Editoriali
L’annuncio del bollettino del Covid19 e l’annunciazione a Maria: il male non viene da Dio
Ogni pomeriggio attendiamo le comunicazioni sull'andamento del contagio, intanto celebriamo un annuncio che ha cambiato la storia per sempre.
C’è un annuncio, di nome bollettino, che gli italiani aspettano – nolenti – ogni sera. E’ quello della Protezione civile nazionale, che rende noto il numero dei contagi e l’andamento del virus. E c’è l’annunciazione, che oggi la Chiesa celebra, che rende noto un’altra volta ancora che nel grembo di Maria si è incarnato il Figlio di Dio. Non si tratta di trascurare l’uno per l’altro, nè di gerarchizzare le due situazioni, quanto di intrecciarle, pur nella loro diversità. Ho letto con piacere quanto scritto questa mattina da don Giuseppe Satriano, arcivescovo di Rossano:
“Qualcuno, in maniera terroristica, ha evocato, in questi giorni, la punizione divina su una umanità peccatrice. Tinte oscure e fuorvianti che rischiano di annebbiare ancor più la nostra poca fede e gettare nello smarrimento tante persone semplici”.
Il tema sarebbe ben ampio, perché richiederebbe di scavare dentro la storia del pensiero filosofico e teologico, fino a porsi la domanda: “si Deus est, unde malum?”. Sì, perché la tentazione, in questo tempo di prova, è quella di annunciare noi un dio diverso. Il rischio è quello di dare a Dio la patente del malvagio, di dirlo colpevole di un numero clamoroso di morti. Ci viene in soccorso la speranza del Vangelo, la fede dei Padri, la teorica e la pratica dei santi, con quella certezza inviolabile che Dio non vuole il male, perché è bontà infinita; che l’annuncio corretto non è: “Dio è il virus che uccide”, ma “Dio è in tutti quelli che perdono la vita, che soffrono, che sperano”. Anzi, in tutti quelli che stentano a sperare e credere.
Per questo mons. Satriano può dire:
“La fede ci fa cogliere quella voce che rincuora e che il Signore rivolge al vento della paura che sferza i nostri cuori”.
Questa è la novità dell’annunciazione a Maria. Riconoscere che il Dio di Gesù Cristo non è un dio dell’Olimpo distruttore, nè un rombante e tremendo flagello, ma un bambino nel grembo; un cuoricino pulsante nella mangiatoia, un figlio. Gesù che si incarna è l’annuncio di una novità che fa sperare per l’oggi e il domani. Perché l’annunciazione a Maria ha cambiato per sempre la storia dell’umanità, declinandola nel senso dell’amore.