L’arte campanaria italiana diventa patrimonio immateriale Unesco

La XIX sessione del Comitato Intergovernativo della Convenzione per la Salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale, che si è tenuta dal 2 al 7 dicembre ad Asunción in Paraguay, ha ufficialmente iscritto l’arte campanaria italiana tra i beni immateriali dell’Unesco. L’Italia, tramite il Ministero della Cultura, aveva presentato la richiesta ad aprile scorso a Parigi. Un riconoscimento importante, che arriva a distanza di due anni dal medesimo titolo ottenuto dalla Spagna. Il Belpaese vanta la presenza sul suo territorio di mille campanili, a testimonianza del vasto patrimonio culturale di cui gli italiani possono essere orgogliosi. Il suono delle campane è un segno di libertà religiosa, che ricorda l’inizio della celebrazione eucaristica, l’ora della preghiera, l’avvio di un festeggiamento, l’annuncio di una nascita o di un evento drammatico. Le campane chiamano a raccolta la comunità, che si reca nell’edificio di culto per rendere onore a Dio, sono simboli di aggregazione e rappresentano un bene che nessuno potrà mai cancellare. “Voglio dedicare questo riconoscimento alle nuove generazioni, affinché possano continuare a preservare l’arte tradizionale dei campanari. Quel suono che proviene da migliaia di campanili sparsi in borghi e comuni di tutta Italia, tocca la nostra anima. È il famoso ‘suono della domenica’, evocato da Zucchero in una sua splendida canzone, che scandisce da sempre i nostri giorni di festa”, questo il commento del Sottosegretario di Stato alla Cultura, Gianmarco Mazzi. Ad Agnone, in Molise, c’è la più antica fonderia di campane al mondo, attiva fin dal secolo mille: la Fonderia Marinelli. Ha recentemente fuso la campana per il Giubileo della Speranza. Il suo suono riecheggerà a partire dal 24 dicembre, in concomitanza con l’apertura della Porta Santa. Per l’occasione si terrà anche un concerto.