Chiesa
L’abbraccio della Chiesa alle famiglie in cammino
Nella scelta della famiglia, “Chiesa domestica”, con le sue sfide inedite e le sue grandi risorse, la Chiesa respira a pieni polmoni, per se stessa e per tutta l’umanità. Le parole chiave: da collegialità a sinodalità, da parresia ad ascolto, da misericordia a madre e discernimento. Appuntamento a ottobre per concludere un percorso originale di vita della Chiesa.
Il Sinodo continua… È ormai all’orizzonte la prossima tappa del processo sinodale sulla famiglia (4-25 ottobre). Un percorso originale che ha visto e vede, tuttora, strette in un ideale abbraccio tutte le componenti ecclesiali. Un abbraccio non solo sul tema – la famiglia – ma anche sul modo di essere Chiesa. Sono illuminanti, al riguardo, le parole del cardinale Raymundo Damasceno Assis, arcivescovo di Aparecida (Brasile), pronunciate a chiusura dell’assemblea sinodale del 2014: “La forma di vita della Chiesa, popolo di Dio peregrino, è proprio sinodale e anche la famiglia cristiana si può dire che è come un sinodo in piccolo. (…) Ancora c’è cammino da fare insieme…!”.
Ancora c’è Sinodo, potremmo dire, alludendo proprio all’etimologia del termine: cammino insieme, percorso solidale… Un cammino sulla famiglia e con la famiglia! Proprio perché questa non è semplicemente l’oggetto della discussione; al contrario, è il soggetto di questo “cammino”. La famiglia, dunque, è abbracciata e abbraccia la comunità ecclesiale tra il Sinodo straordinario dell’ottobre 2014 e il Sinodo ordinario del 2015. E nella scelta della famiglia, “Chiesa domestica”, con le sue sfide inedite e le grandi risorse, la Chiesa respira a pieni polmoni, per se stessa e per tutta l’umanità.
Chiarito lo sfondo sinodale, a poco meno di due mesi dall’inizio della prossima assemblea vale la pena volgere lo sguardo indietro per riannodare il filo del cammino fin qui compiuto. Ci sono alcune parole-chiave che hanno marcato la distanza e che possono aiutare a comprendere le grandi novità rispetto al passato. Senza alcuna pretesa di stilare un elenco completo e chiuso, proviamo a immaginare un breve “alfabeto” commentato.
Visto l’argomento, non possiamo non partire dalla S di Sinodalità e dalla C di Collegialità. Papa Francesco ha parlato spesso di sinodalità e di collegialità, immaginandole come una forma di vita nella Chiesa. Il Sinodo dei vescovi ritorna, allora, al suo significato originario: non un momento celebrativo di un consenso scontato, ma un’istituzione per la collegialità tra vescovi in una Chiesa sinodale. Collegialità e sinodalità si richiamano a vicenda: le due assemblee, tra il 2014 e il 2015, sono la sintesi perfetta della rinnovata vita ecclesiale voluta da Francesco.
Nel nostro “vocabolario” c’è poi la Q di Questionario. È stata questa la vera novità di tutto il percorso in atto. Trentotto domande per il Sinodo straordinario e quarantasei per quello ordinario, per permettere alle Chiese particolari di partecipare attivamente alla preparazione delle due tappe. Una forma di consultazione nuova, che ha riscosso enormi consensi, ma anche critiche. Di certo ha rappresentato un’importante occasione per un’analisi approfondita sulla situazione della famiglia e della pastorale per la famiglia. In questo modo, le due assemblee sono state integrate tra di loro, includendo i momenti celebrativi in Vaticano e il tempo intersinodale. Non è stato un passaggio qualunque, perché ha segnato una svolta sostanziale per il futuro.
Ed eccoci, quindi, alla P di Parresia e alla A di Ascolto. “Parlare con parresia e ascoltare con umiltà” sono gli “atteggiamenti di fratelli nel Signore” indicati da Papa Francesco ai padri sinodali all’inizio del Sinodo del 2014. Unire la parresia all’ascolto umile è una scelta di metodo e di campo. Parresìa è, infatti, parlare con franchezza. Non con l’arroganza del dire violento, strategico e strumentale. Ma con l’umiltà di chi sente il dovere di prendere la parola, per rendere giustizia a una verità che non è la sua, ma che ha toccato la sua vita. Per questo, nel discorso conclusivo dell’assemblea dello scorso ottobre, Francesco ha chiesto di evitare le opposte tentazioni dell’irrigidimento ostile e del buonismo distruttivo. E di aprirsi all’ascolto umile di ciò che dicono gli altri. È questa, ha spiegato ancora il Papa, la dinamica della sinodalità.
Scorrendo le altre lettere dell’“alfabeto”, troviamo la M di Misericordia e di Madre. La misericordia è un elemento centrale dell’esperienza personale e spirituale del Papa. E l’indizione del Giubileo straordinario lo conferma. Francesco si è reso conto che la misericordia è in grado di dare risposta al desiderio di salvezza che c’è nel cuore di ogni persona. Nessuna meraviglia, allora, se la Chiesa intende prendersi cura, con premura, di chi – soprattutto nella vita familiare – si trova in situazioni difficili e cariche di sofferenza. L’immagine di Chiesa che più piace al Papa è quella della madre, che non ha paura di mangiare con il figlio peccatore, vede i problemi e aiuta a guardarli nella luce del Vangelo.
A corollario delle varie lettere, c’è la D di Discernimento. È un metodo di lettura della storia e di progettazione pastorale. Il discernimento, spiegava Papa Francesco nell’intervista a “La Civiltà Cattolica”, “riscatta la necessaria ambiguità della vita e fa trovare i mezzi più opportuni, che non sempre s’identificano con ciò che sembra grande o forte”. Insomma, discernere è un’esigenza reale della comunità cristiana nella sua multiforme presenza nella società. Discernere, però, non per dividere, ma per camminare insieme… per fare Sinodo!