L’amore basta? I fidanzati a confronto

Mons. Francesco Nolè: siete gli architetti di un progetto 

Oltre 600 visualizzazioni, più di 150 partecipanti e oltre 1000 persone raggiunte durante la diretta dell’incontro annuale dei fidanzati con il Vescovo, mons. Francesco Nolè, promosso dall’Ufficio di Pastorale familiare, quest’anno per la prima volta on-line. Dietro i numeri, i volti rimasti invisibili di persone con le quali si spera si siano stabiliti reali contatti e raggiunte vere interazioni; è la speranza degli organizzatori e, in particolar modo dell’ospite, Francesca Squarcia, avvocato del Foro di Roma e del Tribunale apostolico della Rota Romana che ricopre da molti anni l’incarico di Patrono stabile presso il Tribunale di Prima Istanza del Vicariato di Roma. L’amore basta? Il titolo dell’evento e di un libro della Squarcia che offre ai fidanzati un percorso di discernimento che parte dalla conoscenza di sé e dell’altro per arrivare a porre basi solide di un progetto di coppia che, come sottolinea l’Avvocato, è già dato da Dio agli sposi e possiede un nucleo essenziale irrinunciabile: l’indissolubilità, la fedeltà, l’apertura alla vita. “È come un tripode – ha aggiunto mons. Nolè – questi i tre pilastri ma, per il resto, siete voi, fidanzati, gli architetti del progetto”.La preoccupazione di realizzare un buon progetto di coppia è risultata prioritaria nelle domande dei fidanzati: “Il progetto di Dio si disvela non senza la fatica di un attento discernimento, di una riflessione aperta e sincera, scevra da egoismi e paure. È difficile conoscerlo tutto istantaneamente, nell’insieme. Rimanere in ascolto di Dio anche attraverso gli eventi della vita e coltivare la predisposizione al cambiamento, al lasciarsi condurre da Dio; poiché tutti noi entriamo nella vita di coppia con un progetto di vita definito, magari grandissimo, che poi però si scontra con la realtà, con le difficoltà; per cui è importante essere docili alla vita così come viene, essere pronti a elaborare il progetto in corso d’opera, a rimettersi in gioco, a cadere e rialzarsi. È in questo processo dinamico che si manifesta il progetto di Dio” ha risposto la Squarcia.“Dalle domande ascoltate emerge la voglia di crescere, di capire. I giovani devono sapere che dopo pochi mesi o anni arrivano le ferite. Qualche volte lievi, un graffio, altre volte pesanti. C’è chi va dal medico e chi va direttamente all’obitorio, cioè fa il funerale del matrimonio. Non è questa la strada. Se sono ferito vado da chi mi può guarire, non da chi fa morire ciò che mi è stato donato, l’amore coniugale, pensato e voluto da Dio. Prendere coscienza di questo significa non deviare, farsi curare: la prima cura è Lui”, ha concluso mons. Nolè.