanche infanga, perché nella terra c’è l’essenza; non c’è né il giudizio gratuito, né quello lesivo. C’è il tempo per masticare, interiorizzare il fatto, cioè per non essere istintivi nel riportarlo. C’è, in una parola, il tempo necessario per purificare il linguaggio intingendo la penna nel cuore.